Sarcomi, che cosa sono, come trattare
- Gastroepato
- Oncologia
- Sarcomi, che cosa sono, come trattare
-
Le metastasi ossee
-
Tumori ossei
-
Tumori ossei osteogenici
-
condromi e condrosarcomi
appunti del dott. Claudio Italiano
Incidenza ed epidemiologia
I
sarcomi ossei sono più rari di quelli dei tessuti molli; costituiscono solo lo
0,2% di tutte le neoplasie e nel 1996 si sono verificati circa 2500 nuovi casi
negli Stati Uniti. Alcune lesioni ossee benigne hanno una potenzialità di trasformazione
maligna. Gli encondromi e gli osteocondromi possono trasformarsi in condrosarcomi;
la displasia fibrosa, gli infarti dell'osso e la malattia ossea di Paget possono
dare origine all'istiocitoma fibroso maligno o all'osteosarcoma.
Classificazione
Tumori benigni
I tumori ossei benigni più comuni, tutti di origine cartilaginea, sono l'encondroma,
l'osteocondroma, il condroblastoma e il fibroma condromixoide. Mentre l'osteoma
osteoide e l'osteoblastoma sono di origine ossea, il fibroma e il fibroma desmoplastico
originano dal tessuto fibroso; l'emangioma è di derivazione vascolare, mentre
il tumore a cellule giganti ha un'origine ignota.
Tumori maligni
I tumori maligni più comuni dell'osso sono i tumori che originano dalle plasmacellule.
I quattro tumori maligni di origine non emopoietica sono l'o-steosarcoma, il condrosarcoma,
il sarcoma di Ewing e l'istiocitoma fibroso maligno. Tumori maligni rari sono
il cordoma (che prende origine dalla notocorda), il tumore maligno a cellule giganti,
l'adamantinoma (di origine sconosciuta) e l'emangioendotelioma (di origine vascolare).
Osteosarcoma
L'osteosarcoma,
che costituisce circa il 45% di tutti i sarcomi ossei, è una neoplasia a cellule
fusiformi che produce sostanza osteoide (osso non mineralizzato) oppure osso.
In Italia, l'incidenza dei tumori primitivi dell'osso si attesta intorno a 0,8-1
caso per 100.000 abitanti, quindi si calcola vi siano circa 500 nuovi casi di
tumori maligni primitivi dell'osso per anno. Tra questi, la percentuale degli
Osteosarcomi è attorno al 20-25 %. E’ il tumore maligno primitivo dell'apparato
scheletrico più frequente in età pediatrica e giovanile adulta. Nel Registro dei
Tumori Maligni Primitivi dell'Osso degli Istituti Ortopedici Rizzoli l’ età mediana
dei pazienti inseriti è di 19 anni. Circa il 60% di tutti gli osteosarcomi si
verifica in bambini e adolescenti nel secondo decennio di vita, mentre il 10%
circa colpisce soggetti nel terzo decennio di vita. In generale, i sarcomi che
si manifestano nel quinto e sesto decennio di vita sono secondari a radioterapia
o a trasformazione maligna di lesioni ossee benigne, come la malattia ossea di
Paget. I maschi sono colpiti con una frequenza da 1,5 a 2 volte superiore rispetto
alle femmine.
L'osteosarcoma
ha una predilezione per le metafisi delle ossa lunghe e i segmenti ossei più colpiti
sono l'estremità distale del femore, la tibia e l'omero prossimale. L'unica relazione
certa di causa-effetto esiste per l'esposizione a radiazioni. Una precedente e
prolungata esposizione a radiazioni in seguito a radioterapia per altre forme
tumorali è, infatti, responsabile dell'insorgenza di circa il 4% degli OS.
Oltre alle radiazioni, l'altro fattore per il quale sia stato accertato un
sicuro coinvolgimento nell'insorgenza dell'OS sono le anomalie genetiche specifiche
(mutazioni e/o delezioni) a carico di geni oncosoppressori, tra cui il gene P53
(localizzato nella regione cromosomica 17p13). Infatti, nei pazienti affetti da
OS, mutazioni o delezione parziale o completa del gene P53 sono stati rilevati
in circa il 30-50% dei casi, indicando come queste alterazioni genetiche giochino
un ruolo di primo piano nella tumorigenesi di questa neoplasia.
