Stipsi, quale cura possibile?

Introduzione - la dieta

appunti del dott. Claudio Italiano

Sembra facile curare un paziente con la stipsi, ma a tutt’oggi, la terapia medica della stipsi cronica idiopatica o primitiva costituisce a un problema clinico rilevante, data l'alta frequenza dell'affezione e la mancanza di una terapia eziologica. La vita moderna, in effetti, espone al problema della stitichezza, specialmente se facciamo riferimento alle donne. Esse sono stressate da turni massacranti, costrette al lavoro sedute alle scrivanie, alle casse dei supermercati, come commesse di negozi, come cassiere delle banche o insegnanti a scuola e, stante l’educazione ricevuta da bambine ed il pudore per questo argomento intimo che è la funzione della defecazione, sono portate per natura a trattenere lo stimolo e a divenire stitiche croniche. Occorre, invece, rivolgersi ad esse, per fornire loro una serie di consigli semplici ed immediati e misure igienico-dietetico-comportamentali, che sono troppo spesso trascurate,  e meritevoli, invece, della massima attenzione da parte del medico. Oggi, va incoraggiata l’attività fisica, l’alimentazione all’antica, ricca in scorie, senza pensare che le armi terapeutiche a nostra disposizione sono costituite dai lassativi. Si tratta di un vasto gruppo di sostanze che costituiscono una quota molto rilevante del mercato farmaceutico globale; nel 1982 in Italia ne sono stati venduti 40 milioni di pezzi. Questi dati, certamente sottostimati rispetto alla realtà, perché non comprendono né coleretici, né eupeptici, né crusca, né prodotti artigianali di erboristeria, confermano una tendenza diffusa in tutto il mondo industrializzato, tanto è vero che negli Stati Uniti il fatturato si aggira amualmenre intorno ai 290 milioni di dollari ed in Gran Bretagna intorno ai 10 milioni di sterline. Prima di esaminare in modo più analitico queste sostanze, è indispensabile premettere alcune precisazioni. Innanzitutto si tratta di una classe di sostanze usate in modo regolare da vaste fasce della popolazione: quasi la totalità della popolazione dopo i 60 anni ne fa un uso più o meno regolare, non tanto e non soltanto in conseguenza della incidenza elevata dell'affezione, ma anche e soprattutto sulla spinta di abitudini, tradizioni, credenze e messaggi pubblicitari.  L’attenta valutazione dei sintomi intestinali (dolore addominale, eccessiva consistenza delle feci, difficoltà all'evacuazione, tenesmo o sensazione di svuotamento incompleto dell'ampolla rettale) ed extraintestinali, associata ad una accurata ricerca anamnestica (che evidenzi un precedente uso di lassativi, di antidepressivi o di altri farmaci che possano causare stipsi) può fornire elementi che sono decisivi e spesso probanti a favore di una diagnosi. Il successivo momento operativo deve consistere, da parte del medico, nell'indicazione di una serie di misure igienico-comportamentali che il paziente dovrà osservare in modo attento fino a modificare, se necessario, il proprio stile di vita.  Queste comprendono:

-adeguata introduzione di acqua : almeno I,5-2litri al giorno (per esempio va bene, purchè assunte in modica quantità, assumere acque lassative come uliveto, acqua di Tettuccio, acque sulfureo-magnesiache come quella della Fonte di Venere in Terme Vigliatore, Messina);

- introduzione nella dieta di frutta e verdura; la frutta possibilmente deve essere dotata di potere lassativo (es. arance di sicilia,prugne e kiwi) e di un adeguato supplemento di fibre. L’assunzione di fibre accompagnata da un'abbondante introduzione idrica, manifesta solitamente effetti benefici dopo alcuni giorni; la scarsa palatabilità ed il gonfiore addominale che può determinare possono però limitare, a lungo termine, la compliance del paziente;

- attività fisica quotidiana adeguata all'età ed alle condizioni di salute del paziente (cfr per es. il programma riabilitativo cardiovascolare nel post-infarto il programma riabilitativo cardiovascolare nel post-infarto: gli esercizi possibili in corsia ed a casa del paziente, le linee guida )

