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Il diabetico, un paziente cardiovascolare da saper curare oggi
Il gruppo di lavoro multidisciplinare per il diabete, in accordo con AMD e
SID, ha elaborato un PDTA (percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale)
CVM (cardiovasculometabolico) semplice e chiaro in grado di riassumere i percorsi
diagnostici, gli obiettivi terapeutici e le strategie di cura della persona a rischio
CVM, creando una sintesi delle diverse linee guida.
Il PDTA CVM vuole essere uno
strumento utile per la gestione clinica da parte di chi eroga prestazioni sanitarie
al fine di rispondere ai bisogni complessi di salute del diabetico e di migliorare
la qualità dei servizi sanitari offerti alla popolazione attraverso l'ottimizzazione
della sequenza di applicazione delle procedure diagnostiche e terapeutiche - spesso
interdisciplinari, basate sulle prove (EBM) - la promozione della continuità assistenziale
e l'integrazione fra gli operatori sanitari.
Inoltre, il PDTA CVM potrebbe rivelarsi
uno strumento efficace per ridurre la variabilità degli interventi diagnostici-terapeutici
sia sul singolo paziente (ruolo medico) sia sulla popolazione (ruolo gestionale).
Il PDTA CVM sviluppato dal gruppo di lavoro multidisciplinare si presenta come un
algoritmo schematico composto da tre livelli a seconda del paziente preso in considerazione:
Nei soggetti sani si suggeriscono delle norme igienico-dietetiche (life
style,dietoterapia, astensione
dal fumo; parimenti nei soggetti non sani sono suggerite
le modifiche di stile di vita, astensione dal fumo, attività fisica (30 minuti di
marcia energica almeno 4 volte la settimana) e una dieta normosodica (<3 g/die),
con ridotto uso di grassi di origine animale, elevato contenuto di frutta, di verdura
e di grassi insaturi.
Invece, nel caso in cui il soggetto presentasse familiarità
per eventi CV precoci
o pressione arteriosa elevata (sistolica >140 e/o diastolica a 90 mmHg) o indice
di massa corporea >25 kg/m2 (cfr obesità) con
età >45 anni si procede agli accertamenti e agli interventi terapeutici previsti
nel 2° livello.
Il primo step del 2° livello, consigliato per un soggetto con almeno
un fattore di rischio cardiovascolare, prevede l'esecuzione di una serie di
accertamenti
diagnostici:
glicemia a digiuno, colesterolo totale, colesterolo-LDL,
colesterolo-HDL, trigliceridemia, creatininemia, emoglobina, ematocrito ed esame
delle urine.
Qualora queste indagini diagnostiche non dovessero risultare normali, si consigliano ulteriori
accertamenti di secondo livello:
valutazione ultrasonografìca
carotidea, indice pressorio caviglia/braccio, ecocardiogramma, curva da carico di
glucosio, monitoraggio della pressione arteriosa delle 24 ore e ECG da sforzo.
Gli interventi terapeutici previsti nel 2° livello, in assenza di
diabete mellito e/o eventi cardiovascolari, sono focalizzati
sul trattamento dell'ipertensione
arteriosa e della dislipidemia, due dei fattori di rischio CVM clinicamente
più rilevanti. Per la scelta del farmaco anti-ipertensivo il gruppo di lavoro multidisciplinare
ha adottato i criteri elaborati dalle linee guida dell'European Society of Hypertension
( ESH) dell'European
Society of Cardiology (ESC) (ESH/ESC) (11) che raccomandano la classe di farmaco
in base alla presenza di danno d'organo, di eventi patologici o di condizioni specifiche.
In caso di danno d'organo subclinico si suggerisce l'impiego di: ACE-inibitori (ACE-i), sartani o calcio-antagonisti (CA) in caso di accertata
ipertrofia ventricolare
sinistra;
ACE-inibitori o calcio-antagonisti in caso di aterosclerosi asintomatica; ACE-inibitori o sartani in caso di accertata microalbuminuria; ACE-inibitori o sartani
in caso di danno. In caso di eventi patologici si consiglia l'uso di: qualsiasi
terapia anti-ipertensiva efficace in caso di pregresso ictus; beta-bloccanti (BB),
ACE-inibitori o sartani in caso di pregresso infarto acuto del miocardio (IMA);
beta-bloccanti e calcio-antagonisti in caso di angina pectoris; diuretici,
ACE-inibitori, sartani, beta-bloccanti e anti-aldosteronici in caso di scompenso
cardiaco; sartani o ACE-inibitori in caso di fibrillazione atriale parossistica;
beta-bloccanti e calcio-antagonisti non diidropiridinici in caso di fibrillazione
atriale permanente; ACE-inibitori, sartani e diuretici d'ansa in caso di insufficienza
renale/proteinuria.
