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Trombocitopenia o Piatrinopenia, classificazione

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appunti del dott. Claudio Italiano

prima Piastrinopenie

Qual'è la funzione delle piastrine?

Le e piastrine sono elementi figurati del sangue, con forma discoidale e diametro compreso tra i 2 ed i 3 µm. Sono deputate al processo di emostasi del sangue, vale a dire che essi consentono l'attuazione della fase di coagulazione nel sangue, grazie alle sostanze in esse contenute, che conduce alla formazione del tappo piastrinico, ossia una specie di "rappezzamento" al vaso sanguigno danneggiato, con l'intento di bloccarne la fuoriuscita del sangue, o emorragia.

Le piastrine si formano a partire da cellule precursori, dette megacariociti, che si trovano nel midollo osseo. La vita media delle piastrine è molto ridotta, al massimo 10 giorni, perchè stiamo parlando non di cellule del sangue, ma di frammenti di esse, cioè  frammenti di citoplasma dei megacariociti.

I megacarioblasti derivano a loro volta da cellule precursori, dette megacarioblasti, che si caratterizzano per enormi dimensioni e grosse cellule multinucleate, con diametro dai 20 ai 15 nm, che dopo varie fasi di maturazione subiscono fenomeni di frammentazione citoplasmatica, originando dalle 2000 alle 4000 piastrine, ed ogni giorno si formano circa 30.000-50.000 piastrine, ma occorrono fattori nutrizionali come un sufficiente apporto ed assimilazione di vitamine B12.

Perchè una riduzione delle piastrine?

Per approfondire il tema: > Cfr Trombocitopenia o Piatrinopenia, patogenesi

Stante il loro ruolo fondamentale per il processo coagulativo, quando il medico si avvede che dalla conta all'emocromocitometrico il numero delle piastrine si riduce, condizione che si definisce di " piastrinopenia o trombocitopenia", sotto 100.000  80.000 elementi/µl, si comincia a preoccupare seriamente, perché la riduzione delle piastrine spesso cela delle patologie ematooncologiche o di pertinenza internistica. Di norma, nella clinica si possono avere nella cirrosi epatica, epatomegalia e splenomegalia, con calo della conta piastrinica oppure in condizioni di mielodiplasia, oppure nelle condizioni leucemiche, il mieloma multiplo.

In corso di malattie autoimmuni, come il lupus eritematoso sistemico possiamo avere forme di piastrinopenia autoimmuni.

Forme congenite sono la Bernard Soulier a piastrine giganti, definita anche come "distrofia trombocitica emorragica," anche nota come sindrome di Bernard-Soulier (SBB), è una malattia emorragica ereditaria dei megacariociti/piastrine, caratterizzata dalla tendenza al sanguinamento, piastrine giganti e riduzione del numero delle piastrine.

Questa sindrome è estremamente rara. I segni clinici comprendono la porpora, l'epistassi, le menorragie, i sanguinamenti gengivali e gastrointestinali.

 La trasmissione è autosomica recessiva. Questa malattia è dovuta al deficit quantitativo o funzionale del complesso glicoproteico GPIb-V-IX, un recettore formato da molte subunità, limitato alle piastrine, necessario per l'emostasi primaria fisiologica. Il complesso GPIb-V-IX si lega al fattore di Von Willebrand, consentendo alle piastrine di aderire e di formare il tappo piastrinico a livello delle lesioni vascolari. I geni che codificano per le quattro subunità del recettore, GPIb alpha, GPIb beta, GPV e GPIX, sono situati rispettivamente sui cromosomi 17p12, 22q11.2, 3q29 e 3q21.

Altra condizione è la condizione di piastrinopenia ereditaria dovuta a trasmissione X-linked recessiva, Wiskott-Aldrich che si associa anche a deficit immunologico dei linfociti B e T.

Anche nelle sepsi o nelle infezioni gravi, quando si instaura il processo di coagulazione intravasale disseminata, intesa come alterazione dei processi coagulativi, che si caratterizza per il consumo delle piastrine, inteso come grave fatto fisiopatologico, che se non corretto prontamente conduce a morte il paziente. In genere condizioni infettive, per es. classicamente la puntura di zecca, le infezioni da CMV, la condizione di HIV, possono associarsi a CID, a parte i processi che si instaurano dopo interventi chirurgici al bacino, alla pelvi, condizioni neoplastiche misconosciute, come neoplasie ovariche o altre patologie neoplastiche.
 

Come classificare le condizioni di piastrinpenia?

Vari sono i criteri in base ai quali possono essere classificate le sindromi piastrinopeniche.

 Da un punto di vista generale si può dire che le piastrine diminuiscono di numero quando si rompe l'equilibrio fra produzione e consumo, o perché risulta deficitaria in senso assoluto la produzione, o perché la distruzione alla periferia supera il gettito midollare, vale a dire perché aumentano i consumi. Pertanto la prima classificazione di ordine generale, che può essere schematicamente proposta, è quella che distingue le piastrinopenie in due grossi gruppi, comprendente,

-il primo, le piastrinopenia condizionate da un deficit, comunque evocato, della produzione (piastrinopenie da piastrinopoiesi insufficiente; piastrinopenie da piastrinopoiesi inefficace)

- il secondo le piastrinopenie determinate da un eccesso di consumi, indipendentemente dalla natura dei fattori che lo sostengono e quale che sia la sede di tale esaltato consumo. In senso lato può essere compresa fra le cause dell'esagerato consumo anche la dispersione esogena di piastrine (grandi emorragie, emodialisi).