·non inibizione dello stimolo alla defecazione: le feci rimangono a lungo nell'ampolla, causandone la distensione e favoriscono l'adattamento della muscolatura alla tensione, con un progressivo stato di insensibilità allo stimolo, che è costituito dalla distensione stessa; ne consegue un circolo vizioso che conduce a stipsi ingravescente. Un provvedimento fondamentale è quindi quello di non differire mai I'evacuazione rispetto allo stimolo. Un suggerimento utile può essere quello di approfittare del cosiddetto "riflesso gastro-colico", cioè dell'aumento della motilità colica (specie del colon sinistro) che si verifica in via riflessa in conseguenza della distensione gastrica post-prandiale.

Un altro fattore importante per un'efficace funzione evacuativa è costituito da un'ottimale utilizzazione del torchio muscolare addominale. E quindi importante rinforzare con un adeguato programma ginnico la muscolatura della parete addominale, ma è altrettanto importante scegliere per evacuare la posizione che permette di sfruttare al meglio l'azione della muscolatura addominale: a questo proposito si è ormai concordi sul fatto che la posizione accovacciata, alla turca, permette una ottimale utilizzazione dello sforzo.

DIETA E STIPSI

(cfr La dieta e le fibre La dieta per la stitichezza )

L’alimentazione è stata nel corso dei secoli nettamente influenzata dalI'evoluzione economica, dalla quantità e dalla qualità di cibo disponibile. Attualmente I'alimentazione dei popoli occidentali è caratterizzata daIla raffinazione dei cibi fondamentali, dall’eccessivo apporto di grassi saturi animali e dalla scarsità di contenuto in fibre. Ricordiamoci che i nostri nonni, nelle campagne, si cibavano di minestre e di verdure e che la carne la mangiavano la domenica, cosa buona e corretta! L’eccessiva raffinazione dei cibi dà origine a conseguenze negative:

-carenza di fibre alimentari indispensabili per favorire la peristalsi intestinale;

-depauperamento di sali minerali e vitamine presenti nella parte scartata durante i processi di raffinazione. Le fibre alimentari hanno rappresentato una fonte di notevole interesse scientifico negli ultimi anni per un loro duplice effetto:
- per la regolazione dell'attività intestinale;
- per l'ipotesi che la loro ridotta introduzione con la dieta possa essere la causa di molte patologie che affliggono la società moderna, quali  diabete, obesità, dislipidemia, malattia diverticolare, cancro dell’intestino, emorroidi.

Descrizione fisiologica

La classificazione della fibra alimentare più utile dal punto di vista fisiologico sembra essere quella legata alla solubilità in acqua. In effetti, i componenti solubili e non della fibra alimentare presentano, per certi aspetti della fisiologia intestinale, un comportamento diametralmente opposto.

Le fibre

Il termine di residuo fecale risale a studi eseguiti in passato, quando si dimostrò che assumendo un solo alimento, questo era responsabile di un determinato quantitativo di feci emesso; per esempio il latte dava più residuo rispetto alle carni e cosi la patata era il vegetale con meno scorie rispetto alle altre verdure. Da qui, conducendo altri studi ed osservazioni varie, si intuì che il corpo necessitava del suo giusto apporto di “fibra alimentare”, quantizzata in 25 grammi ogni giorno. La fibra poteva essere definita come l’insieme di sostanze, contenute in certi alimenti, frutta e verdure, che l’organismo non può assorbire, ma che cionondimeno è fondamentale per la dieta di una persona, specie se si tratta di un diabetico, dove diventa fondamentale, a patto che non sussistano altre controindicazioni al suo uso. E’ definita come l’insieme di polisaccaridi unitamente alla lignina (sostanza di natura non glucidica), non digeribile da parte delle secrezioni del nostro tubo enterico. E’ stato però postulato che la fibra si comporti come una specie di spugna, quando percorre il tubo digerente, cioè assorbe acqua ed adsorbe acidi biliari e regola e stimola la peristalsi intestinale, il peso delle feci che viene così accresciuto, l’escrezione degli acidi biliari ed il turnover del colesterolo ed infine i processi metabolici. Sullo stomaco le fibre determinano una stimolo alla produzione di saliva, aumento del contenuto gastrico e dunque maggiore distensione dello stomaco ed aumento del senso di sazietà, con ritardato svuotamento gastrico, tutte azioni auspicabili, specie nel diabetico, dove se la digestione rallenta è meglio ai fini del corretto metabolismo glicidico. Inoltre le fibre determinano un ritardato assorbimento dei nutrienti nell’intestino, ed aumentato il contenuto colico, facilitando la peristalsi intestinale ed ostacolando i batteri nella loro azione patogena. Le frazioni solubili della fibra dietetica hanno effetti importanti sul metabolismo dei carboidrati e dei lipidi. mentre hanno uno scarso effetto sulla massa fecale e sull’assorbimento dei minerali; sembrano inoltre diminuire il colesterolo ematico.

