appunti a cura del dott. Claudio Italiano
Stasera,
(articolo scritto 15 anni or sono) venendo di notte al lavoro, ho potuto ammirare gli effluvi delle nostre
industrie e lo smog che si abbatte sulla città ed ho voluto fare una
ricerca per vedere quali possono essere gli effetti deleteri sulla salute da parte
degli inquinanti, con particolare riferimento a quelli industriali, cioè al cosiddetto
smog fotochimico, cioè quello che si incrementa in estate grazie
alle radiazioni ultraviolette, mentre le fabbriche sbuffano in aria pennacchi
nauseabondi di zolfo! L'unica cosa, che mi auguro si attui presto da noi, è di
creare polmoni verdi, cioè barriere naturali contro gli inquinanti, che possano
umidificare l'aria di Milazzo e creare ossigeno, abbattendo polveri nocive e
rumori.
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Rischio
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Bronchite
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Bronchite
cronica: approccio al paziente
fibrosi polmonare
Studi epidemiologici hanno consentito di accertare la prevalenza delle
malattie allergiche respiratorie ed in particolare dell’asma
bronchiale che è aumentata negli ultimi 3 decenni in tutto il mondo occidentale.
Esse dipendono dall’interazione di fattori genetici ed ambientali. Tra questi l’inquinamento
ambientale è di importanza fondamentale, perché nei pazienti che vivono in aree
inquinate le patologie respiratorie sono più frequenti rispetto ai soggetti che
vivono in aree rurali. Dell’asma bronchiale abbiamo già
detto in questo sitoweb, qui diremo che si caratterizza per iperreattività delle
vie aeree con broncospasmo e successiva reversibilità dell’ostruzione bronchiale,
a differenza delle
bronchiti
croniche ostruttive, dove tale processo è irreversibile e, dunque, persiste
sempre uno stato infiammatorio cronico. La risposta individuale agli agenti dell’inquinamento
atmosferico dipende dalla sorgente degli agenti inquinanti e dai componenti dell’inquinamento
stesso e dagli agenti climatici. Per esempio i soggetti asmatici che vivono presso
strade ad alto tasso di traffico veicolare soffrono di esacerbazione di accessi
asmatici e di patologie respiratorie.
Uno studio olandese (Boezen HM, van der Zee SC. Postma DS. Et. Al. Effects of ambient air pollution on upper and lowe respiratory, symptoms and peak expiratory flow children.) ha domostrato che bambini con atopia ed ipereattività bronchiale presentano un rischio aumentato per sintomi respiratori durante episodi di inquinamento atmosferico. Inoltre questo studio documenta una ipereattività bronchiale nei ragazzi con alti livelli di IgE sieriche, che si incrementano del 139% ogni 100 mg di aumento di materiale particolato relativo ad inquinanti nell’aria respirata. Uno studio americano condotto in 6 città (pope A., Thun M., Namboodiri M.et al: Particulate air pollution as a predictor of mortality in a prospective study of U.S. Adults) dopo aver aggiustato i dati in relazione ad altre variabili come il fumo di sigaretta e la mortalità aumentata nelle aree più inquinate ha dimostrato che il traffico veicolare con le polveri che genera inferiori a 10 micron (PM10), il biossido di azotono NO2 e l’ozono O3 rappresentano fattori che influenzano ampliamente la funzionalità polmonare. Inoltre i soggetti sottoposti ad inquinanti ambientali se respirano pollini e spore fungine hanno una maggiore sensibilizzazione allergica ed un livello di interazione maggiore delle reagine o IgE ed i mastociti, con insorgenza di gravi sintomi allergici. Inoltre gli inquinanti atmosferici causano un peggioramento della depurazione mucociliare e possono penetrare nell’epitelio respiratorio.
Ozono: è il più importante componente del cosiddetto smog estivo e
costituisce la componente maggiore degli ossidanti fotochimici ed il 90% dei livelli
totali degli ossidanti delel città assolate dell’area mediterranea. L’O3
è generato da reazioni al suolo di tipo fotochimico che coinvolgono le radiazioni
ultraviolette ed i composti azotati, fra cui l’NO2, principalmente emesso
dalle auto. L’aumento dell’ O3 è responsabile di un deterioramento delle
funzioni polmonari.
