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Ecocardiografia

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L'ecocardiografia è ormai diventato un esame sempre più richiesto perchè relativamente poco costoso, non invasivo, facilmente accessibile, e ricco di informazione se eseguito da persone esperte della metodica. Attualmente è molto difficile trovare pazienti con problemi cardiaci che non abbiano eseguito almeno una volta un ecocardiogramma. Essa  costituisce una metodica non invasiva ampiamente utilizzata, nella quale le onde sonore vengono utilizzate per visualizzare le strutture cardiache e per valutare il flusso ematico. Gli ultrasuoni, tra 2 e 10 MHz vengono prodotti da un cristallo piezoelettrico all'interno di un trasduttore posizionato sulla parete toracica del paziente. Quando le onde sonore incontrano strutture con proprietà acustiche differenti, alcune vengono riflesse al trasduttore e quindi registrate. Per l'ecocardiografia avviene un po' quello che accade per la voce umana nella formazione dell'eco. Le onde che vengono ricevute sono poi elaborate velocemente dall'apparecchio in modo tale da formare le immagini.  Le onde ultrasoniche emesse da un singolo cristallo stazionario producono immagini di una parte sottile di cuore (M-mode) che possono quindi essere seguite nel tempo.

Le immagini bidimensionali vengono create guidando il fascio di ultrasuoni attraverso un arco di 90 gradi molte volte al secondo. Questa forma di ecocardiografia è quella più comunemente utilizzata per la valutazione della grandezza, della struttura e della funzione delle camere cardiache. Gli ultrasuoni sono delle onde sonore, che hanno però una frequenza molto alta e non possono essere rilevate dall'orecchio umano. Inoltre, a differenza dei suoni che vengono abitualmente ascoltati, esse hanno la caratteristica di propagarsi con molta difficoltà nell'aria. Per questo motivo in alcuni pazienti nei quali è presente una certa quantità di aria fra la sonda ed il cuore la qualità delle immagini non è buona.

A differenza delle radiazioni che possono creare lesioni nelle cellule umane, gli ultrasuoni non sono dannosi. Questa caratteristica rende l'ecocardiografia la metodica ideale in tutte quelle condizioni in cui è necessario ripetere un esame in tempi ravvicinati e per controllare nel tempo l'evoluzione di malattie cardiache. L'assenza di invasività e di radiazioni rendono la metodica ideale per lo studio del cuore nei neonati, nei bambini, ed addirittura nel feto, consentendo di diagnosticare alcune cardiopatie congenite già nel grembo materno. L'ecocardiogramma non sostituisce l'elettrocardiogramma, ma integra tale metodica di indagine strumentale nel senso che consente di acquisire ulteriori informazioni, quali, per esempio, la frazione di eiezione del cuore (cfr scompenso), il movimento delle camere cardiache, le ipocinesie per valutare la capacità de cuore inteso come pompa ed eventuali difetti valvolari, i versamenti pericardici, la pressione polmonare.

L'ecg invece studia il cuore e lo esamina sotto il punto di vista del funzionamento elettrico. Esistono delle malattie cardiache, anche gravi, che non mostrano però alterazioni ecocardiografiche, ma solo elettrocardiografiche. Inoltre la diagnosi delle aritmie cardiache, cioè dell'irregolarità dei battiti, viene fatta con l'elettrocardiogramma. Quindi è necessario che la scelta sul tipo di indagine venga fatta sempre da un medico. Nella comune pratica clinica accade quasi sempre che l'ecocardiogramma venga eseguito dopo una visita cardiologica ed un elettrocardiogramma.     L'ecocardiografia Doppler permette di valutare la direzione e la velocità del flusso ematico nel cuore e nei grossi vasi. Quando le onde ultrasoniche incontrano gli eritrociti in movimento, l'energia riflessa al trasduttore viene alterata. L'entità di tale modificazione (variazione Doppler) viene rappresentata come velocità sul tracciato ecocardiografico e può essere utilizzata per determinare la normalità o meno ( flusso ematico). La velocità di un particolare jet ematico può inoltre essere convertita in valori pressori mediante l'equazione di Bernoulli modificata (AP = 4v2). In tal modo è possibile valutare i gradienti pressori transvalvolari tra le diverse camere cardiache.

L'immagine color-Dopple permette di visualizzare il flusso ematico nel cuore mediani assegnazione di un colore agli eritrociti in base alla loro ve lecità e direzione. Per convenzione, il flusso ematico che si allontana dal trasduttore viene rappresentato con il colore blu, mentre quello che si dirige verso il trasduttore viene rappresentato con il colore rosso. Il color-Doppler risulta particolarmente utile nell'identificazione delle insufficienze valvolari e degli shunt tra le camere cardiache.
L'ecocardiografia transesofagea (transesophageal echo-ography, TEE) permette la visualizzazione bidimensionale e Doppler del cuore attraverso l'esofago. A tale scopo si duce nell'esofago del paziente una sonda gastroscopica alla cui estremità è posto un cristallo ultrasonografico.

Data la streetta prossimità con il cuore, è possibile ottenere immagini ad alta risoluzione, soprattutto dell'atrio sinistro, dell'appaarato valvolare mitralico e dell'aorta. La TEE risulta utile nella diagnosi della dissecazione aortica, dell'endocardite, della disfunzione delle valvole protesiche e delle masse atriali di sinistra.   Limite della tecnica è la incapacità a consentire uno studio del flusso coronarico.

L'ecocardiografia non ha infatti la capacità di visualizzare le coronarie, che sono quei piccoli vasi del diametro di pochi millimetri, che portano sangue al muscolo cardiaco e che se alterati possono causare l'angina pectoris o l'infarto miocardio. Lo studio delle coronarie si avvale di altre tecniche più sofisticate come alcune metodiche non invasive come l'angio-TAC coronarica e la risonanza magnetica. Oppure si può ricorrere alla scintigrafia miocardica con traccianti radioattivi che valutano il flusso delle coronarie. Infine ci si avvale della coronarografia che è una tecnica invasiva, utile perché consente di intervenire e correggere le stenosi coronariche tramite la tecnica dell'angioplastica, cioè consente di posizionare dei fili guida e dei palloncini che vanno gonfiati a 200 atmosfere e che consentono di dilatare tratti coronarici stenotici e di posizionare stent.

 

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