appunti del dott. Claudio Italiano
Gli anziani rappresentano una parte rilevante della popolazione diabetica ma non vi sono studi relativi al loro trattamento nutrizionale nonostante con l'età si riduca il fabbisogno calorico, si modifichi la composizione corporea e di conseguenza siano diversi gli strumenti ed i criteri di valutazione nutrizionale rispetto all'adulto. Il BMI ottimale per l'anziano si colloca nella fascia del sovrappeso per l'adulto ed il rischio di malnutrizione indotta da restrizioni dietetiche è elevato, anche in pazienti obesi. Si peggiorano infatti le carenze vitaminiche e minerali, l'osteoporosi e la sarcopenia, spesso associata alla obesità (obesità sarcopenica), con aumento di morbilità e disabilità. Il calo ponderale involontario ed incontrollato deve essere evitato. La dieta mediterranea, in grado di migliorare i fattori di rischio cardiometabolico, può essere applicata anche al diabetico anziano ed è in grado, meglio di altre, di preservare lo stato nutrizionale con migliori sopravvivenza e qualità di vita. Vanno associati l'esercizio fisico per prevenire la sarcopenia ed una integrazione di calcio e vitamina D nel caso di restrizione calorica, che deve comunque essere moderata. Limitate e ben ponderate devono essere anche le restrizioni di lipidi, proteine e sodio in caso di dislipidemia, ipertensione, insufficienza renale o cardiaca spesso coesistenti.
La chirurgia bariatrica non ha ancora una collocazione definita per l'anziano. Dai dati esistenti, essa induce gli stessi risultati metabolici ottenuti nell'adulto ma è gravata da maggiori morbilità e mortalità postoperatorie ed ha avuto finora un utilizzo limitato nella terapia dell'anziano diabetico Introduzione. Oltre la metà della popolazione assistita dalle strutture diabetologiche in Italia ha una età superiore ai 65 anni e può quindi essere considerata anziana. Con l'età si riduce il fabbisogno energetico, sia basale - legato a diminuzione della massa magra (sarcopenia)- che totale - per progressiva riduzione della attività fisica. A ciò spesso si associa una riduzione dell'apporto calori-co per riduzione dell'appetito o per problemi vari legati alla acquisizione o all'utilizzo del cibo.
Ne consegue che il rischio maggiore nell'anziano è rappresentato non tanto dall'obesità, legata spesso alla ridotta richiesta energetica in presenza di un apporto costante, quanto dalla malnutrizione intesa sia come deficit calorico che di micronutrienti. La malnutrizione per difetto è infatti causa di disabilità, morbilità e mortalità ad un livello maggiore di quello rappresentato dalla malnutrizione per eccesso e questo giustifica la cautela con cui viene raccomandata la perdita di peso nell'anziano. Ad oggi non esistono studi su interventi nutrizionali nell'anziano diabetico e indicazioni recenti sia della American Diabetes Association (ADA) che di associazioni geriatriche europee ed internazionali suggeriscono di evitare restrizioni in grado di determinare malnutrizione, aggravare la sarcopenia e la demineralizzazione ossea. Il diabete dell'anziano infatti è spesso associato ad ipertensione e/o dislipidemia e questo induce ulteriori limitazioni ad una dieta già limitata sia come quantità che come varietà di cibo per le problematiche legate all'età, in un momento della vita in cui i vantaggi di un approccio nutrizionale restrittivo non sono dimostrati. Scopo di questo lavoro è di fornire indicazioni su come adattare al diabetico anziano la valutazione dello stato nutrizionale e le indicazioni relative allo stile di vita evitando in tal modo all'anziano i rischi legati alla automatica applicazione degli strumenti utilizzati nel diabete dell'adulto.
