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L'arteriopatia periferica degli arti inferiori (PAD) oggi

Dalla relazione del dott. Claudio Italiano - Congresso FADOI di Catanissetta - 12/11/2021

  1. Gastroepato
  2. Malattie vascolari
  3. Malattia occlusiva arteriosa periferica, cura
  4. L'arteriopatia periferica degli arti inferiori (PAD) oggi
  5. Aocp
  6. Buerger e Behçet
  7. La rivascoralizzazione degli arti inferiori

 

La PAD

Essa viene comunemente intesa come patologia aterosclerotica delle arterie del tratto aortoiliaco, femoropopliteo e sottopopliteo
Predittore di eventi cardiovascolari maggiori
(infarto miocardico e ictus) e mortalità cardiovascolare (Major Adverse Cardiovascular Events, MACE).
Problema emergente negli anziani tra 55-70 aa = 4-12% dei soggetti M:F 2:1
Si implementa con l'età da 0.4/1000 a 0.6/1000 da 35-45 a 65 anni
Fattori di rischio: Fumo , Diabete,
Ipertensione, Fattori genetici
Il numero di individui con PAD è in forte espansione, con un aumento del 23% nell'ultimo decennio a causa dell'aumento della popolazione totale, dell'invecchiamento globale, dell'aumento dell'incidenza del diabete e del fumo nei paesi a basso e medio reddito
 

Cosa ricercare nel paziente con PAD?

Le linee guida ESC/ESVS del 2017 stabiliscono come identificare un paziente con PAD.

Anamnesi familiare: c'è storia in famiglia di malattia cardiovascolare, malattie cerebrovascolari, aneurismi dell'aorta, patologie degli arti inferiori, infarto precoce fatale e non, prima di 55 anni nel maschio o 65 nella donna
Storia personale di: ipertensione arteriosa, fumo, pregressa Cardiopatia ischemica, insufficienza renale cronica, vita sedentaria, abitudini dietetiche, cancro e trattamento con radioterapia, fattori psicosociali

Segni: deficit della deambulazione/claudicatio, disfunzione erettile
Del tipo: Fatica, dolore, crampi, discomfort, bruciore
Localizzazione: natica, coscia, gamba o piede
Tempistica: scatenato dall'esercizio, in salita piuttosto che in discesa, che regredisce subito col riposo, oppure cronico
Dolore se compare in posizione eretta, a riposo, o sdraiati
Distanza: fortemente dipendente dalla distanza
Piaghe delle estremità che guariscono male o per nulla
Valutazione attenta della capacità fisica (marcia)

Anamnesi nel paziente con PAD

Attenta ispezione delle estremità superiori, incluse le mani, per es. il colore della pelle e la sua integrità
Palpazione delle estremità degli arti per apprezzare il polso
Controllo della pressione in tutti gli arti ed apprezzamento se vi sono differenze
Auscultazione a differenti livelli, inclusi i fianchi, la regione periombelicale ed inguinale

Palpazione addominale, palpazione della femorale e poplitea, della pedidia dorsale e della tibiale posteriore, controllo della temperatura e del gradiente
Accurata ispezione degli arti, compreso il piede (per es. valutare il colore, la presenza di lesioni cutanee, ricercare le patologie delle arterie delle estremità, valutare la perdita della peluria e le atrofie dei muscoli
Apprezzare le neuropatie periferiche in caso di diabete e di LEAD, per esempio valutare la perdita di sensibilità col monofilamento di Semmes Weistein , la capacità di percepire dolore, e/o il tocco (ie. Con cotone, lana, con ago), la vibrazione a 128 Hz, la prodondità dei riflessi, la sudorazione
 

Visita del paziente con PAD

La PAD è facilmente obiettivabile con la misurazione dell'indice caviglia/braccio (ankle-brachial index, ABI) che rappresenta l'approccio diagnostico di prima linea Un basso indice di Winsor (≤ 0,90) indice caviglia-braccio (rapporto tra le pressioni arteriose sistoliche misurate alla caviglia e al braccio) indica una malattia arteriosa periferica, che può essere classificata come lieve (0,71-0,90), moderata (0,41-0,70), o grave (≤ 0,40). Se l'indice è normale (0,91-1,30) ma il sospetto di malattia arteriosa periferica rimane alto, l'indice viene misurato dopo un test da sforzo. Un indice elevato (> 1,30) può indicare una ridotta comprimibilità dei vasi (come si verifica nell'arteriosclerosi di Mönckeberg con calcificazione della parete arteriosa).
 

