Come sappiamo il midollo osseo è quel tessuto contenuto, come dice la stessa parola, all'interno delle ossa del corpo umano, stante la perfezione logistica della creazione del corpo umano, con lo scopo di produrre il tessuto sangue, inteso nelle sue componenti, i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine.
Effettuare dunque un "trapianto di midollo osseo" , significa impiantare cellule staminali emopoietiche per le due seguenti ragioni:
1) sostituire un midollo anormale ma non neoplastico che deve essere prima distrutto,
in quanto per ovvie ragioni sarebbe impossibile "svuotare" tutte le ossa del corpo
dal loro midollo! Ciò si attua, invece, impiegando delle sostanze dette "chemioterapici",
oppure colpendo il tessuto midollare con radiazioni .
2) consentire la somministrazione di chemioterapia e/o radioterapia in malattie oncologiche del sangue (cfr leucemie e linfomi ed altri tumori), allo scopo di ben aggredire e distruggere completamente ogni cellula neoplastiche che si reduplica, sostituendo infine con midollo allogenico (donato da altri) o autologo (prelevato come cellule staminali dallo stesso paziente e trattato in separata sede per essere conservato ed idoneo al trapianto) il midollo ormai distrutto. Infine anche un gemello identico al malato può donare il midollo e si parla di trapianto singenico.
Nel caso di trapianto di midollo, si ricorre a sorgenti di cellule staminali emopoietiche
che possono essere:
il midollo, il sangue periferico
il sangue del cordone ombelicale (cosa questa che ogni madre deve sapere nell'interesse
del proprio bambino o di altri bambini malati di malattie del sangue, cordone che
viene donato per salvare delle vite umane, mentre in caso contrario andrebbe gettato
nei rifiuti ospedalieri! ) o
il fegato fetale proveniente da un individuo diverso dal paziente, generalmente
immunologicamente compatibile a livello del complesso maggiore di istocompatibilità.
Il sangue del cordone ombelicale è di volume troppo piccolo per ricostituire l'emopoiesi
di un adulto; pertanto i trapianti di sangue del cordone ombelicale vengono eseguiti
esclusivamente nei bambini. Il fegato fetale fra la decima e la quattordicesima
settimana di gestazione è una fonte ricca in cellule staminali emopoietiche, ma
tali trapianti sono rari perché ovviamente tali organi sono scarsi.
Il trapianto di midollo si attua, tecnicamente, reinfondendo le cellule staminali
emopoietiche, in una vena periferica del ricevente, ed esse, per loro natura, vanno
spontaneamente a insediarsi nel midollo osseo per ristabilire l'emopoiesi, cioè
la capacità di "fabbricare" cellule del sangue. Degli esperimenti storici degli
anni 60, eseguiti su topi di laboratorio, dimostrarono che, schermando la milza
di un animale irradiato, era possibile ripristinarne l'empoiesi. Ragionando su tale
evenienza, si pensò di infondere delle cellule staminali emopoietiche e si riuscì,
così, ugualmente, a salvare gli animali irradiati, che avevano il midollo ablato.
Di qui il passo fu breve e la tecnica si diffuse negli anni fine '70 ed inizio degli
anni '80 all'uomo stesso, per la cura del linfoma, dapprima come trapianto autologo,
meno come eterologo.
Diverse affezioni beneficiano del trapianto del midollo che consegue ad opportuno
trattamento chemio e radioterapico.
Esse sono:
Leucemia acuta
(linfatica o mieloide)
Leucemia mieloide cronica
Sindromi mielodispiastiche
Linfomi
Linfoma di Hodgkin
Mieloma multiplo
Leucemia linfatica cronica
Mielofibrosi
Carcinoma
della mammella
Cancro
dei testicolo
Cancro
dell'ovaio
Neuroblastoma
Tumori neuroepiteliali periferici
Tumore di Wilms
Sarcoma di Ewing
Anemia aplastica
Aplasia eritroide pura
Emoglobinuria parossistica notturna
Anemia di Fanconi
Anemia drepanocitica
Talassemia
Immunodeficienza combinata grave
Difetti di adesione dei leucociti
Tromboastenia di Gianzmann
Malattia di Gaucher
Malattia granulomatosa cronica
Sindrome di Chédiak-Higashi
Sindrome di Hurier
Sindrome di Hunter
Leucodistrofia metacromatica
Adrenoleucodistrofia
Sindrome di Lesch-Nyhan
Glicogenosi di tipo II
Osteopetrosi
Incidenti da radiazioni (vedi Chernobyl, Hiroshima ecc.)