Lo schematismo di tale classificazione trova il suo limite naturale nella possibilità che si verifichino delle compensazioni o delle sinergie fra i due meccanismi fondamentali che si trovano alla base delle piastrinopenie - deficit di produzione, eccesso di consumi - nel senso che alla accentuata lisi periferica delle piastrine corrisponda, se le sue condizioni anatomofunzionali sono integre ed efficienti, una maggiore attività piastrinopoietica del midollo intesa teleologicamente a correggere parzialmente o totalmente - il compenso sarà tanto più agevole quanto più modesta è l'entità della dispersione o distruzione periferica delle piastrine - il deficit di bilancio, il quale pertanto potrà essere per un certo tempo in tutto o in parte mascherato dalla reattività compensatoria del midollo emopoietico.

 In altri termini, grazie ed in virtù delle capacità di adeguamento sia pure non ottimale o imperfetto del midollo alle sollecitazioni periferiche, la piastrinopenia potrebbe risultare inferiore a quella che sarebbe stata se il midollo non avesse risposto allo stimolo periferico ed avesse conservato inalterate le sue capacità produttive. 

Poiché le attitudini reattive del midollo non sono illimitate, è fatale che prima o poi arrivi il momento in cui il compenso, sia pure imperfetto e relativo, tenderà a farsi sempre meno efficiente e sempre più precario, per cui il gettito midollare di trombociti si porterà, dai valori inizialmente aumentati, prima intorno ai suoi valori normali, in senso assoluto, e successivamente, scenderà al di sotto della norma, con la inevitabile conseguenza di un aggravamento della condizione piastrinopenica, la quale, a questo punto, riconoscerà una duplice origine, periferica e centrale. Tutto questo sta ancora una volta a significare che i fenomeni biologici non possono essere forzatamente inscritti in schemi prefabbricati, che, come tali, non contemplano le eccezioni. Strettamente collegabile a quella testé ricordata, è la classificazione che assume come criterio base l'atteggiamento anatomofunzionale del midollo.

In tal senso le piastrinopenie possono essere distinte in iporigenerative, quando la ricchezza in megacariociti, che delle piastrine sono la naturale matrice, è più o meno sensibilmente ridotta rispetto alla norma, con conseguente riduzione della quantità di piastrine che vengono prodotte e dismesse in circolo, e piastrinopenie iperrigenerative quando invece il quadro midollare si caratterizza per l'abbondanza dei megacariociti e per l'aumento del gettito midollare. Mentre le forme iporigenerative si identificano con le condizioni piastrinopeniche sostenute da un deficit di produzione, quelle iperrigenerative corrispondono alle piastrinopenie da esagerata lisi periferica (splenica ed intravascolare).

Togliere sempre la milza nelle piastrinopenie?

La distinzione è importante, perché essa viene generalmente assunta come criterio orientativo ai fini dell'indicazione o meno della splenectomia, metodo di cura elettivo di talune situazioni piastrinopeniche. Un tempo, per il fatto che nelle forme iperrigenerative i megacariociti, abbondantemente reperibili nel midollo, non presentano figure di campeggiamento in attività piastrinopoietica, si era pensate, nel quadro dell'ipersplenismo vecchia maniera, ac una inibizione della loro maturazione ad opera di presunti principi di origine splenica.

Oggi il fenomeno viene più razionalmente spiegato con l'accelerato turnover delle cellule megacariocitarie violentemente sollecitate a tamponare le perdite periferiche, anche se l'ipotesi di un ipersplenismo piastrinopenico inteso non nel senso esclusivo di un'ipersequestrazione piastrinica nel letto vascolare della milza, ma in quello di una inibizione citomaturativa e citoespulsiva del midollo può contare ancora su non pochi elementi a suo suffragio. Si pensi solo alla iperpiastrinosi che residua qualche volta in via permanente all'intervento di splenectomia, intervento che, nell'ambito del concetto della ipersequestrazione splenica, dovrebbe assicurare : ritorno alla norma del livello piastrinico patologicamente abbassato. 

Infine un'altra classificazione basata su un criterio eminentemente clinico potrebbe essere quella che contempla da una parte le piastrinopenie idiopatiche o essenziali o da cause sconosciute (la loro definizione è solo negativa e forse provvisoria in attesa che si riescano ad individuare i momenti eziologici che ne sono i veri responsabili) e dall'altra le piastrinopenie secondarie da cause note, si tratti di farmaci o di tossine batteriche o virali (piastrinopenie medicamentose ed infettive).

Cause di piastrinopenia midollari.

A queste due categorie una terza potrebbe essere aggiunta, quella delle piastrinopenie sintomatiche che occorrono nel corso di affezioni varie caratterizzate tutte da una grave compromissione anatomica del midollo (aplasie, metaplasie midollari in corso di leucemie, mielomi, metastasi midollari, con sostituzione delle normali componenti cellulari, ad opera di tessuti neoplastici estranei al midollo, mielosclerosi e via dicendo) in cui peraltro la piastrinopenia rappresenta solo un elemento subordinato di un più vasto e complesso quadro anatomoclinico che ha fuori del sistema piastrinopoietico il suo epicentro patogenetico e clinico.

Ricordiamo, infine, che esistono alcune forme particolari di trombocitopenia, quella da cosiddetto deficit congenito di trombopoietina e la trombocitopenia ciclica, la prima perché è tutt'altro che certo che sia realmente dovuta al deficit del sopracitato fattore trombopoietico, e l'altra perché contraddistinta da cicliche oscillazioni del numero di piastrine circolanti, delle quali peraltro ancora sfugge il sottostante meccanismo eziopatogenetico.

 

vedi anche l'indice di ematologia