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Terapia fisica e riabilitazione muscolare ed articolare

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Che cos'è la terapia fisica?

Le terapie fisiche rappresentano un importante ramo della fisioterapia riabilitativa che sfrutta le energie fisiche per curare diverse patologie dolorose sia muscolari che articolari. E' questa una branca della medicina riabilitativa che si avvale delle energie fisiche indotte sull'organismo umano per suscitarvi delle reazioni terapeutiche è noto che l'organismo umano è continuamente cimentato da spinte energetiche.

Tali fonti energetiche provengono dall'ambiente che lo circonda (energia calorica, energìa elettrica, energia meccanica, energia radiante, ecc.) ed è con queste energie in costante equilibrio; la sua omeostasi fisiologica è il risultato delle risposte del substrato organico alle spinte energetiche.

La terapia fisica si avvale appunto di queste energie, artificialmente realizzate con opportuni strumenti, per portare sull'organismo delle quote energetiche qualitativamente e quantitativamente adeguate a suscitare delle reazioni locali o generali tali da indurre un significato terapeutico.

è chiaro quindi che il significato tinaie terapeutico è il frutto di una posologia fisioterapica perfettamente dosata come qualità e come quantità, ma soprattutto adeguata alla presumibile reattività del substrato biologico. In ogni malattia pertanto, è necessario riconoscere perfettamente non solo l'indicazione fisioterapica, ma anche la fase fisioterapica della malattia, cioè quel momento nel quale la malattia è suscettibile di una sollecitazione fisioterapica; al di fuori di una mirata, perfetta indicazione, che tenga conto di tutti questi fattori, ogni uso di energia fisica può essere dannoso.

Gli strumenti che permettono di realizzare le energie fisiche cui sopra abbiamo accennalo sono di svariata struttura tecnica: il calore è possibili' ottenerlo sotto forma di calore esogeno (forni, fanghi, sabbiature, bagni ipetermali, bagni di paraffina, termoforo, ecc.) o endogeno (onde corte, radiazioni, raggi infrarossi) ove la energia termica è il risultato di una trasformazione di energia elettrica ad alta frequenza o di una energia elettromagnetica. Per quanti i riguarda le indicazioni, si deve sempre tener presente che il significato di un aumento del gradiente termico del tessuto ha, come risposta, l'attivarsi in qui I distretto di tutti i fenomeni biologici di base per cui tutti i metabolismi cellulari vengono attivati. E' chiaro quindi che l'indicazione scaturisce soprattutto da questo motivo biologico fondamentale per cui costituiscono una indicazione tutti i fenomeni regressivi o di rallentamento metabolico di un tessuto, e controindicazione tutte le fasi di attività flogistica del tessuto stesso.

Energie elettriche in terapia fisica

Delle energie elettriche si utilizzano principalmente le correnti elettriche; queste possono essere utilizzate o come correnti galvaniche unidirezionali, costanti, o correnti con caratteristiche di variabilità. Nel primo caso il significato del passaggio della corrente nel segmento corporeo che diventa un conduttore è essenzialmente trofico. Nel secondo caso, quando la corrente acquista caratteristiche di variabilità, si avvera un fenomeno eccitomotorio a carico dei muscoli striati, realizzandosi così una tecnica elettrochinesiterapica.

Le indicazioni di una galvanizzazione sono essenzialmente legate alle turbe del trofismo secondario a turbe neurologiche o vascolari. L'uso della corrente continua è molto frequente anche per una particolare tecnica di introduzione di farmaci che va sotto il nome di ionoforesi.

La possibilità che un farmaco abbia un significato terapeutico mediante questa introduzione è però legata all'effettiva possibilità che il farmaco si leghi agli ioni che si trasferiscono dall'esterno verso l'interno, pertanto è indispensabile non soltanto che il farmaco in questione sia elettrolizzabile ma soprattutto che sia in grado di non perdere il suo significato terapeutico nella fase di elettrolisi: è chiaro quindi che l'uso di questa tecnica deve essere riservato esclusivamente agli elettroliti semplici, essendo assai improbabile che farmaci organici molto complessi siano trasferibili in un campo elettrico di piccola intensità e soprattutto che mantengano la loro attività terapeutica durante il trasferimento.