Chi dovrebbe avere una misurazione ABI nella pratica clinica?

Pazienti con sospetto clinico di LEAD:
Abolizione del polso degli arti inferiori e/o soffio arterioso
Tipica claudicatio intermittens o sintomi suggestivi per LEAD
Ferita degli arti inferiori che non guarisce
Pazienti a rischio di LEAD a causa dei seguenti sintomi clinici
condizioni:
Malattie aterosclerotiche: CAD, eventuali PAD
Altre condizioni: abdominal aorta aneurysm, insufficienza renale cronica, insufficienza cardiaca

Individui asintomatici clinicamente ma a rischio di PAD

Uomini e donne di età <65 anni ma classificati ad alto rischio CV secondo le Linee guida ESC
Uomini e donne di età >50 anni con storia familiare per LEAD

Pressione critica alla caviglia

In pazienti con ulcera ischemica è tipicamente  50-70 mmHg e in pazienti con dolore ischemico a riposo tipicamente 30-50 mmHg
Pressione all'alluce  pazienti diabetici (soglia critica <50 mmHg)
tcPO2 (soglia critica <30 mmHg)

La terapia medica nella PAD
Gli obiettivi

L'arteriopatia periferica degli arti inferiori (PAD) viene comunemente intesa come patologia aterosclerotica delle arterie del tratto aortoiliaco, femoropopliteo e sottopopliteo. La PAD è malattia vascolare molto diffusa, sottostimata e sottotrattata,pur rivestendo un rilevante ruolo non solo come manifestazione di aterosclerosi localizzata alle arterie degli arti inferiori, ma anche come predittore di eventi cardiovascolari maggiori (infarto miocardico e ictus) e mortalità cardiovascolare (Major Adverse Cardiovascular Events, MACE). La PAD è spesso asintomatica e raramente viene ricercata un'eventuale sintomatologia "mascherata". Tuttavia, anche quando la PAD è asintomatica, mantiene il suo significato di potente marker di eventi cardiovascolari.  

 Nei pazienti sintomatici dovrebbe essere considerato lo studio della PAD con metodiche di imaging, per decisioni terapeutiche soprattutto concernenti la rivascolarizzazione. La PAD sintomatica si manifesta nella maggior parte dei casi con Claudicatio intermittens (CI), meno frequentemente con sintomi tipici di ischemia critica cronica (ICAI), condizione grave con elevato rischio di MACE e di amputazione maggiore, rivascolarizzazione in urgenza e ischemia acuta degli arti inferiori (Major Adverse Limb Events, MALE). ICAI è una condizione fortemente invalidante, che si posiziona al pari delle neoplasie sia come qualità di vita sia come mortalità. 

Nuovi concetti nella cura della PAD 2021

I nuovi concetti del trattamento della PAD, oggi 2021, si avvalgono di alcune direttive terapeutiche che sono così delineate:

a) buon trattamento antitrombotico, secondo le più recenti linee guida ed il consensus ESC/ESVS e le linee guida ESVM 2019

b) buona cura antilipidemizzante che miri ad abbassare i livelli della colesterolemia (LDL colesterolo) sotto 70 mg/dl o anche meno, se necessario, per esempio al 50% del valore iniziale se il paziente continua ad essere sintomatico per PAD

c) buona cura antiipertensiva, abbassando sotto la soglia critica di 140 mmHg la PAS, ma tenendo conto anche che nei soggetti che presentino delle stenosi agli arti inferiori, occorre valutare la tcPO2 per evitare che nel paziente ipoteso essa possa ridursi ulteriormente con gravi problemi di ossimetria periferica. Utilizzare preferibilmente ACEi e sartani.

d) buona cura per il diabete, secondo le attuali linee guida che provengono dal consensus  su "Gestione del rischio cardiovascolare nel diabete, un documento congiunto delle società italiane di cardiologia (SIC) e di diabetologia (SID) 2021". Tali direttive prevedono impiego di SGLT2 i e di GLP1-AR
 

Terapia antitrombotica nella malattia delle arterie degli arti inferiori si avvale di linee guida che sostengono l'indicazione del trattamento con farmaci antitrombotici, che ne impediscano l'aggregazione piastrinica. Gli agenti antipiastrinici sono utilizzati nei pazienti con LEAD per prevenire eventi cardiovascolari generali e correlati agli arti. Sono disponibili numerose strategie antipiastriniche, ma le loro indicazioni specifiche rimangono poco chiare.