La classificazione dell'osteosarcoma è complessa, anche se il 75% di questi
tumori rientra nella categoria "convenzionale o classica", comprendente gli osteosarcomi
osteoblastici, condroblastici e fibroblastici. Il restante 25%
viene classificato nella categoria "varianti" in base a: 1) caratteristiche cliniche
- è il caso dell'osteosarcoma della mascella, dell'osteosarcoma post-radioterapia
e dell'osteosarcoma di Paget; 2) caratteristiche morfologiche, come nell'osteosarcoma
teleangectasico, nell'osteosarcoma a piccole cellule e nell'osteocitoma fibroso
maligno; 3) sede, come nell'osteosarcoma paraostale o periostale. La diagnosi
in genere richiede una valutazione sintetica delle caratteristiche cliniche,
radiologiche e morfologiche.
Clinica del paziente con tumore osseo
I
pazienti si presentano tipicamente con dolore e tumefazione della zona interessata,
VES aumentata e fosfatasi alcalina aumenta (cfr enzimi).
Non di rado si possono avere fratture patologiche. All'esame radiologico si osservano:
una lesione distruttiva con aspetto tarlato in genere nella metafisi,
b) una reazione periostale lamellare caratterizzata da spiccie (aspetto
"a ustione solare")
c) un manicotto di osso periostale neoformato al margine della massa di tessuto
molle (triangolo di Codman).
d) Aree litiche nelle forme litiche
e) Aree condensanti
f) aspetto misto
Per definire il grado di distruzione ossea e il livello di calcificazione del
tumore primitivo l'esame di scelta è la TC, mentre per delineare l'estensione
intramidollare e nei tessuti molli si ricorre preferibilmente alla RM. Per mettere
in evidenza metastasi polmonari si effettuano una radiografia e una TC del torace.
Le metastasi ossee sono evidenziate dalla scintigrafia ossea. Quasi tutti gli
osteosarcomi sono ipervascolarizzati. L'esame angiografico non è utile per la
diagnosi, ma è il test più sensibile per valutare la risposta alla chemioterapia
preoperatoria. La diagnosi istopatologica si ottiene mediante un'agobiopsia, quando
possibile, o una biopsia a ciclo aperto con incisione appropriata, che non comprometta
una futura resezione chirurgica conservativa. La maggior parte degli osteosarcomi
ha un alto grado di malignità. Il fattore prognostico più importante per la sopravvivenza
a lungo termine è la sensibilità alla chemioterapia.
La sopravvivenza a 2 anni
nei casi trattati con la sola chirurgia è inferiore al 20%. L'efficacia della
chemioterapia risulta definita meglio nell'osteosarcoma che nel sarcoma dei tessuti
molli. Studi prospettici randomizzati hanno dimostrato che la chemioterapia adiuvante
migliora la sopravvivenza dei pazienti. Quindi, il procedimento attuale migliore
prevede la chemioterapia preoperatoria, seguita dalla chirurgia conservativa
(che può essere eseguita in più dell'80% dei pazienti), seguita a sua volta dalla
chemioterapia postoperatoria. I farmaci efficaci sono la doxorubicina, l'ifosfamide,
il cisplatino e il metotrexato ad alte dosi, accompagnati da una protezione del
midollo con leucovorin. Diverse combinazioni di questi farmaci hanno presentato
tutte la stessa efficacia. I farmaci di dimostrata efficacia e largamente utilizzati
sono il metotrexate ad alte dosi (HDMTX), l'adriamicina (ADM), il cisplatino (CDDP)
e l'ifosfamide (IFO). La combinazione Bleomicina-Ciclofosfamide-Actinomicina-D
(BCD), molto utilizzata in un recente passato, é stata attualmente pressoché abbandonata.
Non vi sono dati univoci circa l'efficacia del carboplatino, il cui uso è ancora
da considerarsi di tipo investigazionale, analogamente all'etoposide, quando utilizzato
singolarmente e non in combinazione con cisplatino, carboplatino o ifosfamide.
Vi sono evidenze che il metotrexate debba essere utilizzato ad alte dosi (7,5g/m2-12g/m2)
e che il cisplatino, somministrato per via intra-arteriosa, non dia vantaggi in
termini di sopravvivenza libera da malattia locale o a distanza. Con questa strategia
terapeutica la sopravvivenza nell'osteosarcoma degli arti varia dal 60 al 70%.
L'osteosarcoma è radioresistente e la radioterapia non ha alcun ruolo in questo
tipo di neoplasie. L'istiocitoma fibroso maligno viene considerato nell'ambito
degli osteosarcomi e quindi viene trattato allo stesso modo.
