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Il paziente emorragico e l'Emostasi

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  4. Il paziente emorragico e l'Emostasi
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  8. Il processo della fibrinolisi
  9. Il processo della coagulazione
  10. Alterazioni della coagulazione
  11. Processo coagulazione, i test
  12. Terapia con anticoagulanti orali
  13. Il paziente ematologico

appunti del dott. Claudio Italiano

Malattie emorragiche

Può essere difficile, per il paziente, riconoscere un sanguinamento normale da uno patologico. E' il medico, pertanto, che deve giudicare se il paziente ha problemi emorragici, avvalendosi delle risposte date dal paziente a domande ben circostanziate, volte a indagare se il paziente sanguina o eccessivamente in seguito a traumi o interventi chirurgici, o se le emorragie si verificano spontaneamente.

Particolare attenzione va prestata alla distribuzione e all'estensione delle manifestazioni emorragiche, poiché è improbabile che, in presenza di un difetto congenito o acquisito dell'emostasi, la sede dell'emorragia sia unica. Gli interventi di chirurgia maggiore sono da considerarsi il test migliore per valutare la normalità del sistema emostatico del paziente.
In assenza di anamnesi positiva per interventi chirurgici, buone informazioni si possono ottenere anche dall'esito interventi di chirurgia minore, quali tonsillectomia, operazioni dentarie, circoncisione. E' importante conoscere i dettagli di eventuali complicanze emorragiche: tempo di insorgenza rispetto all'intervento, durata del sanguinamento, necessità di trasfusioni di emocomponenti e risposta a eventuali interventi terapeutici. Per quanto riguarda il tempo di insorgenza, le emorragie causate da difetti della fase vasopiastrinica dell'emostasi insorgono precocemente, mentre quelle causate da difetti della coagulazione o della fibrinolisi insorgono tardivamente, anche a parecchie ore di distanza dall'intervento. Anche il tipo di sanguinamento può permettere di orientare la diagnosi. Le emorragie nelle sedi mucose sono prevalentemente dovute a difetti della fase vasopiastrinica dell' emostasi. Quelle nelle sedi muscolari (ematomi) e articolari (emartri) sono dovute a difetti della fase secondaria, della coagulazione e della fibrinolisi.
Da diversi anni si è cercato di rendere il più possibile uniforme  la raccolta della storia emorragica nell' anamesi dei pazienti, mediante l'utilizzo di questionari dettagliati.

Inoltre, per poter analizzare la gravità della storia emorragica dei pazienti, si è attribuito un punteggio progressivo alla descrizione dell'emorragia localizzata nei diversi distretti corporei. La somma dei punteggi ottenuti in ciascuna delle undici sedi di emorragia considerate costituisce il grado  globale di gravità della storia emorragica indicata con il termine bleeding severity score  Per ora questo sistema è stato valutato prospetticamente in una popolazione europea di pazienti con malattia di von Willebrand (VWD, von Willebrand Disease) tipo 1 (si veda oltre), ma il sistema può essere applicato in linea di principio a tutti i pazienti affetti da sindromi emorragiche congenite e acquisite.
Di fondamentale importanza per l'identificazione della causa della sindrome emorragica sono anche l'anamnesi farmacologica e quella familiare. Per quanto riguarda la prima, infatti, molti farmaci possono interferire con l'emostasi; la seconda può essere caratteristica e in questi casi è utile costruire un albero genealogico, con cui stabilire il tipo di trasmissione ereditaria, autosomica dominante o recessiva (si veda oltre, Malattia di von Willebrand) oppure eterosomica legata al sesso ( Emofilie A e B).

Lesioni emorragiche elementari

Si descrivono appresso le varie lesioni cutanee correlate con patologie emorragiche:

Porpora Colorazione della pelle e delle membrane mucose dovuta a uno stravaso emorragico intra- e sottocutaneo; di solito non cambia colore dopo pressione esterna
Petecchia Termine più specifico riferito a macchie purpuriche piccole (< 3 mm); sono ben definite e ben marginate e di solito sono dovute ad alterazioni vascolari o piastriniche
Ecchimosi Aree purpuriche più ampie (> 3 mm) con margini confluenti irregolari; sono di solito dovute ad alterazioni della coagulazione
Eritema Semplice arrossamento della pelle causato da un aumento del flusso ematico; poiché il sangue rimane intravascolare, la colorazione diviene più chiara dopo pressione esterna
Teleangectasie Piccole masse di capillari (1-2 mm) ben definite che diventano più chiare dopo pressione esterna
Ematoma Massa palpabile di sangue extravascolare > 1 cm che di solito si sviluppa tra diversi piani tissutali
Vasculite necrotizzante Termine generico con cui viene descritta una lesione cutanea dovuta essenzialmente a una compromissione della microcircolazione del derma; di solito la colorazione è grigio-nerastra

Esame obiettivo del paziente emorragico

Il tipo e l'entità della manifestazione emorragica in atto permettono di riconoscere patologie che si accompagnano a difetti congeniti e acquisiti dell'emostasi. Nel caso di manifestazioni emorragiche successive a difetti complessi, un accurato esame obiettivo dell'addome (epatosplenomegalia, dolorabilità provocata in regione renale) permette di associare gli eventi emorragici a malattie sistemiche quali l'epatopatia cronica, l'insufficienza renale cronica, le leucemie e le sindromi mieloproliferative. Sono però soprattutto le manifestazioni emorragiche a livello cutaneo a poter orientare i l medico sul tipo di difetto delle Fasi primaria e secondaria dell'emostasi. Le caratteristiche delle principali lesioni cutanee superficiali sono state riportate nella descrizione di cui sopra.

