Essa si avvale del test da sforzo, cioè la prova da sforzo - (ECG STRESS TEST EXERCISE)
Diagnosi di cardiopatia ischemica
Valutazione dei disturbi del ritmo (aritmie)
Valutazione di ipertensione da sforzo
La prova da sforzo ECG deve essere seguita dal cardiologo che cerca i segni che non si vedono a riposo; in altri termini si vuol sapere come si comporta il cuore se è messo sotto sforzo. Infatti questo organo, che può anche funzionare bene in condizioni basali di riposo, se è sano funzionerà bene anche se sarà messo sotto sforzo; se non è sano, o comunque ha dei problemi, che non risultano a riposo, sarà la condizione di sforzo a rivelarli. Questo significa che, quando si fa una prova da sforzo, bisogna seguire l'attività sempre maggiore del cuore e di tutto l'apparato cardiovascolare, per vedere come tutto si comporta via via che procede lo sforzo.
I rilievi di laboratorio sono, in genere di 4 tipi:
1 - Sopralivellamento o sottolivellamento del tratto ST dell'ECG, che in genere
sono significato di ischemia;
2 - Modificazioni della pressione arteriosa, che potrebbe salire troppo, o
salire troppo poco, segni questi di non buona funzione dell'apparato
cardiovascolare;
3 - Disturbi del sistema di conduzione del cuore, con comparsa di extrasistoli o
blocchi di branca, destro o sinistro.
4- Modificazioni nella fase di recupero, cioè modificazioni del tracciato, o
altro, che si evidenziano dopo l'interruzione dello sforzo, e che possono essere
variazioni di tracciato ECG (extrasistoli!), di pressione arteriosa o di sintomi
vari.
Questi reperti possono essere, o non essere, correlati a dolore toracico, che può insorgere durante la prova, ma che può anche essere assente, pur essendoci, magari, dei problemi. Tipico è il caso dei diabetici (rischio cardiovascolare e diabete), che per il 70% dei casi, non hanno dolore anche in presenza di malattia coronarica. Da tutto questo consegue che, appena si comincia una prova da sforzo dell'apparato cardiovascolare, e cominciano a verificarsi delle variazioni nell'apparato cardiovascolare stesso, l'esaminatore deve, secondo per secondo, essere informato di quello che succede via via che lo sforzo progredisce. La prova si chiama, appunto per questo, prova da sforzo "elettrocardiografica". Occorrono quindi degli strumenti, collegati al paziente, che ci facciano vedere queste variazioni ; perchè, se si verifica qualche cosa di irregolare, possiamo fermare la prova per non far correre rischi al paziente. In altri termini, durante una prova da sforzo ECG, il paziente deve essere monitorizzato. "To monitor", in inglese, significa "esaminare, controllare", e "monitor" significa "dispositivo di controllo".
Questo concetto introduce l'utilizzazione di criteri di interruzione della prova, che sono ben codificati. Osservare questi criteri e adottarli significa ridurre il rischio della prova da sforzo.
Grave affaticamento e dispnea
Atassia (segno di ischemia cerebrale)
Dolore toracico tipico e importante
Sottolivellamento molto marcato del tratto ST dell'ECG
Sopralivellamento molto marcato del tratto ST dell'ECG
Comparsa di tachicardia ventricolare
Comparsa di tachicardia sopraventricolare
Progressivo calo della pressione arteriosa
Aumento eccessivo della pressione arteriosa
Diminuizione della frequenza cardiaca
Problemi tecnici di funzionamento degli strumenti
In presenza di più fattori di rischio è indicato eseguire un ECG dopo il 40° anno d'età anche se il paziente non accusa disturbi.