visita: Un Medico per Tutti
Con l'età si verificano una riduzione fisiologica della massa magra (muscolo e osso) e dell'acqua totale con un contestale aumento della massa grassa ed una sua prevalente localizzazione a livello addominale. A ciò si associa una progressiva riduzione della statura e questo rende l'Indice di Massa Corporea (BMI) inadatto a valutare lo stato nutrizionale dell'anziano in quanto lo sovrastima e un BMI stabile in un anziano la cui statura si riduce rischia di mascherare una malnutrizione. È stato calcolato che il falso aumento del BMI dovuto a riduzione della statura è di 0.7 per gli uomini e di 1.6 per le donne a 70 anni e di 1,4 e di 2,6 rispettivamente a 80 anni. Se a ciò si aggiunge la localizzazione "ectopica" addominale dell'adipe, la circonferenza addominale - misura di tipo qualitativo rispetto al BMI che è quantitativo - risulta più precisa per la valutazione dello stato nutrizionale dell'anziano. Nella pratica ambulatoriale spesso ci si limita alla misurazione di peso, statura e circonferenza addominale ma è possibile eseguire anche una valutazione nutrizionale più appro-fondita utilizzando il Mini-Nutritional Assessment (MNA), specifico per l'anziano, composto da due parti: screening e valutazione. Il test è in grado di identificare i soggetti malnutriti e quelli a rischio di malnutrizione e di fornire quindi l'indicazione ad un intervento nutrizionale. Alla variazione della composizione corporea si associa una riduzione del fabbisogno energetico, anche basale, stimata in un 1-2% per decade o in un 5% (corretto per la massa magra) rispetto al giovane adulto. In pratica la riduzione del fabbisogno basale è di 1.66 Kcal/m2/h /decade e la riduzione della spesa energetica per attività fisica è di 200 Kcal/die dai 45 ai 75 anni e di 500 Kcal/die dopo i 75 anni.
La sarcopenia è una sindrome caratterizzata da perdita di massa e di forza muscolare progressiva e generalizzata associata ad un rischio aumentato di esiti sfavorevoli quali disabilità fisica e ridotta qualità di vita. La forza non dipende solo dalla massa muscolare e la relazione fra le due variabili non è lineare per cui nella definizione di sarcopenia si raccomanda di considerarle entrambe. La prevalenza di sarcopenia aumenta con l'età fino ad interessare il 50% degli ultra-ottantenni' e spesso si associa alla obesità in un circolo vizioso che attraverso inattività fìsica, insulinoresistenza, produ-zione di citokine, aggrava l'accumulo di massa grassa e la perdita di massa magra con progressivo aumento di morbilità e disabilità. L'obesità sarcopenica dell'anziano è considerata un importante problema di salute pubblica ed è stata definita "la confluenza di due epidemie".Nell'anziano, come nell'adulto, l'obesità è patogena ma la morbilità, la disabilità e la mortalità sono correlate alla circonferenza addominale e non al BMI. Quando vie-ne utilizzato il BMI infatti, si osserva che il "peso ideale" rispetto alla mortalità è rappresentato da un valore compreso fra 25 e 30 Kg/m2- a conferma del fatto che il BMI-sovrastima il peso a causa della riduzione di statura che si verifica con l'età. La circonferenza addominale è meno condizionata dalla statura e correla con la obesità viscerale e con il rischio cardiometabolico ad essa legato. È ampiamento dimostrato il ruolo del calo ponderale nella prevenzione del diabete, non altrettanto lo è nella cura del diabete tipo 2 nonostante la raccomandazione di calare di peso sia usuale nella pratica. La recente sospensione dello studio look AHEAD per mancanza di beneficio sugli endpoints macrovascolari derivanti da un intervento sullo stile di vita in grado di indurre e mantenere un calo ponderale e un miglioramento dei fattori di rischio cardiovascolare (escluso il colesterolo LDL) in diabetici tipo 2 sovrappeso od obesi, getta ulteriori om-bre sulla reale efficacia della perdita di peso in questi pazienti. Nell'anziano, e nello studio look AHEAD erano arruolati pazienti con età fino a 76 anni che potrebbero fornire risultati sull'efficacia del miglioramento dello stile di vita relativi all'età avanzata, resta per ora la difficoltà di valutare con equilibrio vantaggi e rischi della restrizione calorica e del calo ponderale.
Da quanto finora esposto emerge la necessità di una attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio legato all'intervento nutrizionale nell'anziano in cui coesistono patologie diverse suscettibili ognuna di trattamento dietetico, ma per nessuna di esse esistono indicazioni nutrizionali specifiche per la tarda età. Ciò nonostante, la comorbilità espone spesso l'anziano a "veti dietetici incrociati" con un notevole aumento del rischio di malnutrizione. Le diete storiche, tanto sgradite quanto spesso inutili per l'anziano, sono:
- dieta senza sale per ipertensione
o scompenso cardiaco;
- dieta ipoglucidica con l'escusione di zuccheri semplici per il diabete tipo 2;
dieta ipolipidica per l'ipercolesterolemia;
- dieta fortemente ipoproteica per l'insufficienza renale cronica.
