Inquinanti, malformazioni ed ambiente di vita

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osservazioni personali e ricerche del dott. Claudio Italiano

E' stato pubblicato da qualche anno un interessante studio “caso-controllo” sul rischio di malformazioni congenite nel comune di Gela, curato da :

Fabrizio Bianchi1, Sebastiano Bianca2, Fabrizio Minichilli1, Anna Pierini, Mariangela Protti1
1 Consiglio Nazionale delle Ricerche, Sezione di Epidemiologia, IFC, Pisa, 2 Azienda Ospedaliera G. Garibaldi, Servizio di Genetica Medica, Catania
Lo studio mi è piaciuto e ne voglio parlare con i miei navigatori, poichè sono anch'io fermamente convinto che una deposizione continuata nel tempo di inquinanti nei terreni, nelle falde idriche e nell'aria, mare compreso, alla fine è responsabile di un accumulo micidiale di sostanze venefiche che sono alla base della trasformazione cancerogena delle cellule dell'organismo e non solo. Ora è imperativo non soffermarsi più sulle semplici medie e statistiche degli inquinanti, poiché se guardiamo al problema dell'inquinamento ambientale sotto questo aspetto, certamente i signori dell'industria non sono così ingenui da sforare, o almeno lo speriamo, il quantitativo di gas inquinanti e sostanze particolare loro concesso. Tuttavia, ribadiamo, che il problema è sempre lo stesso:La vergogna delle fumatine all'alba con le nubi tossiche di Fantozzi al risveglio, sulla testa dei Milazzesi!
inquinamento x tempo in anni di esposizione
poichè la ricaduta di materiale ed il suo accumulo ambientale nel tempo è sempre responsabile di un danno irreparabile al di là di medie giornaliere e corbellerie simili che si manifesta nelle nuove generazioni, dopo 30-50 anni continuati di esposizione. Nella immagine che vi pubblico, tratta da uno studio che si può reperire su internet e pubblicato dall'ENEA, si evidenzia la ricaduta al suolo di particolato. Cos'è il particolato?
(cfr anche  Rischio di cancro e malformazioni nelle aree del petrolchimico )
Particolato, particolato sospeso, pulviscolo atmosferico, polveri sottili, polveri totali sospese (PTS), sono termini che identificano comunemente l'insieme delle sostanze sospese in aria (fibre, particelle carboniose, metalli, silice, inquinanti liquidi o solidi). Il particolato è l'inquinante che oggi è considerato di maggiore impatto nelle aree urbane, (altro che radon!) ed è composto da tutte quelle particelle solide e liquide disperse nell'atmosfera, con un diametro che va da pochi nanometri a 500 micron. Nel caso degli inquinanti esso è costituito da:
emissioni della combustione dei motori a combustione interna (autocarri, automobili, aeroplani);
emissioni del riscaldamento domestico (in particolare gasolio, carbone e legna);
residui dell'usura del manto stradale, dei freni e delle gomme delle vetture;
emissioni di lavorazioni meccaniche, dei cementifici, dei cantieri;
lavorazioni agricole;
inceneritori e centrale elettriche

Il problema è la penetrazione nelle vie respiratorie di queste sostanze e, di conseguenza, l'insorgenze di problematiche respiratorie, per esempio le bronchite e le neoplasie di cui si è già detto a proposito delle PM10, cioè delle particelle di 10 micron.

