I test di coagulazione, lo screening

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a cura del dott. Claudio Italiano

Esami di screening

Per lo studio della coagulazione del sangue ci si avvale di indagini di laboratorio, cioè la ricerca dei valori della coagulazione si attua su un campione di sangue che va posto in apposite provette eparinate. test di screening più comunemente utilizzati sono la determinazione di PT e di aPTT e il conteggio delle piastrine. Il PT valuta i fattori I (fibrinogeno), II (protrombina), V, VII e X. Il PT misura il tempo necessario alla formazione del coagulo a partire da plasma citrato dopo ricalcificazione e aggiunta di tromboplastina, una miscela di fattore tissutale e fosfolipidi. Poiché la sensibilità del test varia a seconda della fonte di tromboplastina, per ovviare a tale variabilità, la sensibilità globale di differenti tromboplastine alla ridu­zione dei fattori della coagulazione vitamina K-dipendenti II, VII, IX e X in pazienti in terapia anticoagulante è attualmente espressa come indice internazionale di sensibilità (International Sensitivity Index, ISI). La sensibilità della tromboplastina e FISI sono inversamente proporzionali. Il rapporto internazionale standardizzato (International Normalized Ratio, INR) è quindi determinato sulla base della seguente formula: INR = (PTpaziente/PTmed.anormafe)ISI. Sebbene il valore di INR sia stato svilup­pato per valutare l'effetto anticoagulante della riduzione dei fattori vitamina K-dipendenti, esso è comunemente utilizzato nella valutazione del paziente epatopatico. Tale determinazione fornisce un sistema utile per confrontare valori di esami effettuati in laboratori differenti. Con il progredire dell'insufficienza epatica, a cui consegue una variabile alterazione dei fattori della coagulazione, il grado di allungamento sia del PT che dell'INR possono fornire una stima solo grossolana del rischio emorragico. È stato dimostrato che in molti pazienti affetti da alterazio­ni epatiche lievi-moderate la formazione di trombina è normale e, dal momento che il PT misura solo un aspetto dell'emostasi alterata a causa dell'insufficienza epatica, in questo caso è probabile una sovrastima del rischio emorragico in presenza di un'elevazione modesta dell'INR. Il valore di aPTT valuta le vie intrinseca e comune della coagulazione, i fattori XI, IX, VIII, X, V, II e il fibrinogeno, oltre che precallicreina, chininogeno ad alto peso molecolare e fattore XII. Il reagente utilizzato per la determinazione di aPTT contiene fosfolipidi derivati da diverse fonti animali o vegetali che fungono da sostituti delle piastrine nella via della coagulazione e includono un attivatore della via intrinseca come l'acido ellagico o attivatori particolari come caolino, celile o silice micronizzata. La composizione fosfolipidica dei reagenti per l'aPTT è variabile e ciò influenza la sensibilità dei singoli reagenti nei confronti dei deficit dei fattori coagulanti e degli inibitori come eparina e lupus anticoagulant. Per tale motivo, i risultati dell'aPTT possono variare da un laboratorio all'altro e per una loro corretta interpretazione bisogna conoscere l'intervallo di normalità del laboratorio in cui è stato effettua­to il test. Alcuni laboratori possono confrontare i propri valori di aPTT all'effetto anticoagulante terapeutico indotto dall'eparina, correlando i valori di aPTT con misurazioni dirette dell'attività eparinica (anti-Xa o test di titolazione con protamina) in campioni prelevati da pazienti in corso di terapia eparinica, sebbene la correlazione tra tali test sia spesso scarsa. Il reagente per l'aPTT ha sensibilità variabile nei confronti di deficit dei singoli fattori e risulta di solito prolungato in caso di deficit di un singolo fattore di entità compresa tra il 30 e il 50%.

Test di miscelazione

Le indagini di miscelazione sono utilizzate per valutare l'allungamento del valore di aPTT o, meno frequentemente, del valore di PT per distinguere tra il deficit di un fattore o la presenza di un inibitore. In tale valutazione, il plasma normale e quello del paziente sono miscelati in un rapporto 50:50 e i valori di aPTT o PT sono deter­minati immediatamente e dopo incubazione a 37 °C per tempi diversi, di solito a 30, 60 e/o 120 minuti. In caso di deficit isolato di un fattore, l'aPTT si correggerà dopo l'aggiunta del plasma normale e rimarrà cor­retto durante l'incubazione. Se l'allungamento dell'aPTT è invece secondario alla presenza di lupus anticoagulant, sia l'aggiunta di plasma normale che l'incubazione non produrranno alcuna correzione. In pre­senza di anticorpi neutralizzanti un fattore della coagulazione, come nel caso dell'inibitore del fattore VIII acquisito, il test iniziale può o non può correggersi immediatamente dopo l'aggiunta di plasma normale, ma si prolungherà o rimarrà prolungato nel corso dell'incubazione a 37 °C. La mancata correzione dopo l'aggiunta di plasma normale può anche essere dovuta alla presenza di altri inibitori o di sostanze interferenti come eparina, prodotti di degradazione della fibrina e paraproteine.

segue test di coagulazione

Per approfondire il  tema delle coaulopatie:
La malattia tromboembolica
Come coagula il sangue
I pazienti che tendono a fare trombosi
I pazienti che tendono a fare emorragia
Il processo della fibrinolisi
I pazienti in terapia con anticoagulanti orali


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