appunti del dott. Claudio Italiano
Nei linfonodi sono distinguibili tre zone funzionali:
la corticale, la paracorticale e la midollare
La linfa del territorio drenato arriva al linfonodo attraverso i vasi linfatici
afferenti che sboccano nel seno marginale, che si continua nei seni intermedi e
nei seni della midollare.
La linfa lascia i linfonodi attraverso i vasi efferenti che si dipartono
dall’ilo, nel quale decorrono anche i vasi arteriosi e venosi.
La zona corticale è occupata in prevalenza da linfociti B. La zona corticale è in gran parte occupata da aggregati di linfociti che costituiscono noduli o follicoli di forma sferica od ovoidale. I follicoli possono essere costituiti da piccoli linfociti fortemente addensati e allora prendono il nome di follicoli primari. Più comunemente, essi contengono un territorio centrale costituito da elementi linfoidi più voluminosi, macrofagi, linfociti T e cellule dendritiche. Questa zona centrale prende il nome di centro germinativo (o centro di reazione) e l’involucro di piccoli linfociti che lo circonda costituisce la zona mantellare.
La zona paracorticale o paracortex (vedi schema) è occupata in prevalenza da linfociti T. La zona paracorticale è popolata da linfociti T maturi che interagiscono con le cellule dentritiche interdigitate (cellule presentanti l’antigene). La zona paracorticale è un territorio linfoide che si trova profondamente alla zona corticale, tra i follicoli e cordoni della zona midollare. Questa zona presenta una struttura uniforme in quanto linfociti e linfoblasti vi sono fittamente stipati. Fra i linfociti si osservano macrofagi e cellule presentanti l’antigene. Queste ultime appartengono prevalentemente al tipo delle cellule interdigitate, simili a quelle che si trovano nella midollare dei lobuli timici. Queste cellule, che appartengono alla linea dei monociti/macrofagi, esprimono alta densità di molecole del complesso di istocompatibilità di tipo II (MHC II), hanno scarsa capacità fagocitaria e un ridotto corredo lisosomiale; esse sono tuttavia molto efficienti nel presentare l’antigene ai linfociti T.
La midollare è costituita dai seni nei quali decorre la linfa e da
cordoni cellulari costituiti da macrofagi e plasmacellule mature. La zona
midollare è considerata come un territorio prevalentemente B-dipendente,
sebbene linfociti T e macrofagi siano frequenti nei cordoni midollari. I
linfociti B midollari sono cellule effettrici che producono anticorpi, cioè
plasmoblasti e plasmacellule mature.
Nei centri germinativi si formano i linfociti B memoria e le
plasmacellule.
I linfociti acquisiscono elevata affinità verso l’antigene mediante processi di ipermutazione somatica nei geni che codificano per il BCR, che avvengono nel
centro chiaro in stretta relazione con le cellule dendritiche follicolari.
I cloni con minore affinità per l’antigene sono eliminati per apoptosi. I
detriti
cellulari vengono fagocitati dai macrofagi
I linfociti B della zona mantellare possono essere:
Linfociti B recircolanti
Linfociti B memoria, che possono differenziarsi rapidamente in plasmacellule in
caso di contatto con l’antigene.
Linfociti B «naïve» (in piccola percentuale) che si trasformano in centroblasti
sotto controllo dei linfociti T helper.
Il cambiamento di isotipo dell’anticorpo avviene nel centro germinativo per
fenomeni di riarrangiamento genico.
Si ritiene che i processi di ipermutazione e riarrangiamento facilitino la
trasformazione neoplastica di cloni linfocitari a causa di errori di
trascrizione del genoma.
All’esterno della zona mantellare è presente una sottile zona marginale, poco
evidente nei follicoli linfatici dei linfonodi ma ben rappresentata nei
follicoli splenici e nel MALT.
I linfociti della zona marginale sono T-indipendenti e possono trasformarsi
direttamente in plasmacellule secernenti IgM senza passare per il centro
germinativo.
Sono inoltre presenti le venule ad alto endotelio che modulano la componente
acquosa della linfa che attraversa il linfonodo e consentono la diapedesi dei
linfociti circolanti attraverso processi selettivi di adesione.