In particolare:
Particolato grossolano – particolato sedimentabile di dimensioni superiori ai 10 µm, non in grado di penetrare nel tratto respiratorio superando la laringe se non in piccola parte.
PM10 – particolato formato da particelle inferiori a 10 micron (cioè inferiori a un centesimo di millimetro), è una polvere inalabile, ovvero in grado di penetrare nel tratto respiratorio superiore (naso e laringe). Le particelle fra circa 5 e 2,5 µm si depositano prima dei bronchioli
PM2,5 – particolato fine con diametro inferiore a 2,5 µm (un quarto di centesimo di millimetro), è una polvere toracica, cioè in grado di penetrare profondamente nei polmoni specie durante la respirazione dalla bocca.
Lo studio di cui ci stiamo occupando è stato condotto sulla prevalenza di malformazioni congenite (MC) in nati residenti nel comune di Gela nel periodo 1991-2002 ed ha evidenziato eccessi statisticamente significativi di malformazioni congenite totali:
- spina bifida,
- microcefalia,
- cardiopatia,
- ipospadia
 Si è cercato di capire quali fattori fossero alla base delle malformazioni alla nascita nell'ambito dell'hinterland di Gela, che come sappiamo, è un sito industriale che possiamo ritenere gemello ad Augusta e Priolo, ma anche alla nostra bella Milazzo, se con fosse che noi milazzesi abbiamo un debito insanabile da pagare al Dio Eolo, il re dei venti, che continuamente spazza i fumi delle industrie viciniori verso l'entroterra, sicchè poco o nulla giunge da noi, tranne la notte quando le industrie si sbizzarriscono, ma – dicono- rientrano nella media della norma, anche per i loro figli e se stessi, davanti a Dio ed agli uomini (sic!!). Nell immagine che vedete in questa pagina è raffigurata Milazzo, in uno studio in cui si dimostra la ricaduta dell'anidride solforosa al suolo, per intenderci la puzza di zolfanelli e di bruciato che nelle sere di scirocco o libeccio si sente anche al centro della nostra cittadina. In marrone più o meno scuro viene riportata la densità del materiale di ricaduta al suolo. E' chiaro che tutte queste belle sostanze ce li mangiamo nelle verdure e ce le beviamo!
 Lo studio di cui parliamo, che ci è piaciuto per la serietà con cui è stato condotto, ha valutato:
· i fattori ambientali
· i fattori occupazionali
· le associazioni intercorrenti con le malformazioni in aree industriali, anche simili a quella di Gela.
 Le sostanze tossiche, teratogene, cioè capaci di generare mostri e mutagene, cioè in grado di alterare il DNA della cellula e, di conseguenza, neoplasie ed altro, documentate nel sito industriale di Gela, non come si dice per Milazzo, dove a mio giudizio impropriamente di parla di Radon, sono:
· metalli pesanti,
· solventi cloro
· fosfo-organici,
· PCB,
· composti policiclici aromatici;
· diossine idrocarburi
· ruolo di interferenza endocrina.

  Per valutare se tra i malformati risultati in eccesso vi sia stata una associazione di rischio con esposizioni ambientali, occupazionali o stili di vita, è stato effettuato uno studio epidemiologico caso-controllo.
 Materiale e metodi. Tra i 91 cas di malformazioni eligibili la maggior parte aveva avuto diagnosi di:
· ipospadia, (cioè malformazione dell'apparato urogenitale)
· cardiopatie
· microcefalia
· difetti del sistema nervoso
·  riduzione arti
· onfalocele;
· difetti minori (appendice preauricolare, piede torto posturale, piccoli angiomi e nevi piani e isolati, criptorchidismo, dislocazione congenita dell'anca),
 
Ricaduta di anidride solforosa al suolo a MilazzoLo studio è stato effettuato mediante visita medica specialistica e intervista dei genitori tramite questionario. Il questionario, somministrato a casi e controlli, comprendeva informazioni su: gravidanza, attività lavorativa dei genitori prima e durante la gravidanza, in particolare l'eventuale attività negli stabilimenti industriali gelesi, abitudini alimentari dei genitori, con particolare riferimento ai consumi di acqua e carne, pesce, frutta, verdura. Per questi veniva richiesto il luogo di acquisto (negozio, venditore ambulante, auto-produzione, pesca in proprio) e la frequenza media d'assunzione su base settimanale (carne, pesce) o giornaliera (acqua, frutta, verdura).

Risultati

La cosa sorprendente che è emersa è che  sono risultati forti eccessi di rischio per i consumatori di pesce, frutta e verdura se acquistati da venditori ambulanti o pescati/prodotti in proprio. Questi eccessi sono emersi sia considerando il consumo almeno 2 volte/settimana o 2 volte/giorno sia almeno 1 volta/settimana o 1 volta/giorno. L'occupazione materna era prevalentemente casalinga, quella paterna ha evidenziato una maggiore presenza dei casi nel settore agricolo. L'occupazione sporadica di casi e di controlli presso il petrolchimico non permetteva valutazioni utili. Risultati in maggior dettaglio non sono al momento divulgabili in quanto oggetto di procedimento attivo da parte della locale Procura della Repubblica.

Conclusioni

I risultati sui consumi alimentari sono evocativi di un possibile effetto sul rischio riproduttivo del consumo di pesce, frutta e verdura acquistati da venditori ambulanti o pescati/prodotti in proprio, potenzialmente interessati da contaminanti ambientali locali, sia impiegati dall'uomo (es. pesticidi), sia rilasciati nell'ambiente. Nonostante l'impossibilità di distinguere gli effetti delle due potenziali fonti di contaminazione e i possibili problemi di distorsione e misclassificazione tipici dello studio retrospettivo, i risultati conseguiti rappresentano un segnale di preoccupazione a carico della catena alimentare e dei possibili effetti sulla salute.

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