L'incidenza del tumore alla mammella sta aumentando
in tutto i l mondo, e ora è divenuto
il tumore più comune per le donne. Nel 2012 sono stati diagnosticati complessivamente 1,67
milioni di nuovi casi: 788.000 nei Paesi più
sviluppati e 883.000 in quelli in via di sviluppo.
Parallelamente, nonostante la sua riconosciuta tossicità, dal
1998 al 2012 le concentrazioni mondiali di particolato atmosferico
fine sono aumentate di 0,55 microg/anno (2,1 per
cento/anno), principalmente grazie ai Paesi in forte sviluppo
come Cina e India.
In passato si era sempre affermato che il cancro della
mammella era una "canzone che si balbetta in culla", nel senso che se la madre
si ammala, la figlia se ne può ammalare e che gli ormoni sessuali femminili sono
alla base dello sviluppo della carcinogenesi. Si era visto, ancora, che la
mammella che allatta è in certo senso protetta rispetto al seno di una
nullipara.
Oggi sappiamo che c'è una correlazione fra cancro della mammella ed
inquinanti. Il particolato atmosferico di diametro fino a 10 micog (PM1 0 ), definito
grossolano (coarse) e quello di diametro 2,5 microg (PM2,5),
definito fine, hanno molteplici effetti avversi sulla salute umana
ampiamente documentati e sono classificati dall'Organizzazione
Mondiale della Sanità e dall'Agenzia Internazionale per
la Ricerca sul Cancro (IARC) come cancerogeni di gruppo 1 (cancerogeni per l'uomo).
Per questa ragione, poichè questi inquinanti sono presenti nei centri industriali, correlati con la combustione di motori a scoppio si è notato implementazione del rischio cancro.
Queste osservazioni pongono un interrogativo sulla relazione tra particolato atmosferico e neoplasie della mammella. L'ipotesi è supportata principalmente dai risultati di uno studio californiano di popolazione che trova un'associazione significativa tra esposizione a più alti livelli di P M 10 e PM2,5 e aumento di mortalità, dopo correzione per numerose variabili di confondimento. Ci sono altre ragioni per ipotizzare un'associazione tra diminuzione della sopravvivenza per tumore alla mammella e livelli di PM in atmosfera.
Uno studio canadese ha considerato i livelli di N0 2 come proxy dell'inquinamento da traffico veicolare evidenziando come l'incidenza di tumore alla mammella cresca con l'aumentare dell'esposizione a N0 2. Secondo uno studio giapponese i livelli di PM2.5 sono significativamente associati con la mortalità per tumore della mammella, dell'endometrio e delle ovaie, aggiustando per fumo, densità di popolazione e fattori ormonali. Uno studio di coorte del 2007 condotto nello stato di New York ha trovato che l'esposizione a elevati livelli di traffico al momento del menarca è associato ad aumentato rischio di tumore della mammella pre-menopausale e che l'esposizione ad alti livelli di particolato alla data del primo parto aumenta il rischio di malattie post-menopausali.
Lo studio condotto sulla popolazione residente nella provincia di Varese, situata in una delle aree con più elevati livelli di particolato fine al mondo, mostra che l'esposizione ad alti valori di PM è associata con un incremento della mortalità per tumore alla mammella; il trend si conferma anche dopo aggiustamento per fattori che possono influire sulla sopravvivenza.
Quali siano
i meccanismi che sottendono questa "relazione pericolosa" è un tema attualmente
oggetto di studio.
Sono state avanzate diverse ipotesi che dovranno essere meglio approfondite
dalla ricerca futura. Lo studio ha mostrato che l'esposizione ad alti livelli di
PM pur correggendo per gli effetti di una serie di fattori che possono
influenzare la sopravvivenza, è associata a un aumento di mortalità per tumore
alla mammella. Riguardo a tutti i possibili meccanismi che possono spiegare
questa associazione ci sono però poche evidenze. Un recente studio condotto a
Taiwan, investigando gli effetti del particolato atmosferico su linee cellulari
ha trovato che le particelle stesse e i loro estratti solventi hanno una varietà
di effetti sulle linee cellulari, compreso l'aumento di generazione di specie
ossidate (ROS), aumento di rotture di DNA e attività estrogenica e
antiestrogenica (dipendente dalla concentrazione). Questo è in linea con
l'associazione positiva tra esposizione a idrocarburi policiclici aromatici da
traffico veicolare e incidenza di tumore alla mammella, riportato dal Long
Island Breast Cancer Study.