Bayram et al. (effect of ozone and nitrogen dioxide on the release of proinfiammatory
mediators from bronchial epithelial cells on nonatopic nonasthmatic subjects and
atopic asthmatic patient in vitro) hanno dimostrato che l’ozono ed il biossido determinano
infiammazione delle cellule delle vie respiratorie, cioè dell’epitelio bronchiale
ed inoltre l’ozono ha effetto di incrementare le risposte indotte da allergeni cosi
come un effetto infiammatorio intrinseco sulle vie aeree degli asmatici allergici,
forse perché facilità la permeabilità e l’ingresso di allergeni inalati e delle
tossine con rilascio di interleuchina IL 1-6-8, TNF ecc. in uno studio su animali
è stato visto che la depurazione mucociliare si riduce. L’azione irritante dell’ozono
è bloccata dall’atropina e ciò suggerisce la via colinergica per questo meccanismo.
Inoltre la presenza di ozono negli ambienti industriali e cittadini favorisce l’aumento
delle morti per asma bronchiale. L’ O3 aumenta i mediatori dell’infiammazione
come IL6, IL8, GM-CSF e fibronectina nel fluido dei BAL, cioè del lavaggio broncoalveolare.
Il biossido di azoto è un precursore dello smog fotochimico. Si trova nell’aria esterna dei centri urbani e nelle regioni industriali e, in cononcomitanza, con l’insolazione, cioè si forma per azione delle radiazioni ultraviolette ed in presenza di idrocarburi induce la produzione di ozono. Anche in casa si possono avere livelli aumentati di biossido di azoto, specie se si utilizza il gas per cucinare ed il riscaldamento a cherosene. E’ un inquinante ossidativo. Insieme ad SO2 il biossido di azoto aumenta la reattività bronchiale dei soggetti asmatici nei confronti degli allergeni inalati, causando una broncocostrizione serrata.
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Il biossido di zolfo od SO2 è generato dalla combustione
di combustibili fossili contenenti zolfo e rilasciati in atomosfera come risultato
soprattutto di attività industriali che utilizzano carbone ed olio combustibili
ad alto tenore di zolfo (vedi centrali termoelettriche!) E’ stato più volte
dimostrato a chiari lettere che induce broncocostrizione acuta in soggetti asmaticia
concentrazioni bene al di sotto di quelle richieste ad indurre questa risposta in
soggetti sani (Sheppard D. Wong SC. Uehara CD, Nadel JA, Boushey HA: lower threshold
and greater bronchomotor responsiveness of asthmatic subjects to sulfur dioxide).
Il fatto grave è che, a differenza di quanto accade per il biossido di azoto, sono
sufficienti brevi esposizioni per causare broncocostrizione severa dopo inalazione
di biossido di zolfo, già dopo basse concentrazioni ad un’ora di esposizione ma
anche già dopo due minuti. La risposta massimale si ha tra 5 e 10 minuti, con periodo
refrattario che dura 30 minuti. Anche in questo caso, studi farmacologici hanno
documentato che si tratta di una mediazione nervosa del sistema colinergico che
causa la broncocostrizione. Si incrementa inoltre anche la risposta verso altri
allergeni ambientali. Ad una concentrazione nell'aria di 8-12 ppm di anidride solforosa
compare irritazione delle vie respiratorie, per concentrazioni di 20-100 ppm irritazione
bronchiale e superando queste dosi, asfissia. Per non parlare delle piogge acide,
là dove l'anidride solforosa si combina con il vapore acqueo e ricade al suolo:
è acqua che poi berremo nelle nostre case e che invece di dissetare le campagne
quale pioggia della "natura naturans" diffonde morte per le piante e le cose. In
letteratura scientifica si riporta che i fumi e l'inquinamento ambientale sono responsabili
di "centinaia di migliaia di attacchi di asma, soprattutto tra i bambini. E poi
bronchiti, malattie cardiache. Tanto costa ogni anno l'inquinamento da traffico
automobilistico in quattro paesi europei: Italia, Francia, Austria, Svizzera. Uno
studio dell'Organizzazione mondiale della sanità su 8 città italiane ha dimostrato
che circa 4.000 morti all'anno erano attribuibili al traffico. E oggi l'autorevole
settimanale scientifico inglese "Lancet" pubblica una ricerca realizzata con gli
stessi criteri in Francia, Svizzera e Austria. I risultati: 20 mila morti all'anno
per l'inquinamento da traffico, con un contorno di 25 mila nuovi casi ogni anno
di bronchite cronica, 290 mila casi di bronchite acuta tra i bambini, mezzo milione
di attacchi d'asma. Di fatto queste ricerche stabiliscono per la prima volta su
basi scientifiche ineccepibili un legame diretto tra quantità dell'inquinamento
da traffico e mortalità.
