I sintomi dell'otite media catarrale acuta trasudativa sono costituiti da otodinia violenta, improvvisa, che tende talvolta a regredire spontaneamente; da acufeni a tonalità grave; dall'ipoacusia di trasmissione con autofonia. L'ipoacusia è di grado variabile: quando è legata alla presenza di liquido nel cavo del timpano, può aumentare o diminuire in rapporto al variare della posizione del capo. Talvolta questi pazienti accusano vertigini di tipo labirintico causate dalla pressione esercitata sulla finestra ovale e su quella rotonda dal liquido raccolto nel cavo del timpano.
All'esame otoscopico, nello stadio iniziale osserva una iperemia della membrana timpanica particolarmente accentuata in corrispondenza della pars flaccida e lungo il manico del martello. Successivamente la membrana del timpano può diventare uniformemente grigiastra, opaca.
Quando essa ha invece conservato la sua trasparenza si può osservare, in questa fase, il livello idro-aereo che segna il limite superiore della raccolta liquida endo-timpanica, e che modifica il suo orientamento quando il paziente flette o estende il capo. Altre volte l'aria, commista alla secrezione liquida, traspare sotto forma di bolle aderenti alla membrana del timpano.
Il timpanogramma presenta in questi casi particolari caratteristiche. La motilità
del sistema timpano-ossiculare è ridotta per la presenza di liquido nel cavo del
timpano. Ciò comporta una notevole riduzione della "compliance". La curva risulta
pertanto quasi appiattita, con picco spostato verso le pressioni negative. L'otite
media catarrale acuta trasudativa guarisce spontaneamente in 8-20 giorni; la sua
trasformazione in una forma purulenta è rara. In caso di ripetute recidive il lento
processo di organizzazione del trasudato provoca briglie cicatriziali ed aderenze
fra ossicini, membrana del timpano e parete mediale della cassa, con esito in un
quadro di otite cronica scleroadesiva e di timpano-sclerosi con infossamento della
membrana timpanica denunciato dalla accentuata sporgenza verso l'esterno del processo
laterale del martello, dalla tendenza del manico del martello ad assumere una posizione
orizzontale e dalla scomparsa del triangolo luminoso.
La terapia deve mirare in primo luogo a ridurre l'otodinia lamentata da questi pazienti: ciò si ottiene mediante instillazione auricolare di soluzioni contenenti un anestetico. La presenza di un livello idroaereo o di bollicine di aria frammiste a secrezione liquida costituisce indicazione, quando il processo non accenni a risolversi spontaneamente entro 8 giorni, alla paracentesi timpanica, che si esegue praticando, con un ago lanceolato, una incisione a tutto spessore della membrana del timpano, dopo aver deterso il meato acustico ed averlo disinfettato con alcool iodato. L'incisione deve'essere eseguita, dal basso verso l'alto nel quadrante postero-inferiore, ove esiste una discreta distanza fra membrana e parete mediale del cavo. Con l'incisione praticata in questa zona non si corre inoltre il rischio di ledere formazioni anatomiche importanti. L'intervento viene eseguito in anestesia generale o in anestesia locale di contatto con miscela di Bonain (cocaina, mentolo, fenolo in parti uguali). Attraverso l'incisione praticata nella membrana del timpano si introduce un tubicino in polietilene per il drenaggio della secrezione: il tubicino viene lasciato in situ per 5-6 giorni. E' bene porre in questo periodo il paziente sotto protezione antibiotica. L'incisione timpanica, dopo la rimozione del tubicino, cicatrizza spontaneamente.
Nei
casi in cui l'esame otoscopico non dimostri l'esistenza di trasudato nella cassa
sarà bene in un primo momento sorvegliare il decorso del processo morboso, somministrando
balsamici e cortisonici; soprattutto per via aerosolica ed evitando ogni tentativo
di ripristinare la pervietà della tuba, tentativo che in questa fase potrebbe riuscire
dannoso e favorire la penetrazione di germi nel cavo del timpano.
Se il processo
non si risolve spontaneamente, dopo 7-8 giorni dal suo inizio, si potranno intraprendere
con minor rischio le manovre atte a ristabilire la pervietà tubarica. Esse comprendono
la manovra di VALSALVA (espirazione forzata a bocca e narici chiuse dopo una inspirazione
profonda) e la manovra di POLITZER, che ha lo scopo di aumentare la pressione dell'aria
contenuta ne nel cavo del timpano. Ad un segnale prestabilito il medico comprimerà
fortemente la pera in gomma; nello stesso tempo il paziente pronuncerà un suono
gutturale (auk) oppure deglutirà un sorso di acqua precedentemente introdotto in
bocca: il velopendulo si innalza ed il rinofaringe è isolato dall'orofaringe, di
conseguenza l'aria insufflata in narice provoca la dilatazione dell'ostio faringeo
della tuba.
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