cfr la cellula epatica
lobulo epatico
II fegato riceve il sangue da due sistemi venosi:
a) la vena porta che fornisce circa il 66-83% del flusso ematico al fegato, contenente
sangue venoso ricco di nutrienti,ma relativamente meno ossigenalo proveniente dallo
stomaco, intestino e milza;
b) l'arteria epatica, un ramo dell'asse celiaco, che fornisce il restante 17-34%
dell'apporto ematico con sangue arterioso e circa il 50% dell'ossigeno epatico.
Una riduzione dell'afflusso portale o della pressione sinusoidale comporta un incremento
riflesso del flusso ematico arterioso nel fegato, assicurando cosi una pressione
costante nei sinusoidi. Le alterazioni primarie nel sangue arterioso epatico non
si associano ad alterazioni del flusso ematico venoso nella porta; viceversa una
riduzione della gittata cardiaca causa di solito una riduzione del flusso ematico
epatico, tuttavia la percentuale di sangue, derivante dalla gittata cardiaca, che
raggiunge il fegato rimane relativamente stabile. Una riduzione della perfusione
è di solito compensata dall' aumento dell'estrazione di ossigeno, poiché l'ipercapnia,
se presente, causa una vasodilatazione generalizzata, incrementando ulteriormente
il flusso ematico nel fegato.
Il fegato è drenato dalla vena epatica che è formala dalle vene epatiche di destra,
media e di sinistra. La vena epatica drena nella vena cava inferiore e quindi nel
lato destro del cuore.
La vena porta e l'arteria epatica si suddividono in rami per raggiungere il lobo
destro e quello di sinistra del fegato. Questi rami si suddividono ulteriormente
altre 5 o 6 sei volte per raggiungere lo spazio portale con i loro rami terminali.
Le tributarie della vena porta si aprono direttamente nei sinusoidi. I rami dell'
arteria epatica si aprono in alcuni sinusoidi, ma non in tutti. Esistono delle anastomosi
a tutti i livelli tra le tributarie della vena porla e le venule terminali dell'epatica.
Essi formano una ricca rete vascolare che converge verso la venula terminale epatica;
sono rivestiti sia da cellule endoteliali che da macrofagi specializzati, denominali
cellule di Kuppfer. Le cellule endoteliali non poggiano su una membrana basale.
La natura porosa dei sinusoidi consente il mantenimento di una bassa pressione idrostatica
ed un flusso libero tra i sinusoidi e lo spazio interstiziale, lo spazio di Disse.
Il diametro di un sinusoide è inferiore a quello degli eritrociti i quali, di conseguenza,
trovano difficoltà a passare attraverso il lume; II restringimento del lume dei
sinusoidi determina gravi ripercussioni sull'ossigenazione degli epatociti.
L'unità istologica del fegato è il lobulo:
i suoi margini sono circondati da stroma di lessino connettivo e dagli spazi portali
il centro del lobulo è la vena epatica terminale
L'unità
funzionale del legalo è l'acino:
le cellule parencllimali del legato sono raggruppate in zone concentriche al centro
dello spazio portale, la zona 1 è la più vicina, mentre le zone 2 e 3 sono situate
più distalmente rispetto ai vasi ematici afferenti;
la tensione dell'ossigeno ed il livello dei nutrienti del sangue si riducono dalla
zona 1 a quella 3
gli epatociti della zona 1 sono, perciò, i primi a ricevere il sangue ossigenato
e gli ultimi ad essere colpiti dalla necrosi;
le zone 2 e 3 ricevono sangue a contenuto di ossigeno e di nutrienti molto vulnerabili
ali azione delle tossine epatiche e a lesioni ipossiche