appunti del dott. Claudio Italiano Link correlati al tema:Il sangue
Altro motivo per cui la risposta macrofagica è importante nei casi di flogosi cronica è che l'area colpita diventa generalmente più acida e, mentre i neutrofili non sopravvivono in ambiente acido, i macrofagi vi possono vivere bene ed anzi i loro enzimi proteolitici diventano addirittura più attivi. Di conseguenza, superato lo stadio iniziale dell'infiammazione e non essendo più i neutrofili utilizzabili come fagociti, l'utilità della successiva prevalenza numerica dei macrofagi risulta finalisticamente evidente. Formazione del pus. Una volta che neutrofili e macrofagi hanno inglobato grandi quantità di batteri e di tessuto necrotico, essi stessi vanno incontro a morte. Il più delle volte, dopo parecchi giorni, in seno al tessuto infiammatorio si forma una cavità contenente una certa quantità di tessuto necrotico, nonché neutrofili e macrofagi morti. Questo miscuglio si chiama pus. Ordinariamente, la formazione di pus prosegue fino a completa soppressione del processo infettivo. Talvolta la cavità contenente pus si scava una via verso la superficie del corpo o verso una cavità interna, riuscendo cosi a svuotarsi. Altre volte la cavità contenente pus rimane chiusa anche dopo la fine del processo flogistico. Quando ciò accade, le cellule morte ed il tessuto necrotico del pus vanno incontro, in un certo numero di giorni, ad un graduale processo di autolisi i cui prodotti terminali vengono di solito adsorbiti dai tessuti circostanti fino a scomparsa di ogni residuo della pregressa flogosi
Il midollo osseo libera nel sangue i monociti ancora fortemente immaturi. Nel giro
di poche ore essi migrano nei tessuti dove vanno incontro a profonde modificazioni.
Cominciano a rigonfiarsi, aumentando spesso il loro diametro sino a cinque volte.
Inoltre nel loro citoplasma si cominciano a formare numerosi lisosomi e mitocondri,
mentre il citoplasma stesso prende l'aspetto di un sacco pieno di granuli. A questo
stadio le cellule vengono denominate macrofagi, i quali costituiscono la forma matura
dei monociti. I macrofagi posseggono una capacità fagocitarla molto più potente
di quella dei neutrofili, riuscendo spesso a fagocitare fino a 100 batteri. Hanno
la capacità di inglobare particelle molto più voluminose, talvolta di grandezza
pari a cinque e più neutrofili. Possono fagocitare anche eritrociti interi, o parassiti
malarici, mentre i neutrofili non riescono a fagocitare particelle molto più grandi
di un batterio. Inoltre, a paragone dei neutrofili, hanno una maggiore capacità
di fagocitare tessuto necrotico, funzione importantissima nelle infezioni croniche.
Digestione enzimatica del materiale fagocitato. Subito dopo la fagocitosi, i lisosomi
si mettono immediatamente in contatto con la vescicola fagocitica. Le loro membrane
si fondono con quelle delle vescicole, entro cui riversano poi molti enzimi — idrolasi
acide —
La vescicola fagocitica diventa cosi una vescicola digestiva dove inizia subito
la digestione del materiale fagocitato. Sia i neutrofili che i macrofagi posseggono
moltissimi lisosomi contenenti enzimi proteolitici, specialmente dotati della capacità
di digerire batteri od altri materiali proteici eterogenei. I lisosomi dei macrofagi
contengono altresì importanti quantità di lipasi, capaci di digerire le spesse mem-brane
lipidiche di batteri della tubercolosi, della lebbra, e di altri ancora. Oltre agli
enzimi lisosomiali, che di fatto digeriscono le particelle fagocitate, le cellule
fagocitarie contengono agenti ad azione battericida che uccidono i batteri prima
che essi possano moltiplicarsi ed uccidere lo stesso fagocito. Il neutrofilo, per
esempio, è dotato di vescicole contenenti perossido di idrogeno, che penetrando
nelle vescicole digestive vi esercita una potente azione battericida basata sulla
sua capacità di ossidare le sostanze organiche dei batteri. In realtà, in una rara
malattia ereditaria, nella quale i neutrofili sono privi di vescicole con perossido,
si verifica spesso la morte per infezioni fulminanti, appunto perché la rimozione
dei batteri risulta non adeguata. Morte dei fagociti conseguente alla fagocitosi.
I fagociti continuano a fagocitare ed a digerire materiale eterogeneo, finché i
prodotti tossici della stessa digestione e gli enzimi provenienti dai lisosomi non
si accumulano nel loro citoplasma in quantità tale da provocare la morte dei fagociti
stessi. Cosi, prima di morire, un granulocita neutrofilo può fagocitare da 5 a 25
batteri, mentre un macrofago ne può fagocitare fino a cento.