Ossigenoterapia

appunti del dott. Claudio Italiano 

 

Generalità   L’aria è una miscela composta da azoto, un gas inerte, per il 78%,  ossigeno per 20,95% ed anidride carbonica per l’1%. Le concentrazioni di ossigeno dell’aria che respiriamo, pur se così basse, sono sufficienti a garantire l’ossigenazione del sangue nelle persone sane, in quelle cioè che presentano un’ottima salute degli apparati:
a) Circolatorio
b) Ematico
c) Respiratorio

 

  Infatti se la pompa cardiaca consente l’attuazione di un buon circolo ematico ed il sangue scorre regolarmente nei vasi e capillari dei tessuti, se il tasso di emoglobina è adeguato e non vi sono condizioni di anemizzazione (cfr anemie), se, infine, il polmone ventila ed è perfuso, allora sussistono tutte le condizioni affinchè l’organismo possa impiegare nella combustione del glucoso, e dunque, per i suoi metabolismi, la giusta quota di ossigeno.   Le condizioni fisiologiche, ora descritte, viceversa, si modificano quando subentrano delle patologie tali che sono causa di uno squilibrio nell’apporto adeguato di ossigeno ai tessuti. In condizioni normali (soggetto che respira normalmente in aria ambiente) la FiO2 è 0.21 e la quota di O2 presente nel sangue in forma disciolta è circa il 2%, tale valore può salire all’8% con una maschera di Venturimiscela inspiratoria con FiO2 pari a 1.00. Se occorre un ulteriore apporto di ossigeno, per esempio in  corso di avvelenamento da CO (monossido di carbonio), si ricorre all’ossigeno iperbarico (cfr camera iperbarica 2). Lo scopo dell’ossigenoterapia, pertanto, è quello di provvedere ad un adeguata concentrazione di ossigeno nel sangue, con conseguente riduzione dell’impegno respiratorio e dello stress del miocardio, che stante la sua notevole domanda di ossigeno, potrebbe facilmente andare incontro ad ipossia e dunque a fatti ischemici (cfr cardiopatia ischemica). Per esempio, nel paziente acuto, occorre prevenire l’ipossia tissutale, condizione questa che si verifica, appunto, in caso di squilibrio tra il trasporto di O2 e il consumo di O2. L'ossigenoterapia è, dunque, la somministrazione di ossigeno a concentrazioni più alte di quelle presenti nell’ambiente atmosferico affinchè si modifichi il contenuto arterioso di O2 (CaO2) modificando la PaO2. Il trasporto di ossigeno ai tessuti dipende da fattori come la gittata cardiaca, il contenuto di ossigeno a livello arterioso, la concentrazione di emoglobina e le richieste metaboliche, questi fattori sono da tenere in considerazione quando si somministra ossigenoterapia. Il fondamento su cui si basa l’O2 terapia è l’aumento del gradiente di pressione di O2 attraverso la membrana alveolo-capillare. Per questo motivo in corso di O2 terapia vengono somministrate miscele gassose con concentrazione di O2 variabile (FiO2). Una volta che l’emoglobina è stata completamente saturata ulteriori aumenti di FiO2 incrementano la quantità di O2 disciolto nel sangue.

Indicazioni della ossigenoterapia

Si impiega nella “ipossiemia”, cioè, quando la si determina una diminuzione parziale dell’02 nel sangue arterioso. Questa condizione si può manifestare in acuto, per esempio,  con cambiamenti dello stato di vigilanza del SNC; esempio ictus cerebri, con la dispnea improvvisa con inadeguata ventilazione e/o perfusione, per esempio per fatti di embolia polmonare, con aumento della pressione arteriosa o cambiamenti nella frequenza cardiaca, scompenso cardiaco, nelle Broncopneumopatie croniche ostruttive, stato di male asmatico, malattie neuromuscolari

In particolare:
 

- BPCO
- INTERSTIZIOPATIE
- FIBROSI CISTICA
- SINDROME DELLE APNEE NOTTURNE
- ANEMIZZAZIONI ACUTE
-INTOSSICAZIONI DA CO
- AVVELENAMENTO DA CIANURO
 

Vantaggio dell’ossigenoterapia.

- MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI CLINICHE GENERALI
- DIMINUZIONE FREQUENZA NEGLI ATTI DEL RESPIRO E DISPNEA
- RIDUZIONE LAVORO CARDIACO
- RIDUZIONE POLIGLOBULIA (A LUNGO TERMINE)
- RIDUZIONE PRESSIONE ARTERIOSA POLMONARE
- AUMENTO TOLLERANZA ALLO SFORZO FISICO
- MIGLIORAMENTO DEL SONNO
- MIGLIORAMENTO TEST INTELLETTIVI E ATTIVITA’ NEUROPSICHICA
- RIDUZIONE GIORNATE DI RICOVERO OSPEDALIERO
- AUMENTO SOPRAVVIVENZA
- MIGLIORAMENTO QUALITA’ DI VITA
 

SISTEMI DI SOMMINISTRAZIONE DELL’OSSIGENO

I sistemi che consentono l’ossigenoterapia al paziente non intubato, al paziente cioè che non è stato collegato ad una macchina nell’ambito di una divisione di rianimazione detta “ventilatore meccanico”. In base all’influsso di aria ambiente nel sistema e alla presenza di serbatoi inspiratori i vari sistemi vengono divisi in due grossi gruppi:
1) apparati a basso flusso;
2) apparati ad alto flusso;
L’ossigeno è condotto al letto del paziente tramite un attacco a bocchettone ed un dispositivo chiamato flussometro  che consente di dosare la velocità di flusso dell’ossigeno da 0 a 15 litri/min., con in più un bicchiere attraverso il quale l’ossigeno gorgoglia e si arricchisce di umidità. Segue, poi, il tubo di raccordo in polietilene ed il sistema finale a “cannula o occhiali” ed a “maschera”, provvista o meno di un pallone di riserva, allo scopo di risparmiare gas.

Apparati a basso flusso

Sono in genere le cannule nasali e le maschere semplici. Le cannule nasali presentano una capacità di FiO2 massima erogabile compresa fra 0.24 e 0.44 e il flusso massimo è di circa 6 l/min. Se si utilizzano flussi superiori ai 4 l/min è necessario umidificare l’aria per evitare l’essiccamento della mucosa nasale. Questa metodica ha il vantaggio di essere ben tollerata dal paziente e di consentire l’alimentazione. Le maschere semplici danno una capacità di FiO2 massima erogabile è compresa fra 0.40 e 0.60, cioè arrischiscono fino a 3 volte l’aria respirata in ossigeno, quando il flusso di O2 deve essere fra 5 e 8 l/min. Le maschere sono dotate di aperture laterali per evitare il rebreathing e per garantire l’influsso di aria ambiente. Con questo metodo è sempre necessario umidificare l’aria inspirata;le maschere a ricircolo parziale sono dotate, invece, di un sacchetto (reservoir) che deve rimanere gonfio in tutti e due gli atti respiratori, possono essere somministrate concentrazioni più alte di ossigeno, perchè, sia il sacchetto che la maschera fungono da riserva di ossigeno. Tra i sistemi ad alto flusso ricordiamo la famosa “maschera di Venturi. Maschera di venturi: è il metodo più usato ed affidabile per erogare concentrazioni precise di ossigeno attraverso un metodo non invasivo. La maschera è costruita in modo da permettere che un flusso costante di aria ambiente sia mescolato con un flusso predefinito di ossigeno. È usato principalmente in individui con BPCO, perché è in grado di erogare bassi livelli di ossigeno supplementare, evitando così di somministrare lo stimolo ipossico. La maschera di Venturi utilizza dei dispositivi che cambiano in base alla concentrazione e ai litri di ossigeno che bisogna somministrare, sono facilmente distinguibile attraverso i colori:
 

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