I coronavirus (CoV), dal greco Koròne che significa "ghirlanda", sono dei virus ad RNA messaggero, che hanno un aspetto accattivante, appunto come una piccola sfera irta di pennacchi, che rappresentano le "calamite" con cui aderiscono alle cellule degli epiteli delle prime vie respiratorie, per aggredirle e penetrarle.
Nella prima metà del mese di febbraio l'International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV), che si occupa della designazione e della denominazione dei virus (ovvero specie, genere, famiglia, ecc.), ha assegnato al nuovo coronavirus il nome definitivo: "Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2" (SARS-CoV-2), per indicare che il nuovo coronavirus è fratello di quello che ha provocato la Sars (SARS-CoVs), da qui il nome scelto di SARS-CoV-2, mentre in precedenza era stato denominato 2019-nCoV.
I coronavirus sono un genere di virus a RNA che fanno parte della sottofamiglia Orthocoronavirinae, della famiglia Coronaviridae, del sottordine Cornidovirineae, dell'ordine Nidovirales. Si tratta di virus dotati di pericapside con un genoma a filamento singolo a senso positivo e con un nucleocapside di simmetria elicoidale. La dimensione genomica dei coronavirus varia da circa 26 a 32 kilobasi, la più grande per un virus a RNA.
Nel caso di nCoV-2019 si tratta di un nuovo virus, che prima non c'era, un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell'uomo. In particolare parliamo del virus responsabile dell'inizio dell'epidemia segnalato a Wuhan, Cina a dicembre 2019.
Il fatto è che si è visto che i coronavirus sono comuni anche a molte specie animali (come i cammelli e i pipistrelli) e pare che per il fenomeno dello spillover, possano infettare anche altri ospiti. Il fatto che si tratti di virus ubiquitari spiega in parte anche la loro virulenza.
Un virus, ricordiamocelo, non è un'entità vivente, ma è una specie di pennetta USB colma di malware, che inserita nel PC lo infetta e reduplica e diffonde il "programma" virale.
Si tratta di un'ampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale, Middle East respiratory syndrome) e la SARS (sindrome respiratoria acuta grave, Severe acute respiratory syndrome).
Il coronavirus (SARS-CoV) identificato come l'agente eziologico della SARS, è arrivato all'uomo passando da diverse specie animali, tra cui pipistrelli, zibetto dell'Himalaya (Paguma larvata) e procione (Nyctereutes procyonoides), e la trasmissione tra le varie specie animali e l'uomo si suppone sia avvenuta nei mercati di animali vivi nella provincia cinese del Guangdong.
I coronavirus umani conosciuti ad oggi, comuni in tutto il mondo, sono sette,
alcuni identificati diversi anni fa (i primi a metà degli anni Sessanta) e
alcuni identificati nel nuovo millennio.
Coronavirus umani comuni
1 - 229E (coronavirus alpha)
2 - NL63 (coronavirus alpha)
3 - OC43 (coronavirus beta)
4 - HKU1 (coronavirus beta)
I coronavirus umani più pericolosi sono:
5 - MERS-CoV (il coronavirus beta che causa la Middle East respiratory syndrome)
6 - SARS-CoV (il coronavirus beta che causa la Severe acute respiratory syndrome)
7 - 2019 il nuovo coronavirus (2019-nCoV), responsabile di una sindrome simile
alla SARS, che determina una polmonite.
I coronavirus possono infettare anche altre specie animali, causando malattie importanti per i gravi danni che possono causare alla zootecnia. Questi includono il virus della bronchite infettiva aviaria (IBV), il virus della gastroenterite trasmissibile dei suini (TGEV), il virus della diarrea epidemica suina (PEDV) e, più recentemente, la sindrome da diarrea acuta suina (SADS-CoV).
Anche gli animali da compagnia, cani e gatti possono essere infettati da
coronavirus, il coronavirus del cane causa una lieve diarrea, mentre nel gatto
il virus della peritonite infettiva felina (FIP) se nella maggior parte dei casi
provoca una lieve infezione intestinale, in alcuni casi provoca una grave
infezione quasi sempre mortale.