E' opportuno ricordare inoltre che per l'indicazione della ionoforesi è indispensabile che il distretto morboso impegnato nel trattamento sia assai superficiale e non di grande dimensione presumendosi rapidamente degradabile la concentrazione del flusso di farmaco, man mano che questo si approfonda nel tessuto. Le correnti variabili così dette eccitomotorie (correnti galvaniche, in apertura e chiusura di circuito, correnti esponenziali, correnti ondulanti, correnti alternate, correnti faradiche) hanno la possibilità di eccitare un muscolo striato attraverso la sollecitazione dei nervi, dei motoneuroni sulle placche motrici o direttamente sul la miofibrilla.

La risposta del nervo allo stimolo elettrico segue le note leggi della elettrofisiologia con le varianti indotte dal sopravvenire di eventi morbosi nel motoneurone (degenerazione muscolare, denervazioni).

 Le indicazioni quindi di questo tipo di elettroterapia riguardano essenzialmente tutta la patologia del secondo neurone e cioè il danno paralitico caratterizzato da flaccidità ed è ovvio che è controindicato ogni tipo di elettroterapia eccitomotoria nei danni del primo neurone che realizzano paralisi spastiche.

Gli effetti biologici delle correnti variano in relazione al tipo di corrente applicata e, per ogni tipo, all'intensità, alla durata delle applicazioni ed alla frequenza delle oscillazioni. Nella pratica, a scopo antalgico, vengono utilizzate le correnti interferenziali, la corrente continua, le diadinamiche e la TENS.

 Le correnti interferenziali per la complicazione dello strumentario e delle norme di sicurezza, possono considerarsi superate da altre apparecchiature: mantengono invece un certo ruolo la corrente continua, naturalmente al polo positivo, così come le correnti diadinamiche.

Queste ultime sono correnti variabili a bassa frequenza, classicamente distinte in monofase (50 Hz, 10 msec ed uguale pausa) e difase ( 100 Hz senza pausa), che vengono tra di loro alternate in modo da evitare il fenomeno del l'accomodazione.

La TENS o stimolazione elettrica nervosa transcutanea ha il vantaggio della semplicità dello strumentario, che può essere utilizzato dal paziente anche a domicilio. Mentre la tecnica a bassa frequenza induce un'analgesia tardiva, di lunga durata, verosimilmente alla liberazione di endorfine, quella ad alta frequenza provoca rapidamente, ma transitoriamente la analgesia, coinvolgendo verosimilmente il meccanismo "gate control". Accanto alla tecnica convenzionale, da ricordare quella elettroagopunturale, a bassa frequenza ed elevata intensità.

Le indicazioni più significative sono le contratture muscolari, il dolore postchirurgico, l'arto fantasma, radicolopatie. SD canalicolari e pseudocanalicolari, fibrosite e fibromialgie. L'unica controindicazione assoluta riguarda la stimolazione della regione anterolaterale del collo, dove la presenza dei recettori del seno carotideo può indurre brusche crisi ipotensive. In riferimento ai portatori di pacemaker, occorre accertare che non si tratti di uno stimolatore a domanda.

Un effetto indesiderato può essere la comparsa di eritemi e dermatiti nelle zone di stimolazione. Bisogna infine ricordare gli insoddisfacenti risultati registrati nelle neuropatie metaboliche, nelle lesioni nervose centrali, midollari e soprattutto talamiche, nelle vasculiti e nelle forme psicogene.
 

Correnti ad alta frequenza

Sono queste le correnti cosiddette diatermiche, cioè quelle correnti che, attraversando un segmento corporeo, vengono trasformate in calore attraverso la nota legge di Joule: queste correnti ad alta frequenza che vengono utilizzate con lunghezza d'onda relativamente corta (marconiterapia onda cortissima) (radarterapia 1012 cm) sono termogeniche in profondità; le indicazioni e le controindicazioni sono identiche a quelle che si riconoscono per la termoterapia esogena.

