Le conseguenze dell'immobilizzazione si ripercuotono
su vari organi ed apparati, per questo è da
considerarsi una sindrome multisistemica; vediamo quali sono gli apparati
colpiti:
Al momento dell' allettamento si determina, nell'organismo, si attua una ridistribuzione della volemia, dalla periferia
al centro, con aumento del flusso polmonare e del riempimento
diastolico ventricolare.
Questa condizione facilita, ove sia presente anche una cardiopatia minima silente, l'insorgenza di scompenso cardiaco acuto con edema polmonare, aumento della pressione polmonare ed atriale, con inibizione della produzione di ormone antidiuretico (ADH, incremento della diuresi e contrazione della volemia) e riduzione dell'attività simpaticonergica (vasodilatazione periferica).
Alla ripresa della posizione eretta, dopo allettamento prolungato, il flusso ematico si ridistribuisce dal centro alla periferia . per cui l'ipovolemia impedisce l'aumento della gittata cardiaca alle nuove richieste, associata alla vasodilatazione periferica, può causare ipoperfusione dei tessuti (pre-sincope e sincope, ipotensione ortostatica,profonda astenia al minimo sforzo).
Ciò è aggravato dalla riduzione dell'efficacia dei riflessi barocettori e dal ricondizionamento durante l'allettamento.
Una delle più temibili complicanze dell'allettamento è la
trombosi venosa profonda (con conseguente rischio di
embolia polmonare), che riconosce nella stasi
venosa il momento patogenetico principale: questa condizione da un lato
favorisce la stasi venosa e promuove l'aggregazione piastrinica, dall'altro
provoca danni intimali con conseguente locale ridotta produzione di fattori antitrombotici (antitrombina III
e prostaciclina).
La frequente coesistenza di fattori che aumentano la viscosità ematica, mediante aumento
dell'ematocrito (Htc), come la disidratazione o la poliglobulia secondaria, malattie polmonari, comportano
una più alta incidenza di trombosi. Analogamente sul comparto arterioso l'ischemia dei tessuti induce aumentata aggregazione
piastrinica ed aumento del tono adrenergico (con aumento della lipolisi e della
liberazione di NEFA "Non Esterified FattyAcid = acidi grassi
esterificati"), con conseguente rischio aterogeno e trombosi arteriosa.
L'immobilizzazione prolungata porta a riduzione della massa (ipotrofia) e della forza muscolare (ipostenia per decondizionamento, cui talvolta si associano contratture muscolari. Gli studi condotti sugli effetti dell'immobilizzazione portano a stimare la perdita quotidiana della forza contrattile di circa 1,5% per ogni giorno di allettamento, il che nell'anziano fragile (soggetto debole, che ha bisogno di sostegno), può significare il superamento della soglia di disabilità anche nel corso di una settimana.
L'inattività fisica sottrae il tessuto osseo alla sua condizione di resistenza al carico con conseguente
incremento della produzione di osteoblasti ed impoverimento della struttura e della massa ossea (osteopenia).
L'allettamento prolungato, la perdita di minerale
associata alla perdita di calcio con le urine può portare all'insorgenza di osteoporosi,
a
livello articolare si osservano processi di fibrosi dei tendini, legamenti e capsule insieme ad alterazioni
degenerative similartrosiche delle cartilagini e del tessuto
osseo sub condrale, che determinano progressiva
perdita dell'escursione articolare fino all'anchilosi
L'anoressia e la stipsi sono condizioni quasi costanti
in presenza d'immobilità. La prima è messa in relazione
alla minore richiesta energetica dell'organismo, al rallentamento
dei processi digestivi ed a fattori neuropsicologici
quali la confusione mentale e la depressione.
La seconda è legata alla frequente formazione di
fecalomi cui spesso consegue la comparsa di quadri
sub-occlusivi intestinali. In questo modo si comprende come sia favorita
l'insorgenza di malnutrizione
L'incontinenza e la ritenzione urinarie sono evenienze
di comune riscontro nell'anziano immobilizzato
a letto e sono causate da molteplici fattori:
- biologici: difficoltà alla minzione in posizione supina,
alterata sensibilità, vescicole ed insufficiente
svuotamento fecale;
- neuropsicologici: mancanza di privacy, ridotto controllo
centrale da alterato stato mentale:
- ed assistenziali: personale di assistenza insufficiente,
inadeguato accesso ai servizi.
Le conseguenze più temibili sono le infezioni delle
vie urinarie ed il maggior rischio di lesioni da decubito
delle regioni circostanti .
L'evento più temuto della sindrome è la comparsa
nel paziente immobilizzato di lesioni da decubito
(piaghe
od ulcere). Tra i pazienti ospedalizzati, per malattie
acute, la presenza di lesioni da decubito varia dal
3 all' 11%. Tra i pazienti ammessi nelle RSA la prevalenza
di tali lesioni è del 22-33%, mentre l'incidenza,
per coloro che rimangono per almeno tre mesi, è del 5%.
Il confinamento prolungato a letto, specie nel soggetto
molto anziano, è responsabile dei disturbi cognitivi
(demenza) e psichici (labilità emotiva,
depressione),
spesso accompagnati da un grado variabile di
confusione mentale, da ricondurre fondamentalmente
alla deprivazione sensoriale, a fenomeni reattivi e
all'ipoperfusione cerebrale.