Diabete di che cosa parliamo?

 

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L'epidemia del terzo millennio, il diabete

Stiamo parlando della epidemia del terzo millennio, almeno fino a quando vivremo seduti, al lavoro, stressati, senza muoverci mai, procedendo con le automobili e mangiando veloce e male.asimo Solo i robot, che lavoreranno per noi, potranno risolvere il problema del nostro diabete.

Un tempo, quando il lavoro era a braccia, la gente mangiava poco, molte verdure e cibi sani, senza grassi ed oli fritti; essi si muovevano a piedi, zappavano la terra, lavoravano sempre con la forza delle loro braccia ed il diabete non esisteva. Solo i ceti agiati soffrivano di diabete, di gotta e le donne di scoliosi, perchè la moda imponeva loro di vestire con abiti attillati che coprivano tutto il corpo, fino al collo. Poi qualcuno capì che il sole era importante per la calcificazione delle ossa  e la vita all'aria apera rinforzava il corpo e lo spirito.

 

Nell'arco dell'ultimo secolo il quadro delle malattie più comuni nel mondo sviluppato si è molto modificato. Fino alla metà del secolo scorso le malattie più diffuse, temibili, erano quelle causate da agenti infettivi: la tubercolosi, le polmoniti, il tifo intestinale, la poliomielite. Malattie acute che la scoperta della penicillina, e poi di altri grandi antibiotici, e i vaccini hanno di fatto risolto con un conseguente allungamento della vita media. Negli anni '50-70, gli infarti ed i tumori sono diventati le prime cause di morte degli uomini e delle donne, e tuttora lo sono, anche se in modi ed in quantità molto diverse da prima.

Anche in questo caso il progresso della scienza medica ha modificato la vita dei pazienti. Nuovi farmaci, interventi chirurgici sempre più avanzati e strumenti diagnostici ed organizzativi sempre più raffinati hanno ridotto sensibilmente la mortalità per le malattie cardiovascolari acute e per le neoplasie. La storia dei progressi medico-scientifici, tuttavia, non ci deve trarre in inganno: tutti questi miglioramenti ci hanno portato oggi a saper trattare sempre meglio un gran numero di patologie. Ma trattare non vuol dire guarire. E questo il principale motivo per cui oggi ci troviamo di fronte ad un numero progressivamente crescente di malattie croniche. Croniche significa che non guariscono, che durano per tutta la vita, che accompagnano la persona ogni giorno. E, come ormai sappiamo bene, che possono provocare gli episodi di acuzie che così bene combattiamo, ma che sarebbe ancora meglio riuscire a prevenire.

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Diabete, che cosa vuol dire?

La malattia definita "diabete" è un difetto del nostro motore a bruciare la sua benzina". Mi fa piacere che questo mio concetto " del motore e della benzina" l'ho riascoltata in un congresso, quando un relatore, a cui era piaciuta questa mia osservazione, riprese questo mio concetto pratico  che io, a mia volta, avevo appreso dal mio grande prof. Macaione di biochimica. Può sembrare un concetto paradossale ma se assumiamo che il nostro organismo funziona come un'automobile, che per muoversi ha bisogno del carburante, ovvero di glucosio al posto della benzina che bruciata produce energia, allora la nostra benzina sono gli alimenti ed il motore che brucia la benzina sono le cellule di tutto l'organismo, dove il glucosio entra e viene combusto.

 L'esempio un po' grossolano serve per capire al volo che i cibi che noi mangiamo contengono fondamentalmente tre elementi in grado di produrre energia: le proteine, i grassi e gli zuccheri.

 

La benzina super dell'organismo

Ma l'organismo considera come "benzina super" gli zuccheri ed in particolare uno zucchero molto semplice, il glucosio, che viene assorbito attraverso l'intestino e sciolto nel sangue. Dal sangue il glucosio per essere "bruciato" e produrre energia deve entrare in ogni cellula e "bruciare" secondo processi chimici, altamente energetici, con produzione di calore ed energia. Il processo, chiaramente, non è esplosivo come nel caso del motore a scoppio!  Quando il glucosio si abbassa nel sangue, anche l'organismo tende a "spegnersi" e ci sono certe persone che soffrono del calo degli zuccheri, nella tarda mattinata, specie se hanno fatto una scarsa e frettolosa colazione.  L'ingresso del glucosio dentro le cellule non è un meccanismo semplice: esiste una specie di "porta" obbligatoria attraverso la quale deve passare, una porta che ha anche un nome, si chiama Glut 4, e che ha una specie di "serratura" che può essere aperta solo in presenza di una sostanza, un ormone, l'insulina, che funziona come una "chiave di accesso" per fare scattare la serratura ed aprire la porta Glut 4. L'insulina è una grossa proteina prodotta da una speciale ghiandola che si trova nel pancreas, fatta di specifiche cellule che "sentono" la quantità di glucosio che gira nel sangue e, in presenza di quantità aumentate, come dopo un pasto, aumentano la loro capacità di secrezione dell'ormone. Il diabete è proprio la condizione in cui questo meccanismo non funziona: il paziente diventa come quel ricco che ha perso la chiave del suo scrigno. Troppo glucosio a disposizione ed incapacità ad assimilarlo dentro le cellule.