Energia radiante

Appartengono a questo tipo di energia i raggi infrarossi e i raggi u.v. I primi, di lunghezza d'onda oltre i 7000 Angstrom, hanno effetto termogenico e hanno le stesse indicazioni e controindicazioni di ogni altra termoterapia; i secondi, con lunghezza inferiore ai 3400 Angstrom, hanno un significato chimicofisico, essendo il loro effetto di tipo ionizzante, per cui il substrato biologico, quando viene impegnato da queste radiazioni, si modifica nel suo assetto molecolare e si avviano reazioni biochimiche di particolare impegno; è noto che le radiazioni u.v. sono chiamate anche abiotiche per la loro possibilità di danneggiare i substrati biologici viventi.
I raggi u.v. vengono utilizzati in molteplici indicazioni, alcune chiaramente valutabili sul piano delle ipotesi del meccanismo d'azione, altre meno; la più frequente delle indicazioni è quella che riguarda il rachitismo, in quanto è nota la possibilità delle radiazioni u.v. di trasformare gli ergosteroli cutanei in provitamine del gruppo D, da cui la indicazione nelle malattie da carenze di queste vitamine; ma queste radiazioni vengono utilizzate anche in altre malattie (per esempio quelle cutaneee) talora con tecniche di irradiazione generale, talora con tecniche distrettuali, ed in questo caso la radiazione viene portata sul soggetto in modo massiccio sino a realizzare la dose eritema.
 

Ultrasuoni

L'utilizzazione della energia ultrasonora in terapia è di impiego relativamente recente. Paesi anglosassoni assegnano l'ultrasuonoterapia alla diatermoterapia, cioè alle terapie che suscitano calore. Effettivamente il micromassaggio indotto dalla energia meccanica ultrasonora si trasforma in calore, ma è da ricordare però che anche il significato meccanico della vibrazione ha un suo specifico impegno terapeutico che a nostro avviso è di notevole importanza. Per quanto riguarda l'indicazione e la controindicazione esse sono sovrapponibili a quanto si è detto per la termoterapia.


Massoterapia

L'aspetto tecnico della massoterapia è multiforme e si concreta in programmi e manualità che prendono il nome di Scuole e di Autori che li hanno studiati e applicati. Non è questa la sede per dettagliare queste tecniche; ci basterà ricordare che ogni manualità massoterapica è orientata a modificare le attività biologiche sia sul distretto impegnato, sia a distanza per via riflessa; a proposito di quest'ultima ipotesi del meccanismo terapeutico, di recente si è affermata la tecnica del massaggio connettivale conosciuto sopratutto nei Paesi Anglosassoni.

Manipolazioni

Val la pena, in appendice, di ricordare una tecnica terapeutica che di recente ha acquisito dignità di vera e propria disciplina medica (medicina manuale, chiroterapia). Si tratta di una tecnica terapeutica basata sulle manipolazioni di segmenti corporei, in particolare del rachide, volta a modificare con opportune manovre situazioni anatomopatologiche distrettuali di strutture muscololigamentose dell'organo articolare. Le indicazioni sono essenzialmente reumatologiche.

Laserterapia

Il laser è una sorgente di luce monocromatica e direzionale, prodotto dalla eccitazione del "materiale attivo" di cui è composto il laser stesso. A seconda del materiale altivo (neodimio) rubino, arseniuro di gallio, CO/2. Ar, He, i laser possono produrre radiazioni di tutte le lunghezze d'onda, dall'ultravioletto all'infrarosso. Le principali caratteristiche della luce laser sono la coerenza, la monocromaticità, la brillanza e la direzionalità.