Condrosarcoma
Il condrosarcoma, che rappresenta il 20-25% di tutti i sarcomi ossei, è una neoplasia
che colpisce gli adulti e le persone anziane, con un picco di incidenza fra il
quarto e il sesto decennio di vita. Colpisce preferibilmente le ossa piatte,
in particolare il cingolo scapolare e quello pelvico, ma può anche interessare
le porzioni diafisarie delle ossa lunghe. I condrosarcomi possono insorgere de
novo oppure in seguito a trasformazione maligna di un encondroma o, raramente,
della capsula cartilaginea di un osteocondroma. I condrosarcomi hanno un andamento
torpido e si manifestano tipicamente con dolore e tumefazione. All'esame radiologico
la lesione può presentare un aspetto lobulare con calcificazioni a macchia, punteggiate
o ad anello della cartilagine articolare. All'esame radiologico e istologico
è difficile differenziare il condrosarcoma a bassa malignità dalle lesioni ossee
benigne. Pertanto la diagnosi è influenzata dalla storia clinica e dall'esame
obiettivo. L'insorgenza di dolore, la presenza di segni di infiammazione e il
progressivo aumento delle dimensioni della massa sono elementi indicativi di malignità.
La classificazione istolopatologica è complessa, ma la maggior parte dei tumori
rientra nell'ambito nella categoria classica o convenzionale. Come gli altri
sarcomi ossei, i condrosarcomi a elevato grado di malignità si diffondono ai
polmoni. La maggior parte dei condrosarcomi è resistente alla chemioterapia convenzionale
e i principali provvedimenti terapeutici sono costituiti dalla resezione chirurgica
del tumore primitivo, delle recidive e delle metastasi polmonari. Tuttavia, vi
sono due varianti istologiche per le quali questa regola non è valida. Il condrosarcoma
anaplastico è un tumore a basso grado di malignità che può differenziarsi in un
osteosarcoma a elevato grado di malignità o in un istiocitoma fibroso maligno,
un tumore sensibile alla chemioterapia. Anche il condrosarcoma mesenchimale, una
varietà rara formata da elementi a piccole cellule, è sensibile alla chemioterapia
e viene trattato come il sarcoma di Ewing.
Sarcoma di Ewing
II sarcoma di Ewing, che costituisce il 10-15% di tutti i sarcomi ossei, è frequente
nell'adolescenza e raggiunge il picco di incidenza nel secondo decennio di vita.
Colpisce tipicamente la diafisi delle ossa lunghe e possiede anche un'affinità
per le ossa piatte. L'esame radiologico può dimostrare la caratteristica reazione
periostale "a foglia di cipolla", con una grossa massa di tessuto molle meglio
evidenziabile con la TC o la RM. La massa è composta di ripetuti strati di cellule
bluastre, piccole e rotonde, e può essere confusa con un linfoma, con il rabdomiosarcoma
embrionale e con il carcinoma a piccole cellule. La presenza di p30/32, il prodotto
del gene mic-2 (situato nella regione pseudoautosomica dei cromosomi X e Y),
costituisce un marcatore di superfice cellulare del sarcoma di Ewing e di altri
membri di una famiglia di tumori denominati tumori periferici del neuroectoderma
primitivo (perìpheral primitive neuroectodermal tumors, PNET). La maggior parte
dei PNET ha origine dai tessuti molli; essi comprendono il neuroepitelioma, il
tumore di Askin (della gabbia toracica) e l'estesioneuroblastoma. Un'altra caratteristica
delle cellule del sarcoma di Ewing è la presenza di citoplasma ripieno di glicogeno
alla colorazione immunoistochimica con l'acido periodico di Schiff. L'anomalia
citogenetica classica che si associa a questa neoplasia (e ad altre PNET) è una
traslocazione reciproca dei bràcci lunghi dei cromosomi 11 e 22, t( 11 ;22), che
crea un prodotto chimerico del gene con funzione sconosciuta, con componenti dal
gene fli-1 sul cromosoma Ile dal gene ews sul cromosoma 22. Questa neoplasia è
molto aggressiva e pertanto viene considerata una malattia sistemica. Sedi frequenti
di metastasi sono i polmoni, le ossa e il midollo osseo. La polichemioterapia
sistemica è il principale provvedimento terapeutico, spesso impiegato prima della
chirurgia. Molti agenti chemioterapici sono efficaci, tra questi la doxorubicina,
la ciclofosfamide e l'ifosfamide, l'etoposide, la vincristina e la dactinomicina.
Il trattamento locale del tumore primitivo prevede la resezione chirurgica con
preservazione dell'arto o la radioterapia. Se si attua un trattamento efficace,
i pazienti con lesioni al di sotto del gomito o della regione mediana della gamba
presentano una sopravvivenza a 5 anni dell'80%. Il sarcoma di Ewing è un tumore
guaribile, anche in presenza di metastasi evidenti, soprattutto nei bambini di
età inferiore ali anni. La chemioterapia ad alte dosi con supporto emopoietico
può guarire gran parte dei pazienti con metastasi.
cfr indice dei tumori