Il PM atmosferico che costituisce la componente maggiore dell’inquinamento
urbano è una mistura di particelle solide e liquide di origine, dimensioni e composizione
differenti; il PM inalabile può raggiungere dimensioni tra 10 micron e 2,5 e si
definisce PM10 e PM2,5. Il parenchima polmonare trattiene particelle di 2,5 micron,
poiché quelle più grosse raggiungono le prime vie respiratorie, potendo essere eliminate
con l’attività mucociliare. L’inquinamento da polveri è significativamente associato
con l’incremento di mortalità da malattie respiratorie e cardiovascolari, esacerbazioni
di malattie allergiche respiratorie, asma, bronchite cronica ed infezioni del tratto
respiratorio e ricoveri ospedalieri in molte aree geografiche. Inoltre l’OMS stima
che l’inalazione di PM è causa di 500.000 morti ogni anno nel mondo. E’ accertato
che il particolato induce infiammazione ed infezione alveolare che a sua volta induce
infiammazione sistemica che a sua volte è responsabile di uno stato di ipercoagulabilità
del sangue e, dunque, di
eventi cardiovascolari, oltre ad altri fattori di cui abbiamo parlato in questo
sitoweb.
Il particolato incombusto dei motori diesel (DEP) deriva dalla combustione
dei motori diesel che rappresenta fino al 90% della quota dell’aria delle città.
Esso si caratterizza per un nucleo carbonioso in cui sono assorbiti 18.000 differenti
composti organici di alto peso molecolare.i motori diesel emettono fino a 100 volte
in più di particelle rispetto agli altri motori anche se emettono meno CO2
ma fino a 10 volte in più di biossido di azoto. Il Dep causa irritazione del
naso, degli occhi, con
cefalea,
senso di fatica, nausea, produzione di sputo e deterioramento della funzione polmonare.
IL DEP causa incremento delle IgE, cioè delle reagine, ossia degli anticorpi che
stanno alla base della risposta immunologica contro gli allergeni respiratori, con
incremento del numero dei macrofagi alveolari, dei neutrofi e dei linfociti T rispetto
ai controlli nei soggetti esposti continuamente al fumo dei diesel. Il DEP, così,
si è visto che favorisce non solo la proliferazione delle cellule infiammatorie
nei bronchi, ma anche la reattività verso gli allergeni inalati. Diaz e Sancez hanno
condotto per l’appunto uno studio nei soggetti con pollinosi da Ambrosia con incremento
delle IgE totali specifiche per tale polline nel fluido nasale nei soggetti che
erano esposti ai fumi dei diesel. Il fumo dei diesel, inoltre, favorisce la penetrazione
degli allergeni nelle vie respiratorie e perfino la permanenza nell’aria. Inoltre
favorisce la produzione di citochine infiammatorie IL-6, IL-8, GM-CSF. In Europa,
così, il fatto che il 50% delle auto è diesel, per il fatto che tali autoveicoli
sviluppano meno CO2, non ha senso se poi si confronta tale dato con il rischio di
maggiore inquinamento che un motore di tale tipo determina nell’ambiente e con i
danni diretti sulle vie respiratorie.
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