Porpora e petecchie sono manifestazioni cutanee dovute a difetti dalle fase primaria, vaso-piastrinica, dell'emostasi. Gli ematomi e gli emartri  sono manifestazioni tipiche dei difetti della fase secondaria della coagulazione.


Esami di laboratorio: test di screening


Data la complessità dei meccanismi della coagulazione e l'elevato numero dei fattori che concorrono alla sua normale funzione, nella pratica clinica è inconcepibile valutare per ciascuno di essi la funzionalità; si deve ricorrere a test globali, semplici e riproducibili, ossia i test di screening.

La fase primaria o vaso-piastrinica è indagabile con due semplici test: conta delle piastrine: il conteggio piastrinico si effettua al microscopio a contrasto di fase rovesciato (diluendo il sangue in una soluzione di ossalato di calcio che lisa i globuli rossi) oppure, più comunemente, utilizzando i normali contatori elettronici (coulter counter) che valutano l'emocromo. La quantità e la morfologia delle piastrine possono essere valutate anche su uno striscio di sangue periferico colorato con May-Grunwald-Giemsa. La valutazione morfologica delle piastrine permette di controllare il numero delle piastrine misurate con il coulter counter  e di identificare la presenza di piastrine più grandi (diametro tra 10-20 micron tempo di emorragia (BT, Bleeding Time): viene determinato effettuando un'incisione superficiale accuratamente misurata sulla cute dell'avambraccio. Si utilizza un apparecchio sterile monouso che è in grado di produrre sulla cute un taglio standard (lunghezza l e m , profondità lmm).
Si appoggia senza premere l'apparecchio sulla cute e si fa scattare, contemporaneamente alla lama, anche il cronometro per valutare il tempo in cui l'emorragia si arresta. Il sangue che fuoriesce dalla ferita provocata si raccoglie ogni 15sec con carta bibula, badando di non toccare con l'assorbente i lembi della ferita. Si registra alla fine il tempo che occorre perché l'emorragia cessi completamente.
Tuttavia il BT, per quanto si sia cercato di renderlo standard, presenta notevole variabilità dovuta alla manualità dell'operatore e non è specifico per ciascuno dei difetti della fase vaso-piastrinica, poiché è prolungato non solo nelle piastrinopenie (esiste una correlazione inversa tra BT e conta delle piastrine solo al di sotto di 100.000/mm3), ma anche in altre situazioni cliniche che si presentano con conta normale delle piastrine, come nel caso di assunzione di acido acetilsalicilico.
Il Closure Time (CT), eseguito con il Platelet Function Analyzer (PFA-100), fornisce una rapida e semplice misura della funzione piastrinica dipendente dal VWF sotto stress da scorrimento: può essere eseguito su sangue intero e quindi viene proposto per i bambini, in luogo del BT. Il sistema è sensibile e riproducibile per lo screening di VWD, ma anche questo test non è specifico e deve, perciò, essere impiegato contestualmente con le altre misurazioni del VWF.

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La fase della coagulazione è indagabile con due semplici esami da eseguire su plasma ottenuto da sangue venoso periferico in presenza di sodio citrato come anticoagulante (plasma citratato): i l tempo di protrombina (PT. Prothrombin Time) e il tempo di tromboplastina partiale attivata (APTT, Activated Partial Thromboplastin Time
Il PT indaga la via estrinseca della coagulazione e un suo prolungamento isolato è quindi indice di carenza di fattore VII.

L'APTT indaga la via intrinseca della coagulazione un suo prolungamento isolato è quindi indice di carenza di uno tra i fattori XII, XI, IX e VIII. Il prolungamento di PT sia dell'APTT indica la carenza di uno dei fattori della via comune (X, V, II e fibrinogeno) o, più comunemente, una carenza multifattoriale, quale si riscontra in corso di coagulopatie acquisite (grave epatopatia, carenza di vitamina K, coagulazione intravascolare disseminata ecc.
La valutazione dei singoli fattori della coagulazione deve essere effettuata solamente dopo avere ottenuto i risultati dei test di screening, poiché con essi ci si può orientareimmediatamente sul fattore specifico carente.

 Oltre al PT e al PTT Partial Thromboplastin Time, tempo di tromboplastina parziale), alcuni altri esami di rapida esecuzione sono importanti nella diagnosi delle coagulopatie acquisite come la coagulazione intravascolare disseminata (DIC, Disseminated Intravascular Coagulation):
dosaggio del fibrinogeno: l'esame più comunemente usato si basa sul tempo di coagulazione di plasma citratato diluito, esposto a elevate concentrazioni di trombina. Questo esame è di facilissima esecuzione. Il livello di fibrinogeno plasmatico può essere ridotto (DIC scompensata), normale (DIC compensata) o anche aumentato (DIC ipercompensata);
TT (Tbrombin Time): allungato in presenza di eparina, di FDP, che interferiscono con la polimerizzazione della fibrina, e anche in alcuni casi di ipofibrinogenemia;
tempo di reptilasi e tempo di trombin-coagulasi: anche questi test sono sensibili alla presenza di FDP. Essi, tuttavia, non sono sensibili all'eparina, per cui risultano utilissimi in quei casi in cui il paziente è stato posto in terapia eparinica;
FDP: l'azione della plasmina sul fibrinogeno o sulla fibrina determina l'aumento nel plasma di FDP, la cui concentrazione normale è inferiore a 5 mg/mL.
Gli FDP sono evidenziabili in vitro sfruttando la loro capacità di agglutinare particelle di lattice rivestite di fibrinogeno. è possibile oggi misurare selettivamente la sottopopolazione di FDP derivante dalla digestione della fibrina (D-dimero). Il dosaggio del D-dimero può essere eseguito sia su campioni di plasma sia di siero, pertanto non è suscettibile di possibili artefatti derivariti da un'incompleta coagulazione dei campioni di plasma.


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