Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento e utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Cliccando su "Accetto" acconsenti all'uso dei cookie.

Malattie da lavoro in aria compressa

  1. Gastroepato
  2. Visita del paziente
  3. Malattie da lavoro
  4. Camera iperbarica
  5. Ossigenoterapia iperbarica

 

Malattie da aria compressa

Insorgono allorché, ad un aumento della pressione dell'aria ambiente (che provoca un eccessivo assorbimento di azoto atmosferico da parte dell'organismo), segua una decompressione troppo rapida (che causa la formazione di bolle di gas nel sangue e nei tessuti). Esse vengono anche indicate come "iperbaropatie", "malattie baro-traumatiche", "malattie da aeroembolismo disbarico", "malattie da decom-pressione", "malattia dei cassoni", "malattia dei palombari".

Le attività più rischiose sono i lavori nei cassoni pneumatici (per costruzione di piloni di ponti, dighe, moli, bacini di carenaggio), quelli sottomarini per ricupero di oggetti affondati o ricerche petrolifere, la pesca professionale di coralli, perle o spugne o sports subacquei.

Sintomatologia

Distinguiamo.

- forme acute
- forme croniche

Forme acute (pochi minuti o qualche ora dopo la decompressione) compare dolori continui e sordi o pulsanti e violenti alle grandi articolazioni (specialmente alle ginocchia e articolazioni coxo-femorali e scapolo-omerali ed ai muscoli.

Talora i movimenti attivi o passivi delle articolazioni colpite non provocano dolore; vi può essere cefalea, malessere, profonda astenia, obnubilamento del sensorio; talora forme cerebrali (con perdita improvvisa perdita della coscienza, convulsioni e coma) o bulbari (con gravi alterazioni respiratorie e circolatorie ed esito quasi sempre letale) o midollari ("mielite dei palombari, con paraplegia flaccida degli arti inferiori); otalgie, acufeni, vertigine ipoacusia; sinusite, spesso con epistassi; emorragie palpebrali, sottocongiuntivali e retiniche, embolie dell'art. retinica o della zona visiva corticale; dispnea, embolie ed infarti polmonari, edema polmonare, enfisema, tachicardia, ipotensione, segni elettrocardiografici di sovraccarico delle sezione dx del cuore; dolore epigastrico, vomito, coliche addominali, diarrea enfisema sottocutaneo (raro), ecchimosi, porpora, chiazze cutanee erisipeloidi.

Forme tardive (a notevole distanza di tempo da episodi anche lievi di iperbaropatia ac): sono rappresentate dalla osteo-artrosi cronica a carico soprattutto delle articolazioni coxo-femorali, scapolo-omerali e delle ginocchia. Inizialmente, lievi dolori articolari; all'esame radiologico focolai osteosclerotici e pseudocisti ossee della grandezza di una lenticchia nelle epifisi ossee, ed a volte anche nelle metafisi e diafisi, mentre i contorni dei capi ossei e gli spazi articolari appaiono normalmente.

Successivamente dolori più intensi e continui, limitazione dei movimenti, scrosci articolazioni, anormalità dell'atteggiamento; radiologicamente i capi ossei sono deformati, gli spazi articolazioni si restringono e compaiono formazioni osteofitiche marginali.

Trattamento

Nelle forme ac. la terapia elettiva consiste nella ricompressione: l'azoto liberatosi si scioglie così di nuovo nei tessuti e nel sangue e può essere poi eliminato dall'organismo con la necessaria gradualità. La compressione e la successiva decompressione, vanno effettuate in apposite "camere iperbariche" da personale qualificato.  Nelle more di espletare il trattamento in camera iperbarica, si possono effettuare trattamenti con salicilato ev., sempre che il paziente non sia allergico alle aspirine. Tale terapia trova indicazione nel fatto che in circolo si possono reperire microbolle di azoto con piastrine adese che creano fatti microembolici. Parimenti le eparine a basso peso molecolare o il fundaparinux possono trovare indicazione se si repertano i PDF o il D-Dimero, espressione dei fatti microembolici polmonari, con l'intento di migliorare la perfusione polmonare già gravemente compressa dall'ambolia gassosa.

Se si interviene subito si può ottenere una completa regressione della sintomatologia.

Nella osteartrosi cronica si possono impiegare salicilici, pirazolonici, indometacina, diclofenac sodico, cortisonici intraarticolari, terapie fisiche (massaggi, forni Bier, marconiterapia, roentgenterapia, fanghi termali) ed eventualm. interventi chirurgici (artrodesi, artroplastica, artroprotesi tot., ecc.).

indice argomenti sulla visita medica