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Orchiepididimiti

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Con termine di orchiepididimiti si definiscono le infiammazioni del testicolo e dell'epididimo; possono essere acute e croniche, aspecifiche e specifiche.

 Orchiepididimiti aspecifiche

Tutte le età possono essere colpite dall'affezione ma le fasce più interessate sono fra la settima e l'ottava decade, in rapporto alla presenza di una patologia prostatica, o fra la terza e la quarta decade in ragione della maggiore attività sessuale.

Etiopatogenesi

Etiologica si è modificata ed arricchita in questi ultimi decenni, da un lato per la diminuita frequenza delle epididimiti blenorragiche, dall'altro per la individuazione, grazie a tecniche colturali più sofisticate, di altri agenti patogeni precedentemente non colpevolizzati. I germi responsabili nei singoli casi variano a seconda della via di penetrazione seguita.
1) Localizzazione secondaria, a partenza da un'infezione generale, durante la fase ematica della malattia. In questi casi si tratta di batteri quali lo Stafilococco (infezioni cutanee), Haemophilus influenzae e la Salmonella del tifo, oppure virus, il più comune dei quali, è quello della Parotite epidemica.

2) Origine iatrogena come conseguenza di incongrue manovre urologiche (cateterismi o cistoscopie, cateteri a permanenza per periodi eccessivi di tempo) o di interventi sulle basse vie urinarie tra i quali in particolar modo quelli per affezioni della prostata. In questi casi si tratta quasi sempre di infezioni polimicrobiche che si localizzano all'epididimo ed al testicolo per via canalicolare attraverso il lume deferenziale o, più raramente (nelle manovre endouretrali) attraverso i linfatici sottomucosi del deferente medesimo.
3) Tutte le infezioni spontanee delle vie urinarie e genitali (soprattutto le prostatovescicoliti) possono provocare orchiepididimiti per gli stretti rapporti anatomici esistenti.

Agenti eziopatogenetici

Gli agenti in causa sono ovviamente gli stessi delle infezioni urinarie con predominanza dei Gram -(E. coli nel 55% dei casi, Pseudomonas nel 13%; Aerobacter, Proteus, ecc.).  Nelle infezioni di origine venerea l'orchiepididimite può manifestarsi come conseguenza di una uretrite o di una prostato-vescicolite cronicizzata. In questi casi, diminuita l'incidenza delle forme blenorragiche, prevalgono oggi le etiologie non batteriche quali quella da Trichomonas, da Ureaplasma urealiticus, da miceli, da Chlamydia trachomatis.  Ricordiamo infine che sono state provocate sperimentalmente delle orchiti allergiche negli animali stimolando il S.R.E. Il meccanismo patogenetico però non è ben chiaro né è sicuramente applicabile alla patologia spontanea umana.

Nei casi di orchiepididimite recidivante il meccanismo patogenetico è da ricercare in un flusso retrogrado di urine nei dotti eiaculatori a causa di affezioni uretrali (valvole-stenosi) o vescicali (neurovescica); in tutti questi casi il meccanismo è quello dell'iperpressione a monte dell'ostacolo con sfiancamento della parete uretrale e quindi reflusso. Quest'ultimo di per sé può essere sufficiente, anche in assenza di urine infette, a provocare delle orchiepididimiti chimiche.

Anatomia patologica

Nell'orchiepididimite acuta a predominanza epididimaria l'infezione inizia in genere dalla coda per propagarsi in un secondo momento al corpo ed alla testa. Negli stadi iniziali l'organo appare teso e tumefatto per la presenza di intenso edema; successivamente compare un idrocele infiammatorio. Istologicamente si assiste ad una intensa vasodilatazione con infiltrato polimorfonucleato e reazione essudativa della vaginale. L'evoluzione è verso la formazione di microascessi con necrosi dell'epitelio tabulare e successiva organizzazione cicatriziale: l'organo appare allora indurito in tutto o in parte. Anche il testicolo compartecipa all'infiammazione soprattutto per congestione passiva.

Se l'evoluzione è più lenta, come avviene nelle forme cronicizzate, si forma un tessuto infiammatorio costituito da linfociti, plasmacellule e macrofagi a reazione lipofagica e spermiofagica per la presenza di focolai di spermiorragia formatisi per rottura delle pareti tubulari. L'esito è un blocco epididimario, generalmente incompleto nelle fasi iniziali della guarigione, ma che diviene inevitabilmente completo a distanza di tempo per la compressione e distruzione dei tubuli rimasti integri da parte dei granulomi spermiofagici.L'orchiepididimite acuta a prevalenza orchitica, spesso bilaterale, si presenta come lesione focale all'inizio con successiva diffusione a tutta la gonade.

I testicoli, aumentati di volume e congesti, presentano istologicamente un edema del tessuto interstiziale con diffusa infiltrazione neutrofila. Ciò può condurre alla formazione di microascessi che inevitabilmente, con la successiva sclerosi cicatriziale, portano alla distruzione dei tubuli seminiferi. Il tessuto leydigiano è di solito risparmiato. Nell'orchite da parotite epidemica, che si osserva solo dopo la pubertà ed è spesso monolaterale, le manifestazioni più importanti sono l'edema e la dilatazione dei vasi del connettivo interstiziale. I tubuli inizialmente sono risparmiati ma ben presto le cellule mostrano segni di degenerazione probabilmente per fenomeni compressivi. L'evoluzione può essere verso l'atrofia del testicolo con scomparsa del tessuto seminifero ed apparente conservazione del tessuto leydigiano.

segue orchiepididimiti: segni clinici