 Uno studio ha confrontato clopidogrel con l'aspirina e due studi hanno confrontato clopidogrel più aspirina con l'aspirina da sola.
Nessuno studio specifico ha affrontato il ruolo degli agenti antipiastrinici nell'intero spettro di LEAD (asintomatico, IC e CLTI). Inoltre, la Task Force che ha studiato i vari farmaci antiggreganti è a conoscenza dell'interruzione prematura dello studio COMPASS per un'efficacia "travolgente".

Lo studio ha confrontato rivaroxaban in monoterapia (5 mg due volte al giorno) con una doppia terapia (aspirina più rivaroxaban 2,5 mg due volte al giorno) e con aspirina in monoterapia in 27 402 pazienti con CAD o LEAD.

Terapia ipolipidemizzante.

A parte l'ezetimibe e le statine che consentono di raggiungere i valori previsti dalle linee guida che sono i livelli di colesterolo totale inferiori a 70 mg/dl o meno in caso di cardiopatia ischemica, può essere indicato l'impiego di inibitori della Proprotein Convertase Subtilisin/Kexin type 9

PCSK9 i

La proteina PCSK9 (Proprotein Convertase Subtilisin/Kexin type 9), un enzima coinvolto nell'omeostasi del colesterolo, interviene inducendo la degradazione del recettore per l'LDL, ha un ruolo chiave nell'ipercolesterolemia e svolge un'azione cruciale non solo nell'attivazione e nell'aggregazione piastrinica, ma anche nella calcificazione della valvola aortica.
Il gene che codifica per PCSK9 è regolato, nel fegato, dai livelli intracellulari di colesterolo. Studi di associazione genetica hanno dimostrato che le varianti nel locus PCSK9 (il polimorfismo R46L), naturalmente presenti nel 2 - 3% della popolazione, sono associate a bassi livelli di colesterolo LDL e alla protezione cardiovascolare.
Analogamente, è stato dimostrato che gli inibitori della PCSK9 riducono notevolmente i livelli di colesterolo LDL in varie popolazioni e il rischio di eventi cardiovascolari avversi nei pazienti ad alto rischio. D'altra parte, bassi livelli di LDL-C sono stati anche associati a un minore accumulo di calcio nella valvola aortica e, dunque, alla protezione contro la stenosi calcifica.
alirocumab ed evolocumab.

Vantaggi in PAD per impiego di PCSK9-i

La proprotein convertasi subtilisina/kexina di tipo 9 (PCSK9) ha guadagnato ampia attenzione dalla scoperta del suo ruolo nel mediare la degradazione del recettore delle lipoproteine ​​a bassa densità (LDL) epatiche (LDLR) e quindi nella regolazione della clearance plasmatica del colesterolo LDL.
Studi emergenti hanno indicato che PCSK9 può avere effetti pleiotropici sullo sviluppo dell'aterosclerosi e infine sulla disfunzione cardiaca mediante meccanismi indipendenti dalla regolazione dei livelli di colesterolo LDL.
PCSK9 influenza le risposte cellulari e il microambiente pro-infiammatorio all'interno della parete vascolare aterosclerotica locale, che sono fondamentali per la progressione della placca aterosclerotica.
 

Terapia antipertensiva

Vedi la pagina dedicata per la terapia antiipertensiva. La cura prevede l'impiego principalmente di ace inibitori e di sartana, ma anche il trattamento con beta-bloccanti risulta indicato.

Trattamento per il diabete

Sicuramente in prevenzione primaria, se c'è storia in famiglia o personale di rischio per la PAD, sono da preferire SGLT2-1 e GLP1-AR, per gli effetti di cardiovasculoprotezione. Viceversa se il paziente presenta ulcere infette torpide e non c'è possibilità, in fase acuta, di contenere il compenso glicometabolico, occorre pensare di prescrivere trattamento con insulina rapida e basale.