Queste diete vanno sostituite secondo più moderni principi nutrizionali'17', ma
vanno anche sorvegliati i pazienti nella loro realizzazione in pratica, con:
- Dieta bilanciata di circa 30 Kcal/Kg con il 50-55% delle energia totale fornita
dai carboidrati, con 25-30 g/die di fibre e preferenza per gli acidi grassi mono-polinsaturi,
suddivisa in tre pasti, per il diabete.
- Restrizione calorica moderata (da 500 a 750 kcal/d rispetto alla dieta abituale)
accompagnata ad una attività fisica regolare (per evitare perdita di massa magra)
se il diabetico tipo 2 è anche obeso.
- Ridotto apporto di sodio (100-120 mmol/die, pari a 5-6 g di sale) per l'ipertensione
resistente e lo scompenso cardiaco.
- Restrizione proteica moderata (0.8-1.0 g/kg/ die) per l'insufficienza renale cronica
predialitica. Una eccessiva restrizione di sodio può indurre anoressia mentre la
restrizione proteica è causa di malnutrizione; il colesterolo rappresenta un fattore
indipendente di mortalità cardiovascolare anche dopo i 65 anni ma tale correlazione
tende ad indebolirsi con l'età per cui, nonostante la fobia dell'ipercolesterolemia
spesso presente in questi pazienti, i benefici di una restrizione del colesterolo
dietetico nei più anziani restano controversi. I vantaggi invece della restrizione
calorica e di un calo ponderale anche modesto, sono gli stessi osservati nei più
giovani, con l'aggiunta della possibilità di sospendere alcuni farmaci o ridurne
il dosaggio".
Nel capitolo dedicato all'anziano della recente guida alla terapia nutrizionale
del diabetico della ADA viene raccomandato lo stesso apporto di carboidrati e di
proteine indicato per il diabetico adulto e una riduzione delle fibre, mentre non
vi sono indicazioni sulla quota di lipidi. Viene inoltre sottolineata la necessità
di evitare il calo di peso involontario che si associa ad un aumento di morbilità
e mortalità" ed un autorevole statement sul diabete nell'anziano di pubblicazione
recente raccomanda di evitare restrizioni caloriche a partire dai 70 anni di età'.
Anche alla luce di queste considerazioni, per la nostra popolazione diabetica anziana
la dieta mediterranea tradizionalmente intesa, che si è dimostrata più efficace
di altre - diete popolari o proposte da società scientifiche - nel controllare la
più parte dei fattori di rischio cardiometabolico presenti anche nell'anziano e
di differire l'inizio del trattamento farmacologico del diabete', appare ad oggi
la miglior proposta possibile', sia per la salvaguardia dello stato nutrizionale
che per la qualità di vita e la sopravvivenza. Ancora aperti restano il possibile
ruolo della nutrizione nella prevenzione e nel trattamento della sarcopenia e
la necessità di supplementare la dieta dell'anziano con micronutrienti, in particolare
calcio, vitamina B12 e vitamina D. Lo European Working Group on Sarcopenia in Older
People (EWGSOP) si è posto una serie di domande sul possibile ruolo sulla sarcopenia
di macronutrienti (proteine e aminoacidi in particolare), di micronutrienti (vitamina
D), dell'aggiunta di integratori ed anche del timing dei pasti, domande ad oggi
ancora senza risposta. Una dieta ricca di proteine viene raccomandata sia nell'obesità
sarcopenica, con l'obiettivo di ridurre appetito e apporto calorico ottenendo perdita
di massa grassa con risparmio di massa magra, che nella sarcopenia per incrementare
la sintesi proteica, la massa e la forza muscolare. La questione resta aperta ma
un apporto proteico di 1,6 g/Kg/die ha determinato una maggior risposta ipertrofica
muscolare rispetto all'apporto raccomandato di 0,8 g/Kg/die e più recentemente
è stato dimostrato che 3 pasti contenenti ciascuno 25-30 g di proteine, meglio se
addizionate di leucina, sono in grado di incrementare al meglio la sintesi proteica
muscolare, sottolineando l'importanza di una equilibrata distribuzione delle proteine
nei 3 pasti piuttosto che del loro apporto complessivo. Una regolare attività fisica,
sia di tipo aerobico che di stretching e di rafforzamento è importante per preservare
la massa muscolare e quella ossea durante il calo ponderale e tale attività può
essere svolta anche dai più anziani. Gli esercizi di resistenza sono superiori alla