Altre
Allogenico e singenico
Il trapianto allogenico viene solitamente effettuato in persone di età inferiore a 60 anni. Nei pazienti con età più avanzata i risultati tendono a essere più scadenti a causa dell'aumento in questa popolazione delle complicanze associate alla malattia del trapianto contro l'ospite (graft versus~host disease, GVHD), cosa relazionabile anche con le condizioni generali del paziente, tanto che alcuni autori parlano di "età fisiologica del paziente".
Nel caso in cui il trapianto allogenico si renda impossibile, si ricorre al trapianto da donatore consanguineo HLA compatibile, che è rappresentato in genere da un fratello, tenuto conto che i geni che codificano per il sistema HLA (human 1eucocyte antigens) sono sul cromosoma 6, per cui in un quarto dei casi, il trapianto è possibile. Se, invece, il paziente non ha consanguinei, allora occorre identificare una persona non consanguinea ma strettamente HLA-correlata e disponibile a donare midollo o sangue periferico e l'altra è quella di impiegare il midollo di un donatore consanguineo non proprio perfettamente compatibile. Oggi, con l'avvento dell'informatica, di quella buona (!) è possibile trovare la persona giusta per la donazione su appositi registri on-line, tenuto conto che la probabilità che ciò accada è del 40-50% su 200.000 donatori.
Al ricevente vengono somministrate alte dosi di chemioterapia, con o senza
radioterapia con due principali obiettivi: la distruzione delle cellule neoplastiche
e una distruzione del sistema immunitario di grado sufficiente a evitare il rigetto
dell'allotrapianto ad opera di residue cellule immunologicamente attive dell'ospite.
La scelta dei farmaci per il regime di condizionamento preopearatorio) è standardizzata,
a seguito degli effetti tossici sugli altri organi. Le dosi di doxorubicina non
possono essere aumentate in modo significativo a causa della tossicità cardiaca.
La maggioranza dei regimi di condizionamento includono:
agenti alchilanti come la ciclofosfamide, l'ifosfamide, il busulfano o il melfalan;
inibitori della topoisomerasi II come l'etoposide;
antimetaboliti come la citarabina (ARA - C; nitrosuree come la carmustina
(BCNU). Quando il trapianto allogenico viene eseguito impiegando midollo depleto
di cellule T per abbassare il rischio di GVHD, l'attecchimento non è altrettanto
efficace.
Nel caso di trapianto di midollo autologo, una delle problematiche più diffuse concerne
nel fatto che è necessario purificare il midollo dalle cellule neoplastiche. Si
procede, in genere, con diverse metodiche:
il congelamento, a cui sono particolarmente sensibili le cellule neoplastiche
l'impiego di chemioterapici con cui si incuba il midollo stesso
anticorpi con complemento con immunotossine.
La raccolta dì midollo da un donatore viene denominata espianto. Il midollo
viene prelevato mediante ripetute aspirazioni dalla cresta iliaca posteriore finché
non sia stata rimossa un'adeguata quantità di cellule. Se non si riesce a ottenere
un sufficiente numero di cellule dalla cresta iliaca posteriore, il midollo può
essere prelevato dalla cresta iliaca anteriore e dallo sterno. Talora si ricorre
alla raccolta di cellule staminali dal sangue periferico e viene impiegato il CSF
o fattore di crescita emopoietico, procedendo a ripetute sedute di aferesi.
Quindi si procede con una adeguata profilassi antimicrobica:
per i batteri la profilassi è variabile; in genere si ricorre a levofloxacina per
os; per i funghi a fluconazolo dosato a 100 mg/die per os dal settimo giorno prima
fina all'attecchimento del midollo; per lo pneumocystis carinii si impiega il bactrim
2 misurini per 2 volte la settimana, dall'attecchimento fino a 180° giorno. Infine
per la profilassi antivirale, per herpes simplex si ricorre ad aciclovir 250 mg
per metro quadro dal primo giorno del trapianto in poi, fino ad attecchimento e
a gangiclovir, 5 mg per kg peso per due volte/settimana fino al 100° giorno,