Messaggi chiave: indicazioni per la terapia antitrombotica nei pazienti con LEAD

Non vi è alcun beneficio dimostrato per supportare l'uso dell'aspirina in pazienti con malattia arteriosa asintomatica degli arti inferiori (LEAD) e nessuna malattia coronarica significativa o PAD in altri territori.
La LEAD asintomatica in pazienti con altre malattie aterosclerotiche cliniche (ad es. CAD) conferisce un aumentato rischio di eventi cardiovascolari.
In questo contesto, in assenza di un elevato rischio di sanguinamento, può essere proposto un approccio antitrombotico intensificato utilizzando rivaroxaban 2,5 mg bid in aggiunta all'aspirina. La terapia antipiastrinica è il cardine della strategia antitrombotica nei pazienti con LEAD sintomatica. Rivaroxaban 2,5 mg bid deve essere proposto in aggiunta all'aspirina a basso dosaggio in pazienti stabili con LEAD sintomatica cronica, senza condizioni ad alto rischio di sanguinamento.
Se è previsto  SAPT (monoterapia antiaggregante), clopidogrel può essere preferito all'aspirina.
Non ci sono prove chiare a favore della DAPT (doppia antiaggregazione) a lungo termine nella LEAD sintomatica cronica.
Clopidogrel in aggiunta all'aspirina non ha dimostrato di avere un effetto benefico sulla pervietà dell'innesto ed è associato ad un aumento del rischio di sanguinamento nei pazienti dopo chirurgia vascolare.
L'aspirina a basso dosaggio e il rivaroxaban 2,5 mg bid dovrebbero essere proposti nei pazienti sottoposti a rivascolarizzazione (chirurgica o endovascolare) per LEAD senza un aumento del rischio di sanguinamento.

La DAPT è attualmente raccomandata per almeno 1 mese dopo l'intervento, indipendentemente dal tipo di stent fino ad 1 anno se sono interessate le arterie sotto il ginocchio
La terapia con TAO non appare indicata, né migliora la pervietà vascolare

Se il paziente è affetto da cardiopatia ischemica e PAD, in questi casi è indicato prolungare  l'antiaggregazione (Studio PRODIGY) fino a 24 mesi, riducendo cosìil rischio di MACE (accidenti cardiaci, infarto cardiaco ed ictus).
 

Nel trattamento a lungo termine del paziente con LEAD sintomatica

Aspirina e clopidogrel, ma meglio clopidogrel (studio CAPRIE)
Nello studio CAPRIE, clopidogrel è risultato superiore all'aspirina nel ridurre MACE in pazienti con LEAD clinico (HR 0,74; 95% CI 0,64-0,91)
EUCLID: Lo studio EUCLID ha arruolato 13.885 pazienti con LEAD sintomatico e non ha riscontrato differenze nel MACE tra ticagrelor e clopidogrel, nemmeno per il rischio ischemia acuta arti
Lo studio COMPASS ha riportato una riduzione significativa di MACE e MALE sotto rivaroxaban 2,5 mg bid aspirina nella popolazione complessiva dello studio con CAD e/o PAD
Attenzione sempre ai pazienti a rischio di sanguinamento

Altre cure per la PAD sintomatologica

Il cilostazolo

Inibisce la fosfodiesterasi con azione di vasodilatazione periferica e migliora la perfusione di ossigeno nei tessuti
Migliora autonomia di marcia
Riduce i sintomi, dolore, crampi
Scarso potere antiaggregante
Riduce i livelli dei trigliceridi
Aumenta HDL
Dose 100 mg bid

Le Linee guida  ESVM 2019  raccomandano di prendere in considerazione il cilostazolo e naftidrofurile in quanto possono essere utili per migliorare la distanza percorribile nei pazienti con claudicatio. Devono essere prescritti solo se la qualità della vita dei pazienti è sostanzialmente limitata e l'eserizio alla deambulazione è limitato, irrealizzabile o inefficace. [Grado di raccomandazione I; Livello di Evidenza B.]
 

