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Conseguenze della sindrome da immobilizzazione

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  4. Sindrome da immobilizzazione o da allettamento o ipocinetica

 

Quali sono le conseguenze dell'immobilizzazione?


Le conseguenze dell'immobilizzazione si ripercuotono su vari organi ed apparati, per questo è da considerarsi una sindrome multisistemica; vediamo quali sono gli apparati colpiti:
 

Apparato cardiovascolare e sindrome da immobilizzazione


Al momento dell' allettamento si determina, nell'organismo, si attua una ridistribuzione della volemia, dalla periferia al centro, con aumento del flusso polmonare e del riempimento diastolico ventricolare.

Questa condizione  facilita, ove sia presente anche una cardiopatia minima silente, l'insorgenza di scompenso cardiaco acuto con edema polmonare, aumento della pressione polmonare ed atriale, con inibizione della produzione di ormone antidiuretico (ADH, incremento della diuresi e contrazione della volemia) e riduzione dell'attività simpaticonergica (vasodilatazione periferica).

Alla ripresa della posizione eretta, dopo allettamento prolungato, il flusso ematico si ridistribuisce dal centro alla periferia . per cui l'ipovolemia impedisce l'aumento della gittata cardiaca alle nuove richieste, associata alla vasodilatazione periferica, può causare ipoperfusione dei tessuti (pre-sincope e sincope, ipotensione ortostatica,profonda astenia al minimo sforzo).

Ciò è aggravato dalla riduzione dell'efficacia dei riflessi barocettori e dal ricondizionamento durante l'allettamento.

Una delle più temibili complicanze dell'allettamento è la trombosi venosa profonda (con conseguente rischio di embolia polmonare), che riconosce nella stasi venosa il momento patogenetico principale: questa condizione da un lato favorisce la stasi venosa e  promuove l'aggregazione piastrinica, dall'altro provoca danni intimali con conseguente locale ridotta produzione di fattori antitrombotici (antitrombina III e prostaciclina).
La frequente coesistenza di fattori che aumentano la viscosità ematica, mediante aumento dell'ematocrito (Htc), come la disidratazione o la poliglobulia secondaria, malattie polmonari, comportano una più alta incidenza di trombosi. Analogamente sul comparto arterioso l'ischemia dei tessuti induce aumentata aggregazione piastrinica ed aumento del tono adrenergico (con aumento della lipolisi e della liberazione di NEFA "Non Esterified FattyAcid = acidi grassi esterificati"), con conseguente rischio aterogeno e trombosi arteriosa.


Approfondisci i temi neurologici:

Apparato muscolare e sindrome da immobilizzazione

L'immobilizzazione prolungata porta a riduzione della massa (ipotrofia) e della forza muscolare (ipostenia per decondizionamento, cui talvolta si associano contratture muscolari. Gli studi condotti sugli effetti dell'immobilizzazione portano a stimare la perdita quotidiana della forza contrattile di circa 1,5% per ogni giorno di allettamento, il che nell'anziano fragile (soggetto debole, che ha bisogno di sostegno), può significare il superamento della soglia di disabilità anche nel corso di una settimana.


 

Apparato osteoarticolare e sindrome da immobilizzazione

L'inattività fisica sottrae il tessuto osseo alla sua condizione di resistenza al carico con conseguente incremento della produzione di  osteoblasti ed impoverimento della struttura e della massa ossea (osteopenia).
L'allettamento prolungato, la perdita di minerale associata alla perdita di calcio con le urine può portare all'insorgenza di osteoporosi, a livello articolare si osservano processi di fibrosi dei tendini, legamenti e capsule insieme ad alterazioni degenerative similartrosiche delle cartilagini e del tessuto osseo sub condrale, che determinano progressiva perdita dell'escursione articolare fino all'anchilosi


 

 Apparato gastroenterico e sindrome da immobilizzazione

L'anoressia e la stipsi sono condizioni quasi costanti in presenza d'immobilità. La prima è messa in relazione alla minore richiesta energetica dell'organismo, al rallentamento dei processi digestivi ed a fattori neuropsicologici quali la confusione mentale e la depressione.
La seconda è legata alla frequente formazione di fecalomi cui spesso consegue la comparsa di quadri sub-occlusivi intestinali. In questo modo si comprende come sia favorita l'insorgenza di malnutrizione

Apparato urinario e sindrome da immobilizzazione

L'incontinenza e la ritenzione urinarie sono evenienze di comune riscontro nell'anziano immobilizzato a letto e sono causate da molteplici fattori:
- biologici: difficoltà alla minzione in posizione supina, alterata sensibilità, vescicole ed insufficiente svuotamento fecale;
- neuropsicologici: mancanza di privacy, ridotto controllo centrale da alterato stato mentale:
- ed assistenziali: personale di assistenza insufficiente, inadeguato accesso ai servizi.
Le conseguenze più temibili sono le infezioni delle vie urinarie ed il maggior rischio di lesioni da decubito delle regioni circostanti .


Apparato tegumentario e sindrome da immobilizzazione

L'evento più temuto della sindrome è la comparsa nel paziente immobilizzato di lesioni da decubito (piaghe od ulcere). Tra i pazienti ospedalizzati, per malattie acute, la presenza di lesioni da decubito varia dal 3 all' 11%. Tra i pazienti ammessi nelle RSA la prevalenza di tali lesioni è del 22-33%, mentre l'incidenza, per coloro che rimangono per almeno tre mesi, è del 5%.
 

Funzioni neuropsicologiche e sindrome da immobilizzazione

Il confinamento prolungato a letto, specie nel soggetto molto anziano, è responsabile dei disturbi cognitivi (demenza) e psichici (labilità emotiva, depressione), spesso accompagnati da un grado variabile di confusione mentale, da ricondurre fondamentalmente alla deprivazione sensoriale, a fenomeni reattivi e all'ipoperfusione cerebrale.
 

 

 

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