Un report di una ricerca in corso in Cina sul legame
tra PM e sopravvivenza per tumore alla mammella ha indicato un incremento di
rischio con l'aumento di esposizione a PM e anche che la sopravvivenza era più
bassa per le donne con recettore estrogeno positivo. Gli autori suggeriscono che
il PM può agire come xenoestrogeno, in linea con i dati dello studio su PM e
linee cellulari di tumore alla mammella. La scoperta che il particolato abbia
effetti estrogenici e di danneggiamento del DNA suggerisce un meccanismo
potenziale per un effetto sul tumore alla mammella: se inalato, 0 particolato
entra nel sistema circolatorio attraverso i polmoni e le particelle estrogeniche
possono trovare la via per arrivare al tessuto della mammella. Comunque, le
nostre conoscenze attuali non ci permettono di stabilire con certezza se i l PM
possa raggiungere i l tessuto mammario e sono necessari ulteriori studi in
proposito. Questa ricerca ha diversi elementi di forza.
E' stato usato un Registro Tumori di popolazione per identificare tutti i casi di tumore alla
mammella nell'area di studio durante il periodo di osservazione, legati poi con
i l database della mortalità per ottenere informazioni accurate e complete sulla
sopravvivenza. Un altro punto di forza è l'uso dei dati di PM da misure
satellitari. I metodi tradizionali di misura al suolo possono essere molto
accurati a livello locale, ma i punti di misura sono distribuiti in modo
irregolare e inducono molta incertezza
nell'assegnazione di valori di esposizione individuale
in un'area vasta. I dati satellitari hanno permesso di stimare
l'esposizione in ogni area 10x10 km in cui erano localizzate
le residenze dei soggetti. Si può considerare quest'area particolarmente
adatta a descrivere una zona in cui le donne
possono aver condotto la maggior parte delle loro attività
quotidiane. Certo, alcune donne possono aver passato molto
tempo fuori da quell'area, per esempio al lavoro, e questa è
una debolezza.
Ma la cosa importante è che l'esposizione sia
descritta nello stesso modo per tutte le donne in tutto i l periodo
di studio. Un altro elemento positivo dello studio è che
sono stati considerati alcuni fattori (ad esempio stadio, grado
e partecipazione allo screening) noti 0 sospettati di avere influenza
sulla mortalità per tumore alla mammella. Non erano
disponibili però informazioni sugli stili di vita (inclusi dieta e
consumo di alcol) o sulle comorbidità, che possono anch'essi
influenzare la mortalità per tumore alla mammella. Lo studio
californiano, l'unico pubblicato che studia la relazione tra
mortalità per tumore alla mammella e PM, trova anch'esso una
forte associazione tra mortalità per tumore alla mammella ed
esposizione a PM. L'esposizione a PM di persone che vivono
in California è però molto più bassa di quella di chi vive nella
provincia di Varese, che ha livelli tra i più alti al mondo. La
categoria di esposizione più bassa in California era <11,64 microg/m3: solo tre pazienti del nostro studio avevano questo livello
di esposizione. Chiaramente sono necessarie ancora ricerche per esplorare più a
fondo l'associazione, anche in prospettiva dell'aumento di tumore alla
mammella e dell'aumento dei livelli di PM a livello globale. I nostri
risultati aggiungono evidenze sul fatto che il PM ha molteplici effetti avversi
sulla salute umana e indicano il bisogno urgente di ridurne i livelli nel mondo.
oppure cfr indice dei tumori