 

FIBRE NON IDROSOLUBILI
1. Cellulosa
- Polimero del glucosio
- 25% delle fibre contenute in
cereali, vegetali e frutta
- Diminuzione del tempo di transito
intestinale
2. Lignina
- Polimeri di fenilpropano
- 1O% delle fibre vegetali
- Capacità di legare sali e ioni
3. Emicellulosa
- Polimeri di differenti esosi e pentosi
- 50-70% delle fibre contenute in cereali, vegetali e frutta
- Riduzione del tempo di transito intestinale

FIBRE IDROSOLUBILI

1. Pectine
- Polisaccaridi composti in gran
parte da galattosio e acido uronico
- 40% delle fibre della frutta
- Formazione di soluzioni viscose
con aumento del tempo di transito
intestinale
- Capacità legante sali e ioni
2. Gomme e mucillagini
- Polisaccaridi non strutturali ma
adibiti a particolari funzioni
- Formazione di soluzioni viscose
con aumento del tempo di transito
intestinale
3. Polisaccaridi di riserva
- Polisaccaridi presenti specie nei
legumi, utili come sorgenti di energia
per la pianta
- Formazione di soluzioni viscose
con aumento del tempo di transito
intestinale

Crusca

- Nessun effetto sull'assorbimento del colesterolo e del glucosio

- Aumento della massa fecale

- Diminuito assorbimento di zinco

Pectine. Guar

- Ridotto assorbimento del colesterolo, degli acidi biliari e del glucosio

- Scarso miglioramento della funzione colica

- Nessun effetto sull'assorbimento degli oligoelementi

Cellulosa e polisaccaridi non cellulosici

 

- Lieve riduzione della concentrazione plasmatica di colesterolo - Miglioramento della funzione colica

 

 

Proprietà delle fibre

 

La capacità delle fibre di legare l’acqua spiega il perché la massa fecale si incrementa e perché le feci divengono morbide e/o semiformate. La fibra si definisce come quella sostanza che raggiunge intatta il colon destro. Essa può essere degradata dai batteri che possiedono gli enzimi per degradarla. La fibra dietetica è uno dei substrati più importanti e una fonte energetica per i batteri che posseggono enzimi come le pectinasi e le cellulasi, che sono in grado di degenerare le fibre. I prodotti di fermentazione batterica sono acidi grassi volatili (acido acetico, propionico, butirrico) e gas ( anidride carbonica, idrogeno).

 

Dove si trovano le fibre

Le fonti alimentari di fibre dietetiche sono la parete cellulare delle piante (polisaccaridi non cellulosici), i poilisaccaridi non strutturali normalmente presenti nei cibi (mucillagini e gomme) e sostanze usate come additivi (gomme, pectine ). Frutta e verdura hanno un contenuto di fibra pari a 0,5-4,5 grammi per ogni 100 grammi di prodotto edibile, per cui il loro consumo contribuisce per il 50% al fabbisogno quotidiano. I legumi, come piselli,  fagioli e lenticchie  sono molto ricchi in fibre, e quelli secchi in particolare poiché possiedono un contenuto doppio rispetto a quelli freschi. Però è la crusca una delle più ricche di fibre: 10-50%, a seconda delle diverse  tecniche di misurazione.

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