Il naftidrofurile

Naftidrofurile
Il principio attivo naftidrofurile - contenuto nelle compresse a rilascio controllato  assunto per via orale - viene assorbito a livello intestinale raggiungendo le massime concentrazioni plasmatiche dopo circa 3-4 ore dall'assunzione. Le sue proprietà terapeutiche, osservate inizialmente con il solo miglioramento del flusso vascolare periferico, sono determinate da una serie di effetti biologici in grado di migliorare decisamente il contesto metabolico vascolare e perivascolare. Più precisamente, l'azione spasmolitica diretta, l'azione antidolorifica esercitata attraverso la neutralizzazione di mediatori dolorifici come la bradichinina, il miglioramento del quadro lipidemico, ed altri meccanismi in fase di caratterizzazione, garantiscono l'effetto vasodinamico ed eumetabolico positivo, utilizzato come presupposto terapeutico non solo nel trattamento e nella prevenzione delle ulcere venose croniche, ma anche di tutte quelle patologie caratterizzate da un disturbo vascolare periferico (edema degli arti inferiori, claudicatio intermittens e relativa sintomatologia).

 

Trattamento della ischemia critica

L'obiettivo diagnostico principale è la determinazione del grado di criticità perfusiva dell'arto mediante la valutazione morfologica ed emodinamica dell'asse arterioso (ECD, ed altre metodiche di imaging vascolare) e la misura del grado di ischemia cutanea (ossimetria transcutanea) se inferiore a 30 mmHg si considera molto grave la condizione obiettivata.
L'opzione terapeutica principale da prendere in considerazione è la rivascolarizzazione, endovascolare in prima istanza, soprattutto
In caso di stenosi o lesioni isolate e brevi, e non coinvolgenti arterie in sedi articolari, o quando sono accertate condizioni di criticità perfusiva dell'arto.
Quando questa non è indicata, il trattamento conservativo prevede la prescrizione di un programma di training fisico personalizzato, e un trattamento farmacologico con i farmaci già indicati per la claudicazione moderata. Nonostante i miglioramenti nella terapia medica, la rivascolarizzazione è il cardine della terapia in pazienti che presentano CLTI . In assenza di una tempestiva rivascolarizzazione, i tassi di amputazione degli arti si avvicinano al 40%.

La rivascolarizzazione (endovascolare o chirurgica) è l'opzione terapeutica prioritaria. Tuttavia, anche se tecnicamente possibili, non sempre le procedure di rivascolarizzazione sono consigliate, a causa di condizioni emodinamiche poco favorevoli. In caso di lesioni emodinamiche singole o doppie sequenziali, aorto-iliache, iliacofemorali, femoro-poplitee, conbuon run-off, associate a dolori a riposo, piccole ulcere cutanee, necrosi digitali o anche dell'avampiede, è indicatala rivascolarizzazione primaria. In caso di lesioni emodinamiche multiple ed estese, aortiche, iliache, femorali, poplitee e delle arterie di gamba,con arco plantare visibile e soddisfacente run-off (condizione emodinamica favorevole), associate a dolori a riposoe lesioni ischemiche cutanee poco estese o interessanti soltanto le dita, è indicato un trattamento farmacologicoconservativo, riservando la rivascolarizzazione come opzione secondaria in caso di insuccesso.
Se al suddetto quadro emodinamico favorevole si associa una gangrena dell'avampiede è indicata la rivascolarizzazione associata all'amputazione dell'avampiede e seguita da un trattamento farmacologico intensivo.
In caso di lesioni multiple ed estese, aortiche, iliache, femorali, poplitee e delle arterie di gamba, con arco plantarenon visibile e scarso run-off, associato a necrosi digitale o dell'avampiede, è indicato il trattamento farmacologico conservativo, associato all'amputazione delle parti necrotiche


Farmaci per il trattamento conservativo

Se il paziente è inoperabile per il rischio ASA elevato, se non si è più a tempo per intervenire, ma occorre attuare un trattamento, per esempio per contenere i danni e demarcare la zona necrotica dal tessuto meglio irrorato, allora è possibile ricorrere ai prostanoidi, es. iloprost.