I linfonodi sono organi linfoidi periferici che fanno parte del sistema di difesa dell'organismo definito "sistema immunitario"; essi sono strategicamente situati sul decorso di collettori linfatici drenanti i tessuti. Infatti nel corpo distinguiamo il sistema vascolare suddiviso in arterie, vene ed, appunto, i linfatici. Le dimensioni sono molto variabili, da pochi millimetri a più di 1 cm. Come organi linfoidi periferici del sistema immunitario hanno il ruolo di permettere lo sviluppo di una risposta immunitaria, sia umorale, sia cellulo-mediata grazie alla loro organizzazione che favorisce le interazioni fra linfociti T, linfociti B, APC e altre cellule implicate nel processo. Le cellule APC (cellule che presentano l'antigene, dall'inglese Antigen-Presenting Cell) sono una classe di cellule del sistema immunitario in grado di esporre antigeni sulla propria superficie di membrana attraverso l'MHC di classe II. Esse, una volta che hanno interagito con l'antigene, lo processano e presentano i determinanti antigeni alle cellule della difesa, i linfociti CD4+ o linfociti T helper, che sono quelle che amplificano le risposte immunologiche. Teoricamente, qualsiasi cellula nucleata è in grado di esporre antigeni sulla propria membrana utilizzando l'MHC di classe I, e dunque stimolare le cellule CD8+.
Il seno subcapsulare è composto da strutture fenestrate che sono delimitate da cellule endoteliali epiteliali CD31+. I seni subcapsulari contengono cellule T CD4+ con il complesso peptidico MHC-II per la processazione antigenica e la presentazione alla cellule B e trasformazione da follicoli primari e formazione di centri germinativi in follicoli secondari. |
Tuttavia, quando si parla di APC, si intende in particolare quelle in grado di stimolare l'attivazione dei linfociti CD4+ (i T-helper) vergini Nei linfonodi si genera anche la memoria immunologica, vale a dire resta il "ricordo" dell'avvenuta infezione e degli elementi cellulari (linfociti B e poi da essi le plasmacellule) contengono le informazioni adatte per riprendere la risposta immunitaria in caso di una nuova infezione. Nel corpo umano esistono determinate zone (come collo, radici degli arti, spazi retroperitoneali dell'addome, della pelvi e del mediastino) ricche di linfonodi per la loro particolare posizione rispetto ai territori drenati. I linfonodi normali hanno dimensioni ridotte (1-2 mm) e non sono palpabili. I linfonodi «attivati» aumentano di dimensioni, e questo accade nei processi infettivi, specie virali, ma anche nei processi neoplastici, se sede di metastasi a distanza, essi diventano ingrossati e si dicono "positivi" alle indagini strumentali nella pratica clinica se superano le dimensioni di 2 cm.
Gli antigeni che hanno superato le barriere difensive cutanee e mucose
raggiungono i linfonodi tramite i vasi linfatici afferenti. I macrofagi che
delimitano i seni linfatici trasportano gli antigeni nei territori B- e T-dipendenti, dove cellule dotate di recettori specifici possono riconoscerli.
La ricircolazione attiva dei linfociti aumenta le probabilità di incontro fra
antigeni e cellule antigene-specifiche. La stimolazione dei linfociti primari ad
opera di antigeni B-dipendenti determina la loro trasformazione in follicoli
secondari e la comparsa di centri germinativi dove vengono sequestrati gli
antigeni e dove si insediano le cellule B della memoria. Le cellule B attivate
dagli antigeni migrano nei cordoni midollari dove si differenziano in
plasmacellule produttrici di anticorpi. Gli anticorpi prodotti nel corso delle
risposte immunitarie umorali abbandonano i linfonodi attraverso i collettori
linfatici efferenti.
Gli antigeni T-dipendenti raggiungono il linfonodo con la linfa afferente, per
lo più trasportati da cellule capaci di presentarli ai linfociti (per esempio le
cellule “a velo”) che raggiungono la paracortex e stimolano le cellule T
antigene-specifiche. Ne conseguono proliferazione e attivazione delle cellule T
che determinano un’espansione di questo territorio T-dipendente.