Quando ci sono condizioni specifiche si raccomanda l'impiego
di: diuretici e calcio-antagonisti in caso di ipertensione sistolica isolata
(anziano);
ACE-inibitori, sartani e calcio-antagonisti in caso di sindrome metabolica;
ACE-inibitori
o sartani in caso di diabete mellito; calcio-antagonisti, metildopa e beta-bloccanti
in caso di gravidanza; diuretici e calcio-antagonisti nei soggetti di razza
nera. è comunque evidenziato che l'obiettivo della terapia anti-ipertensiva
è quello di raggiungere e mantenere i livelli target di pressione sistolica e diastolica
e che dopo un follow-up di 6 settimane sia da prendere in considerazione una terapia
di associazione qualora i valori pressori non fossero a target.
Per quanto concerne la terapia delle dislipidemie il gruppo di lavoro multidisciplinare
suggerisce l'uso di statine, con l'obiettivo di ottenere i seguenti valori target
di colesterolo-LDL: <130 mg/dl qualora non vi sia una storia di cardiopatia ischemica
o di diabete; <100 mg/dl in caso di storia positiva di cardiopatia ischemica o di
diabete; <70-55 mg/dl in caso di storia positiva di cardiopatia ischemica
e diabete. La terapia con statine dovrà comunque tenere
conto della valutazione dose/beneficio e del rischio globale. A tal scopo viene
proposto nella Tabella B un diagramma, utile per individuare il farmaco più appropriato,
in cui sono riportate le riduzioni attese di colesterolo-LDL in base al tipo di
statina e al dosaggio.
E' comunque evidenziato che l'obiettivo della terapia con
statine è quello di raggiungere e mantenere i livelli target di colesterolo-LDL
e che dopo un follow-up di 6 settimane sia da prendere in considerazione una terapia
di associazione con ezetimibe qualora i valori di colesterolo-LDL non fossero a
target o una terapia di associazione con acido nicotinico/laropiprant o fibrato
qualora i valori di colesterolo-LDL, colesterolo-HDL e/o trigliceridi non fossero
a target. Una volta scelto il livello di partenza, il PDTA CVM si compone di box
contenenti accertamenti diagnostici o interventi terapeutici. Partendo dal 1° livello,
soggetto sano, vengono esaminati i fattori di rischio CVM: tabagismo, attività
fisica o abitudini alimentari corrette. In caso di comportamenti aberranti, si raccomanda
di aggiungere una terapia antiaggregante: se è presente un precedente evento
cardiovascolare (infarto o ictus) si consiglia di utilizzare aspirina e/o clopidogrel;
se è presente fibrillazione atriale si suggerisce di impiegare aspirina o
anticoagulanti oralia seconda del grado di rischio (CHDS2
score). Il primo step del 3° livello, consigliato per soggetto affetto da
diabete mellito, prevede l'esecuzione di una serie di
accertamenti diagnostici di 3° livello descritti nel Box 5, previo invio al team diabetologico per inquadramento diagnostico/terapeutico e successiva gestione integrata
con il medico di medicina generale (MMG).
Gli accertamenti diagnostici includono la visita oculistica ed il controllo
del fundus oculi perretinopatia
diabetica, questionario per
neuropatiaed esame con monofilamento
seguiti da prove autonomiche ed elettromiografia in caso di esito patologico,
l'ispezione piede eindice pressorio caviglia/braccio, le domande di screening della disfunzione
erettile, ecoDoppler dei tronchi sovra-aortici (TSA) e dosaggio dell'albuminuria.
Gli interventi terapeutici multi-step previsti nel 3° livello sono riportati qui e hanno come obiettivo il raggiungimento e il mantenimento di un valore di
emoglobina glicata (HbAlc) <7%:
- nel 1° step si raccomandano l'intervento
sullo stile di vita per 3 mesi e il conseguimento dei valori target sia per la pressione
arteriosa sia per il colesterolo-LDL;
- nel 2° step si suggerisce in caso di mancato
raggiungimento di HbAlc <7% l'uso della metformina con un dosaggio giornaliero
di almeno 2 g;
- nel 3° step si consiglia in caso di mancato raggiungimento di HbAlc
<7% l'uso di metformina (almeno 2 g/die) associata a agonisti del recettore del
glucagon-like peptide
(GLP)-l o SGLT2 i;
- nel 4° step si raccomanda in caso di mancato
raggiungimento di HbAlc <7°/o l'uso di metformina (almeno 2 g die) associata
a insulina (prescrivibile anche alla diagnosi nel caso di grave scompenso, ma
sempre con l'obiettivo di impiegare insulinoterapia solo se necessario, senza
iperinsulinizzare)
Il gruppo di lavoro multidisciplinare
sottolinea comunque l'importanza, alla fine del percorso diagnostico, della stima
del rischio cardiovascolare globale in accordo con le carte del rischio del
Progetto Cuore.