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Patologie delle vene

  1. Gastroepato
  2. Chirurgia Vascolare
  3. Patologie delle vene
  4. Le vene varicose
  5. La tromboflebite degli arti inferiori
  6. La tromboflebite superficiale, quale cura, quali evidenze?
  7. L'insufficienza venosa
  8. tromboembolismo venoso
  9. Il trattamento delle vene varicose

Le patologie venose sono costituite da:
- Vene varicose
- Trombosi venose
- Insufficienza venosa cronica

Vene varicose

Vene varicose o flebectasie sono costituite da una dilatazione venosa permanente con perdita della funzione di contenimento delle valvole venose oltre che da alterazione delle parete vasale con rischio di formazione del trombo di fibrina (trombo venoso). Dal punto di vista causale le vene varicose possono distinguersi in primitive e secondarie.

Le primitive sono dovute ad una congenita debolezza eredo-costituzionale della parete venosa, che diviene manifesta alla pubertà o più tardi, e spesso durante la gravidanza. Le forme secondarie sono determinate da condizioni di sovraccarico quali soprattutto le trombosi venose, le masse tumorali comprimenti o stenosanti le vene, i gessi applicati agli arti. In condizioni fisiologiche, la pressione venosa negli arti inferiori diminuisce durante il cammino, mentre in presenza di vene varicose si ha una diminuzione della pressione venosa periferica inferiore al normale, con conseguente abnorme ripercussione pressoria a livello dei capillari perimalleolari.

Le vene varicose appaiono dilatate, tortuose ed allungate. Lo spessore della parete varia molto, ma in generale è aumentato per sviluppo del tessuto connettivo fibroso; generalmente coesistono anche ipertrofia della tunica muscolare ed aumento dello spessore dell'intima. Con il dilatarsi delle vene, le valvole finiscono col divenire insufficienti ed atrofiche.

Le vene varicose rappresentano la condizione morbosa a carico del sistema venoso degli arti inferiori più frequente; l'incidenza è più alta nelle donne, specie nelle classi di età superiori ai trenta anni, e negli anziani. Le varici primitive sono quasi sempre bilaterali, potendo comunque essere asimmetriche con maggiore frequenza nell'arto inferiore sinistro, sembra per ragioni anatomiche, più precisamente per la compressione esercitata sulla vena iliaca comune sinistra dalla omonima arteria, nel punto ove i due vasi si incrociano; non sono precedute da episodi tromboflebitici, e si rivelano spesso per la prima volta durante la gravidanza.

Quando sono presenti fin dalla nascita, o nei primi mesi di vita o quando hanno sede nell'arto superiore, allora è doveroso sospettare una fistola artero-venosa. Le forme secondarie, al contrario, sono sempre precedute da tromboflebite o gonfiore cronico, e sono più spesso monolaterali. Di solito le venectasie producono pochi disturbi, quali crampi muscolari, dolenzia, senso di bruciore, prurito localizzato; col progredire delle lesioni le valvole divengono incompetenti e compare allora il quadro della insufficienza venosa con il dolore, specie dopo prolungato ortostatismo, regreditane tenendo l'arto in posizione antideclive per qualche minuto, l'edema ortostatico, e le alterazioni trofiche cutanee che portano alla dermatite e alle ulcere da stasi. Dal punto di vista obiettivo è facile il riconoscimento delle varici superficiali, mentre, per la valutazione della sede dell'insufficienza venosa valvolare e delle condizioni del circolo profondo, sarà bene ricorrere alle classiche manovre funzionali di facile realizzazione ed interpretazione.

La manovra di Trendelenburg si esegue sollevando l'arto del paziente supino (per svuotare completamente le vene superficiali) ed applicando un laccio al terzo medio della coscia; col paziente in posizione eretta si rimuove il laccio: il rapido riempimento delle varici dall'alto indica insufficienza dell'ostie safeno-femorale, dal basso sta a significare insufficienza delle vene comunicanti.

Nella prova di Perthes (per la valutazione della funzionalità del circolo profondo) invece, si applica il laccio al terzo inferiore della coscia del paziente in piedi, quindi lo si invita a camminare; a seconda che le varici si vuotino o meno, se ne deduce se il circolo profondo è pervio o no. Con la prova di Schwartz-Meyrdale infine è possibile, percuotendo digitalmente sulla grande safena al ginocchio, percepire, in caso di insufficienza valvolare superiore, una onda di fluttuazione a livello del triangolo di Scarpa. Normalmente la diagnosi è facile essendo sufficiente un buon esame clinico: dall'anamnesi si ricaverà se esistono fattori aggravanti quali posizione ortostatica prolungata, familiarità, stipsi, gravidanze etc.

In alcuni casi particolari, specie di varici secondarie, può essere utile ricercare cause o condizioni favorenti al riguardo sarà indicato uno studio della funzione emocoagulativa (livelli di antitrombina 3, piastrine, fibrinogeno, etc.). la ricerca di eventuali masse endoaddominali ostruenti il deflusso venoso, e la valutazione del circolo venoso mediante ultrasuoni (velocimetria Doppler), termografia o venografia.

La prognosi è abbastanza favorevole, comunque varia in rapporto alle complicazioni, la più frequente delle quali è la comparsa di edemi cronici, con iperpigmentazione e turbe trofiche, specie quando concomita l'insufficienza venosa profonda. La comparsa di tromboflebite superficiale è denunciata dalla dolorabilità e dall'indurimento locali; questa può insorgere sia spontaneamente che dopo traumi, interventi chirurgici o parto e solo raramente è causa di embolia polmonare. Rara è la rottura di vene varicose con secondaria emorragia.

Terapia vene varicose

Il trattamento può essere di tre tipi: preventivo, sintomatico e curativo. Il trattamento preventivo prevede di evitare le situazioni di sovraccarico idrostatico (stazione eretta o seduta mantenute a lungo, sovrappeso, insufficienza cardiocircolatoria, stipsi cronica, indumenti attillati) e di facilitare il ritorno venoso (incoraggiare la deambulazione o comunque utilizzare la muscolatura degli arti, porre gli arti in posizione antideclive, usare calse elastiche).

Il trattamento sintomatico e curativo si basa sulla somministrazione di farmaci che rinforzino il trofismo della parete venosa detti flebotropi (quali escina, diosmina, estratti di centella asiatica, antocianosidi di mirtillo) e in casi selezionati sulla terapia sclerosante e/o chirurgica correttiva. Il trattamento delle complicanze è rivolto soprattutto alla cura dell'ulcera varicosa, che va trattata con bendaggio elastico, mobilizzazione precoce, antibiotici e diuretici per via generale, scrupolosa detersione ed asepsi locale (nitrato di Ag, violetto di genziana, rifampicina in soluzione) e stimolanti del tessuto di granulazione (fitostimuline). Talvolta in caso di ulcere torpide, al fine di favorire la definitiva cicatrizzazione, può rendersi necessaria la escissione della zona fibrotica ed il trapianto dermo-epidermico.

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