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La cura del diabete, per avere qualche idea

La cura del diabete consiste, appunto, nel fare funzionare nuovamente questa chiave di accesso dentro la toppa, cioè l'insulina, per fare scattare il meccanismo che conduce il carburante dentro le cellule. Talora la chiave la abbiamo persa per esaurimento della beta cellula che non produce la "chiave" insulinica e dobbiamo introdurla da fuori con le iniezioni di insulina; altre volte la serratura funziona male (fenomeno dell'insulino-resistenza) ed occorre sbloccare la toppa (farmaci insulinosensibilizzanti, es. metformina e pioglitazone). Adesso esiste una nuova classe che fa eliminare con le urine il glucosio nel sangue in eccesso (farmaci inibitore del recettore SGLT2). È stato ormai dimostrato da tutta la ricerca clinica e scientifica che la presenza di iperglicemia cronica nel tempo provoca un danno alla circolazione: infatti il diabete è considerata la "malattia dei vasi con la glicemia elevata". Ad essere danneggiate sono le pareti dei vasi sanguigni, in particolare delle arterie, piccole o grandi che siano, e dei vasi capillari. Il danno consiste in un lento e progressivo indurimento delle pareti dei vasi, ulteriormente aumentato dall'ipertensione (pressione arteriosa alta) e dall'eccesso di grassi circolanti (colesterolo, trigliceridi). Si formano sulle pareti delle "placche", il cui nome scientifico è "ateromi", che non solo riducono la possibilità di passaggio del sangue, ma che spesso creano delle vere e proprie "ferite" interne, che possono andare incontro ad infiammazione e a "trombosi", ossia completa occlusione. Una trombosi in un'arteria coronarica provoca l'infarto, in un'arteria del cervello provoca un ictus, in un'arteria delle gambe può portare anche all'amputazione di un arto.
 

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Due tipi di diabete + il diabete in gravidanza


Il diabete di tipo 1 è la condizione in cui si verifica un'importante infiammazione delle cellule del pancreas, che progressivamente muoiono non riuscendo a produrre più insulina. Nel diabete di tipo 1 l'unica possibilità di cura è quella di sostituire dall'esterno la mancanza dell'ormone con le iniezioni di insulina necessarie per mantenere la funzione vitale delle cellule dell'organismo. Questa forma di diabete che crea di fatto un '" insulina-dipendenza" è anche conosciuto come "diabete giovanile", perché è molto più frequente in età evolutiva, o addirittura infantile, anche se oggi sappiamo che può presentarsi, sebbene in misura molto minore, anche in età adulta. Dal punto di vista scientifico la causa della grave infiammazione pancreatica che provoca la morte delle cellule che producono l'insulina è singolare: si tratta di un "errore" geneticamente determinato dell'organismo, che non riconosce come proprie quelle cellule e mette in atto una specie di "rigetto" nei loro confronti. È quella che in medicina si chiama "autoimmunità" e che, in realtà, è il meccanismo di numerose altre malattie. L'ereditarietà di questa forma di diabete consiste proprio nella predi-sposizione genetica a sviluppare l'autoimmunità: non si eredita la malattia, ma la tendenza a formare anticorpi contro se stessi. Il diabete di tipo 1 rappresenta circa il 10% di tutti i casi di diabete. Il diabete di tipo 2 è la forma più diffusa in tutto il mondo, nei Paesi sviluppati ma anche in quelli in via di sviluppo, ed è in progressiva crescita dovunque. In questo caso l'insulina viene prodotta dal pancreas, in misura un po' minore del normale.

 

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Insulinoresistenza, non ricevere il segnale "insulina"

L'insulina prodotta in queste persone, tuttavia, non riesce a svolgere tutti i suoi compiti dando luogo a quella che viene chiamata: "insulino-resistenza". Vale a dire che in "periferia", cioè nel fegato, nei tessuti, nel muscolo, negli organi, il segnale insulinico non è recepito ed occorre che il pancreas "alzi il volume" della insulina, implementandone la produzione per "farsi ascoltare in periferia". In questa maniera nelle prime fasi della condizione diabetica, il pancreas riesce ancora a mantenere la glicemia nei range, ma a discapito di un'eccessiva produzione ormonale, fino ad arrivare all'esaurimento della beta-cellula.

 In questo caso una particolare condizione genetica, ereditaria, tende a far accumulare molti grassi nell'addome e questo eccesso di grasso fa sì che l'insulina non funzioni come dovrebbe. Il risultato è ancora una volta la difficoltà del glucosio a passare dentro le cellule per essere bruciato e una quantità eccessiva di glucosio che ristagna all'interno della circolazione sanguigna. L'organismo cerca allora di produrre più insulina, e per un po' ci riesce, ma ad un certo punto la capacità delle "insule pancreatiche" non è più in grado di rispondere alle necessità.

Questo tipo di diabete, detto anche "diabete dell'adulto" o "non insulino-dipendente", non obbliga la sostituzione dall'esterno dell'ormone mancante e compare in genere solo dopo i 40 anni, o, molto spesso, solo nelle ultime decadi di vita delle persone. In Paesi dove si assiste, da molti anni, ad una crescente presenza di obesità per un'alimentazione incongrua anche in età infantile o adolescenziale, il diabete di tipo 2 sta iniziando a presentarsi anche nelle fasce di età più giovane, con problematiche sanitarie di rilevante importanza. Il diabete gestazionale è una forma che compare durante la gravidanza, quasi sempre senza alcun sintomo da parte della donna, ma che viene scoperto durante i normali esami che si eseguono nel corso della gestazione.

E' molto importante che venga eseguito un test di diagnosi del diabete gestazionale nelle donne in gravidanza, specie se esiste familiarità per il diabete, dal momento che questa forma di diabete può essere molto pericolosa per il bambino, sia per il rischio molto alto di aborto, sia per le possibili malformazioni fetali alla nascita. Quasi sempre il diabete gestazionale scompare dopo il parto, ma le donne che hanno avuto questa forma di diabete hanno un'elevata probabilità di diventare poi diabetiche successivamente.

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