La midollare del surrene sintetizza le catecolamine norepinefrina, epinefrina e dopamina a partire dall'aminoacido tirosina. La norepinefrina, la più importante catecola-mina prodotta dalla midollare del surrene, presenta un'azione prevalentemente α-agonista, causando quindi vasocostrizione.
L'epinefrina agisce primariamente sui recettori Beta presentando effetti cardiaci inotropi e cronotropi positivi (cioè aumenta la forza di contrazione e la velocità), causando vasodilatazione periferica e aumentando le concentrazioni plasmatiche di glucosio in risposta all'ipoglicemia (ormone dello stress). L'azione della dopamina circolante è attualmente poco chiara. Mentre la norepinefrina viene sintetizzata nel sistema nervoso centrale e nei neuroni simpatici postgangliari, l'epinefrina è sintetizzata quasi interamente nella midollare del surrene. Il contributo della midollare del surrene alla sintesi di norepinefrina è relativamente piccolo.
La surrenalectomia bilaterale determina solo piccole variazioni nei livelli di norepinefrina circolante, sebbene i livelli di epinefrina vengano drasticamente ridotti. Pertanto, l'ipofunzione della midollare del surrene ha un impatto fisiologico di scarsa entità, mentre l'ipersecrezione di catecolamine produce la sindrome clinica del feocromocitoma.
Il feocromocitoma è un tumore generalmente benigno che origina dalle cellule cromaffini del neuroectoderma, che è parte del sistema simpatico. Sebbene i feocromocitomi possano interessare ogni ganglio simpatico presente nell'organismo, più del 90% origina dalla midollare del surrene. La maggior parte dei tumori ex-trasurrenalici si osserva nel mediastino o nell'addome.
Feocromocitomi surrenalici bilaterali si osservano in circa il 5% dei casi e possono far parte di sindromi familiari. Il feocromocitoma fa parte delle neoplasie endocrine multiple di tipo 2A o 2B. La prima (sindrome di Sipple) è caratterizzata dal carcinoma midollare della tiroide, dall'iperparatiroidismo e dal feocromocitoma; la seconda è caratterizzata dal carcinoma midollare della tiroide, dai neurinomi delle mucose, dai ganglioneuromi intestinali, da un habitus marfanoide e dal feocromocitoma. I feocromocitomi sono associati anche alla neurofibromatosi, all'emangioblastosi cerebello-retinica (sindrome di von Hippel-Lindau) e alla sclerosi tuberosa.
Poiché la maggioranza dei feocromocitomi secerne norepinefrina come catecolamina principale, l'ipertensione (spesso parossistica) costituisce la caratteristica clinica più comune. Altri sintomi, tra cui è più comune la triade di cefalea, palpitazioni e sudorazione, possono comprendere arrossamento cutaneo, ansietà, nausea, affaticamento, calo ponderale e dolore addominale e toracico. Tali sintomi possono essere scatenati da stress emozionali, dall'esercizio fisico, dall'anestesia, dalla pressione addominale o dall'ingestione di alimenti contenenti tiramina. Alcuni pazienti presentano ipotensione ortostatica. Spesso si verificano ampie fluttuazioni della pressione arteriosa e l'ipertensione associata al feocromocitoma solitamente non risponde ai farmaci anti-ipertensivi standard.
La diagnosi di feocromocitoma viene posta grazie alla dimostrazione, durante la crisi ipertensiva, di un'elevata escrezione urinaria di catecolamine o dei loro metaboliti, le metanefrine e l'acido vanilmandelico. La valutazione dei livelli urinari di metanefrina costituisce probabilmente l'unica prova diagnostica più affidabile, ma solitamente si misurano anche le catecolamine urinarie totali, l'epinefrina, la norepinefrina e l'acido vanilmandelico. Può essere utile anche la determinazione delle catecolamine plasmatiche. Il campione di sangue va prelevato in condizioni di ipertensione e quando il paziente è in posizione supina e dopo inserimento di un'ago-cannula al fine di evitare lo stress riferibile alla perforazione della vena.
Livelli plasmatici di norepinefrina superiori a 1.500 pg/ml o di epinefrina superiori a 500 pg/ml sono suggestivi di feocromocitoma. Se i valori sono ai limiti alti della normalità, sussiste l'indicazione ad effettuare una prova di soppressione con clonidina.
In questa prova, la clonidina viene somministrata per via orale (0,3 mg/kg) e le catecolamine plasmatiche vengono dosate prima della somministrazione e dopo 3 ore. Gli individui normali presentano un decremento dei livelli di catecolamine fino ai valori normali, mentre i pazienti affetti da feocromocitoma non presentano variazioni o presentano un aumento delle concentrazioni di catecolamine. Una volta posta la diagnosi di feocromocitoma, bisognerebbe procedere a un esame TC dei surreni. La maggior parte dei feocromocitomi intrasurrenalici viene prontamente visualizzata.
Se i reperti TC risultano negativi, i feocromocitomi extrasurrenalici possono spesso
essere localizzati mediante scintigrafia con 131I-metaiodobenzilguanidina
(131I-MIBG), mediante scintigrafia con octreotide radiomarcata o mediante
RM addominale. Se la lesione può essere localizzata, il trattamento del feocromocitoma
è chirurgico. I pazienti affetti, in fase preoperatoria, dovrebbero essere essere
trattati con a-bloccanti al fine di migliorare la morbilità e la mortalità chirurgica:
la fenossibenzamina e l'a-metil-p-tirosina (un inibitore della tirosina-idrossilasi,
l'enzima limitante nella biosintesi delle catecolamine) dovrebbero essere somministrate
per 1-2 settimane prima dell'intervento chirurgico. Durante l'intervento dovrebbero
essere usati degli antagonisti beta-adrenergici. Circa il 5-10% dei feocromocitomi
è maligno. Possono essere utili la 131I-MIBG oppure la chemioterapia,
ma la prognosi è infausta. L'a-metil-p-tirosina può essere usata per ridurre la
secrezione di catecolamine da parte del tumore.