La medicina è stata uno dei primi campi di applicazione pratica del laser, soprattutto in oculistica, in microchirurgia e in campo diagnostico. Attualmente anche in terapia fisica si fa uso del laser, sfruttandone due proprietà particolari; l'effetto antalgico e l'effetto biostimolante. Per questi scopi il laser viene utilizzato non perché dotato della capacità di concentrare energia, bensì perché capace di emettere luce coerente. Nonostante la biostimolazione laser sia una disciplina relativamente recente, questa viene già utilizzata con tecniche codificate in modo abbastanza empirico, con indicazioni di interesse reumatologico. sia in casi di flogosi acuta, postacuta o cronica, sia in episodi posttraumatici. I risultati esigono tutt'ora un vaglio scientifico ulteriore in particolare per quello che riguarda la sintomatologia dolorosa, tuttavia rappresentano un incentivo a proseguire in questa direzione, soprattutto nella ricerca di una dettagliata metodica di applicazione, in cui siano codificati al meglio i tempi ed i modi del trattamento, nonché le precise indicazioni terapeutiche. Tra le numerose patologie trattate ci preme considerare le seguenti : periartritc scapoloomerale, lesioni capsulo legamentose, epicondiliti, tendiniti, esiti di fratture e rigidità posttraumatica. La letteratura fin qui prodotta non segnala casi significativi di controindicazioni.
 

Magnetoterapia

La magnetoterapia è un particolare tipo di terapia fisica strumentale che utilizza campi magnetici a bassa intensità e frequenza variabile prodotta da particolari apparecchiature. I campi magnetici così ottenuti hanno frequenza compresa fra qualche Hz (50100) qualche decina di KHz (fino a 20 GHz). Gli effetti dei campi magnetici sugli organismi viventi sono molteplici e ancora oggetto di ricerca (effetto piezoelettrico sulle proteine, facilitazione degli scambi di membrana, attivazione delle reazioni enzimatiche autoimmuni, riduzione dei tempi di consolidamento, delle fratture e delle accelerazioni dei processi di riparazione tissutale, azione antiinfiammatoria e antiedemigena). Attualmente però, a fronte di sperimentazioni cliniche e laboratoristiche non ancora attendibili e concrete, si tende a fare uso della Magnetoterapia in un grande numero di patologie (dalla depressione, alla cellulite, dalla cirrosi all'otite, dalla cefalea all'artrosi). La causa di tutto ciò è dovuta ad un eccessivo "consumismo tecnologico" con ripercussioni negative su quelle che possono essere le effettive ed efficaci applicazioni di questa tecnica. Manca una sperimentazione seria ed accurata, come pure una attenta valutazione dei risultati fino ad oggi ottenuti, infatti, è stata sicuramente provata l'efficacia dei campi magnetici solo nell'accelerare i processi di consolidazione dei focolai di fratture e di osteotomia.

Tecarterapia

La Tecarterapia, nota anche come Tecar o Trasferimento Energetico Capacitivo-Resistivo, è un tipo di trattamento elettromedicale, che trova particolare impiego nella cura di traumi e patologie infiammatorie dell'apparato muscolo-scheletrico.
Gli effetti biologi, prodotti dalla Tecarterapia, sono tre e consistono, brevemente, in:
• Incremento del microcircolo
• Vasodilatazione
• Incremento della temperatura interna

La Tecarterapia è una forma di termoterapia endogena, significa che si tratta di una terapia che si basa su una fonte di calore che viene generata all'interno del corpo sfruttando dei macchinari che generano energie che vengono trasferite. Le energie determinano modificazioni del piccolo circolo, implementano la circolazione di sangue e la produzione di energia locale, sciolgono edema e dolore.  Alcune termoterapie che hanno preceduto la Tecar e che sono in uso ancora oggi sono: l'infrarosso, gli ultrasuoni e il laser (laserterapia).

Modalità d'Uso della Tecarterapia

Il dispositivo Tecar può lavorare in due modalità: la modalità capacitiva e la modalità resistiva.
La modalità capacitiva è indicata per il trattamento di problematiche a livello dei tessuti molli, con una bassa resistenza alla corrente, come i muscoli, la cute, il tessuto connettivale, i vasi sanguigni e i vasi linfatici. 
La modalità resistiva, invece, è ideale per il trattamento di danni a livello di tessuti con un'alta resistenza al passaggio di corrente, come le ossa, le articolazioni, i tendini, i legamenti, le cartilagini ecc.

 

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