Le prostacicline (PGI2) sono lipidi facenti parte della categoria degli eicosanoidi, in particolare della classe delle prostaglandine, che si trovano prevalentemente nella parete dei vasi. Hanno effetti opposti a quelli dei trombossani A2, inibiscono l'aggregazione piastrinica e agiscono come vasodilatatori.
I prostanoidi vanno somministrati in ambiente protetto (ambulatorio Day-Service, Day Hospital o ricovero ordinario). Nei pazienti
affidabili, bene istruiti sui possibili effetti collaterali, con adeguato supporto familiare e con la struttura di riferimento sempre disponibile, è possibile la somministrazione mediante pompa elastomerica della durata di 3-5 giorni. Si tratta di un impiego off-label, che la struttura specialistica che ha in carico il paziente deve dichiarare in cartella e informare la direzione ospedaliera
 

Gli obiettivi del trattamento conservativo sono la sedazione del dolore, la prevenzione dell'amputazione, la guarigione o il significativo miglioramento delle lesioni cutanee, il prolungamento della sopravvivenza, con riduzione del rischio di eventi cardiovascolari maggiori.

La terapia conservativa può essere cosìmodulata:
- Controllo dei fattori di rischio: fumo, colesterolo, diabete, sovrappeso, sedentarietà - Marce programmate, buona idratazione - Farmaci: antiaggreganti, emoreologici, vasodilatatori, prostacicline, anticoagulanti, insulina - Catetere peridurale, elettrostimolazione midollare, simpaticolisi percutanea - Ossigenoterapia iperbarica - Detersione delle ulcere La somministrazione lenta (elastomero) di anestetici o morfina attraverso un catetere peridurale agisce specificamente sul sintomo dolore e, a dosaggi opportuni, induce anche vasodilatazione

Le terapie da adottare sono molteplici, a partire da un'adeguata idratazione, al trattamento ottimale delle comorbilità, all'impiego di prostanoidi, anticoagulanti, analgesici centrali, antibiotici, sino alla ossigenoterapia iperbarica, l'elettrostimolazione midollare (trattamento farmacologico intensivo).

L'elettrostimolazione midollare consiste nell'applicare per via percutanea un elettrodo a livello dei cordoni posteriori del midollo spinale, generalmente fra D7 e L 1, che trasmette microimpulsi elettrici originati da un dispositivo inserito nel sottocute: il suo effetto è mediato da un'azione antalgica, vasodilatatrice e di neoangiogenesi. L'ossigenoterapia iperbarica può apportare ossigeno disciolto nel plasma (non veicolato dall'emoglobina) anche in zone ischemiche, combattendo tra l'altro gli anaerobi. Nel IV stadio verrà posto particolare riguardo alla detersione quotidiana delle ulcere con blandi antisettici, rimuovendo le zone devitalizzate. Se il fondo dell'ulcera è torpido o infetto è opportuno curettare la zona per favorire un minimo sanguinamento e ottenere colture microbiologiche per antibioticoterapia mirata. Dita gangrenose vanno mummificate con applicazioni di alcool, che ha un'azione disidratante, e poi amputate.
 

Evitare l'impiego di antitrombotici se vi è rischio di sanguinamento

Condizioni correlate a rischio di sanguinamento sono:

Storia di emorragia intracranica o ictus ischemico o altro, patologia intracranica, sanguinamento gastrointestinale recente o anemia dovuta a possibile perdita di sangue gastrointestinale, altra patologia gastrointestinale associata ad aumentato rischio di sanguinamento, insufficienza epatica, diatesi emorragica o coagulopatia, età avanzata o fragilità o insufficienza renale con eGFR <15 ml/min/1,73 m2.
 

Terapia riabilitativa

Ottima ed indicata sempre, almeno nelle prime fasi della patologia di Fontaine. Essa si avvale dello studio dell'intervallo libero da dolore nella claudicazione e nella prescrizione di periodi di marcia e riposo, con l'intento di migliorare la perfusione periferica dei muscoli ed evitare acidosi ed ipossiemia in periferia.

La terapia di riabilitazione prevede:

- riscaldamento 10 minuti in cyclette
- treadmel test massimale: Tapis roulant 3.2 km/h pendenza 12% e rilevazione parametri con distanza libera da claudicatio
- Marcia a 1,5 km/h 6%
- Implementazione del lavoro gradualmente
 

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