E' controindicata l'esecuzione dell'esame in caso di:
angina pectoris instabile e infarto miocardico recente (entro le prime 2 settimane)
endo/miocardite/pericardite
scompenso cardiaco manifesto (reperto radiologico recente)
vizi cardiaci clinicamente manifesti (specialmente stenosi dell'aorta e cardiomiopatia ostruttiva ipertrofica)
aneurisma cardiaco o aneurisma dell'aorta
ipertensione arteriosa grave (diastolica > 115 mmHg), ipertensione polmonare grave
gravi disturbi del ritmo cardiaco, non controllati
gravi malattie generali, infezioni febbrili, flebotrombosi, embolia polmonare
cautela in caso di QT lungo (aumentato pericolo di fibrillazione ventricolare).
visita: Un Medico per Tutti
-sotto- o sopra- slivellamento ST ischemico o
angina pectoris
(somministrazione di nitroglicerina), vertigini
-aumento o gravi disturbi del ritmo, insorgenza di un blocco di branca o di un
blocco AV o SA > I° grado
-ipotensione o mancanza di aumento pressorio sistolico (segno di insufficienza
ventricolare sinistra)
-aumento pressorio > 240 mmHg sistolica/120 mmHg diastolica
-assenza di aumento della frequenza (possibile indicazione di "sick sinus")
-affaticamento muscolare
-raggiungimento della frequenza cardiaca massimale (220-età); comunque è
auspicabile ottenere la frequenza cardiaca submassimale (200-età).
Anche se oggi non è più accettata come tecnica strumentale per la diagnosi di cardiopatia ischemica, tuttavia l'indagine holter ecg può orientare e rilevare slivellamenti ST ischemici (e disturbi del ritmo) in condizioni di sforzi quotidiani normali (lavoro ~ tempo libero - riposo notturno); importante anche per la diagnosi di attacchi notturni di angina pectoris e di ischemie silenti.
- sforzo indotto con ergometro
-sforzo indotto da farmaci, ad es. dipiridamolo (antidoto: teofillina) dobutamina o arbutamina (antidoto: beta-bloccanti)
L'esame serve per documentare disturbi della motilità parietale sistolica quale conseguenza di una ischemia miocardica indotta dallo sforzo. Sensibilità e specificità sino al 90% (dipende dall'esperienza dell'operatore). Nei disturbi della motilità parietale la capacità di valutazione da parte dell'ecocardiografia da sforzo è limitata dall'essere a riposo (ad es. dopo un infarto).
Scintigrafia di perfusione miocardica e tomografia computerizza a emissione di singolo fotone (SPECT) con tallio` o altri radiodiagnostici. Con la tecnica SPECT la sensibilità e la specificità giungono al 90%
perdita irreversibile di attività nelle aree miocardiche cicatrizzate
diminuzione reversibile dell'attività nelle aree miocardiche ischemiche sotto sforzo ergometrico.
valutazione del movimento parietale ventricolare
sinistro
valutazione della capacità di pompa del ventricolo sinistro: si riconosce
precomente la diminuità funzionalità di pompa in base ad una diminuizione di
eiezione sotto sforzo ergometrico.
Con la PET si ottiene una visualizzazione della funzione metabolica del
miocardio distinguendo nettamente tra cicatrici da infarto e miocardio acinetico
ma ancora vitale a perfusione minima (=miocardio "ibernato"). Con la PET è
possibile prognosticare in che misura determinate aree del miocardio acinetiche
ma ancora vitali possono riprendere la loro funzione contrattile dopo misure di
rivascolarizzazione.
(cfr il trattamento dell'infarto)
Si tratta di una tecnica che al tempo stesso consente di porre diagnosi di ischemia miocardica e di attuare degli interventi di ripristino del circolo sanguigno. La tecnica più usata è quella di Judkins, cioè si procede dall'arteria femorale, fino a raggiungere il ramo dell'iliaca, l'aorta addominale, e l'aorta toracica, penetrando infine nelle coronarie. Successivamente, attraverso apposite punte, verrà introdotto all'interno delle coronarie un liquido radio-opaco (mezzo di contrasto) in modo da poterle visualizzare su uno schermo attraverso una radiografia dinamica. Nel momento di iniezione del mezzo di contrasto, il paziente può avvertire un senso di calore, che non ha alcun significato avverso e che di solito cessa dopo pochi secondi. La durata dell'esame è di circa 30 minuti, e al termine viene applicata sulla sede di inserzione del catetere una medicazione compressiva che serve ad evitare la formazione di un ematoma e che deve essere mantenuta in sede per circa 24 ore, per permettere la perfetta chiusura del punto di inserzione del catetere.
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