Per alcune di queste malattie degli animali sono disponibili vaccini, in
particolare bronchite infettiva aviaria (IBV) e gastroenterite trasmissibile dei
suini (TGEV), utilizzati dagli allevatori e dai proprietari per ridurre i danni
e le perdite economiche.
Conoscere come si reduplica il virus è cosa importante, per capire come combatterlo.
Il virus, dicevamo, non è un'entità vivente, ma un semplice "astuccio" pieno di
materiale genetico, cioè una catena di RNA con 70 basi, per codificare tutti i
propri componenti. I passaggi nella replicazione del coronavirus che sono potenziali bersagli per
farmaci e vaccini antivirali.
La glicoproteina spike S che costituisce la "corona" è un buon candidato per i vaccini perché gli anticorpi
neutralizzanti sono diretti contro S.
La proteina S consente l'aggancio del virus sulla cellula respiratoria, fusione della membrana e l'ingresso del virus. La poliproteina
della proteina replicasi viene suddivisa in unità funzionali da proteinasi
codificate da virus. Gli inibitori della proteasi possono bloccare la
replicazione.
La polimerasi funziona in un unico complesso legato alla membrana nel citoplasma
e l'assemblaggio e le funzioni di questo complesso sono potenziali bersagli
farmacologici: vengono prodotti mRNA virali.
La sequenza leader è lunga 70 basi Il budding e l'esocitosi sono processi essenziali per la replicazione del virus che possono essere bersagli per lo sviluppo di farmaci antivirali. M è la proteina di membrana richiesta per il budding del virus; S è la glicoproteina a punta virale che ha attività di legame del recettore e fusione della membrana; E, una piccola proteina di membrana che svolge un ruolo nell'assemblaggio del coronavirus; N, fosfoproteina nucleocapside associata a RNA virale all'interno del virione.
I coronavirus si attaccano alla membrana cellulare delle cellule bersaglio grazie alle loro proteine S che interagiscono con l'aminopeptidasi N della membrana; alcuni coronavirus possono legare l'acido N-acetil neuraminico grazie all'espressione della glicoproteina E3. Non è chiaro se la penetrazione della cellula sia effettuata mediante fusione del pericapside con la membrana plasmatica o per endocitosi. All'interno del citoplasma della cellula il coronavirus rilascia il suo RNA a singolo filamento positivo che si attacca ai ribosomi dove viene tradotto. La traduzione comporta la produzione di una RNA-polimerasi RNA-dipendente (proteina L) che trascrive un RNA a singolo filamento negativo da cui poi è possibile ottenere nuovi RNA a filamento positivo del coronavirus nonché le sette proteine che esso codifica.
Il virus, simile a nCoV 2019 che da aprile 2012 al 13 ottobre 2015,
responbsabili di n° 1616 casi umani di infezione da
un nuovo coronavirus (Mers CoV) e almeno 624 decessi. L'infezione all'epoca si
manifestò in Arabia Saudita (90 casi e 41 decessi), in Giordania (14 casi e 7
decessi) e in Kuwait (1 caso, deceduto). Fu chiamata "Severe respiratory disease associated with Middle East respiratory syndrome
coronavirus"
E' una forma atipica di polmonite causata dal virus SARS-CoV, apparsa per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong (Canton) in Cina. La malattia, identificata per la prima volta dal medico italiano Carlo Urbani (poi deceduto a causa della stessa), produsse un'epidemia lungo un arco temporale che andò dal novembre 2002 al luglio 2003, determinando 8 096 casi e 774 decessi in 17 Paesi (per la maggior parte nella Cina continentale e ad Hong Kong), per un tasso di letalità finale del 9,6%.
Dal 2004 non si sono più
segnalati altri casi di SARS in alcuna parte del mondo. Questa malattia fu
causata da un coronavirus (così chiamato per la sua apparenza al microscopio)
che sul finire del 2017 gli scienziati cinesi hanno rintracciato nei pipistrelli
comunemente noti come ferri di cavallo, con gli zibetti quali vettori
intermediari.
Sempre nella prima metà del mese di febbraio (precisamente l'11 febbraio) l'OMS
ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal nuovo coronavirus è stata
chiamata COVID-19. La nuova sigla è la sintesi dei termini CO-rona VI-rus
D-isease e dell'anno d'identificazione, 2019.
Per approfondire cfr COVID 19, la nuova SARS