sola attività aerobica per il trofismo muscolare e nel diabetico di tipo 2 associano
all'aumento della forza muscolare un miglioramento del compenso metabolico maggiore
di quello ottenuto con la sola dieta. Calcio, vitamina D e vitamina B12 erano collocati
nella bandierina posta sopra la piramide alimentare per gli anziani USA, piramide
poi sostituita dal myplate, allo scopo di richiamare l'attenzione sul fatto che
spesso le diete dell'anziano sono carenti di questi nutrienti, ma non vi sono indicazioni
relative ad una loro supplementazione, salvo assicurare un apporto di 1500 mg di
Calcio e 1.000 UI di vitamina D al giorno in caso di diete ipocaloriche. Ulteriori
studi sono anche necessari per definire il ruolo del supplemento di vitamina D
nel controllo dell'iperglicemia e nella prevenzione del diabete nell'anziano: adeguati
livelli di vitamina D possono contribuire ad invertire il trend di maggior incidenza
di diabete mellito e delle sue complicanze. Più in generale è dimostrato che calcio
e vitamina D sono importanti per la salute dell'osso ed al momento non esistono
prove di altri benefici derivanti dalla loro assunzione: livelli più alti non si
accompagnano a maggiori benefìci, anzi sono stati associati a problemi di salute,
mettendo in discussione il detto "di più è meglio".
Nell'anziano non c'è ancora accordo su sicurezza ed efficacia della chirurgia
bariatrica che quindi va considerata solo in circostanze eccezionali. In una recente
casistica dell'Università di Minneapolis la mortalità a 30 giorni dall'intervento
negli over 65 anni è stata dello 0,4%, da 2 a 3 volte maggiore di quella osservata
nelle età inferiori, la degenza è stata più lunga solo dopo gli interventi in open
ed i predittori di peggiore esito erano il sesso maschile, un BMI>55 e la presenza
di diabete; nonostante questi dati il rischio veniva considerato accettabile per
anziani accuratamente selezionati e che l'età da sola non deve rappresentare una
controindicazione assoluta alla chirurgia bariatrica, posizione condivisa da altri.
I risultati del gruppo italiano LAP-BAND riferiti all'età>60 anni mostrano una mortalità
simile a quello dello studio precedente (0,46%), un calo ponderale meno importante
nel lungo termine ed un miglioramento delle comorbidità ad un anno in percentuale
inferiore ai più giovani solo per ipertensione arteriosa e osteoatrosi, ma non per
diabete, dislipidemia e apnee del sonno.
L'anziano diabetico è innanzitutto un anziano per il quale esistono specifici
strumenti e criteri di valutazione nutrizionale che sono diversi da quelli utilizzati
nell'adulto. Con l'età si riduce il fabbisogno energetico per riduzione della attività
fisica e della massa muscolare con aumento della massa grassa ma ciò non deve indurre
a provvedimenti dietetici immotivatamente restrittivi, sia in senso quantitativo
che qualitativo: un anziano, anche se classificato come sovrappeso od obeso, può
essere malnutrito (obesità sarcopenica) e la coesistenza di fattori di rischio o
di comorbilità cardiovascolare non deve portare alla prescrizione, spesso in contemporanea,
delle varie diete "ipo...". Per la maggior parte dei diabetici anziani una alimentazione
di tipo mediterraneo rappresenta la migliore scelta nutrizionale; in caso di restrizione
calorica viene raccomandata l'integrazione con calcio e vitamina D per la salvaguardia
del trofismo osseo mentre per il mantenimento della massa muscolare appare più importante
l'attività fisica rispetto ad un incremento dell'apporto proteico. I benefici della
chirurgia bariatrica nell'anziano sono in larga parte sovrapponibili a quelli ottenuti
nell'adulto obeso, in particolare sulla remissione del diabete, a fronte di rischi
contenuti in termini di complicanze chirurgiche e di mortalità, quando gli interventi
sono eseguiti in centri ad alta esperienza e su pazienti selezionati. Le casistiche
di anziani operati aumentano percentualmente come nelle altre fascie di età ed è
ipotizzabile che la chirurgia bariatrica si aggiungerà in breve alle (scarse) opzioni
terapeutiche finora disponibili per l'anziano diabetico obeso.
index diabetologia