Influenza
- Gastroepato
- Infettivologia
da appunti del dott. Claudio Italiano
I virus influenzali non sono entità viventi, come per esempio le cellule batteriche,
ma semplicemente degli involucri contenenti materiale nucleoproteico all'interno
(RNP) e sembrano come delle specie di mine antinave, con le spolette che sono le
emoagglutinine, cioè antigeni. Vengono distinti nei tipi sierologici A, B e C sulla
base della nucleoproteina (antigene S) tipo-specifica, e poi in sottotipi in base
agli enzimi emoagglutinina (antigene H) e neuramminidasi (antigene N); i tipi A
e B possono essere ulteriormente suddivisi in sottotipi e ceppi (del C non si conoscono
sottotipi). Nel virus influenzale A sono note 3 varianti antigeniche maggiori (antigenic
shift) dell'antigene H (H1, H2, H3) e due dell'antigene N (N1, N2) che variamente
associate originano i vari sottotipi: (A/H1N1, A/H2N2, A/H3N2) responsabili, al
loro comparire (ogni 11 anni circa), di pandemie influenzali (lo shift sembra avvenire
in serbatoi animali, per esempio suini). Ogni anno i virus di tipo A e B fanno
ammalare il 10 %- 20 % dei cittadini degli U.S.A. e causano la morte di 36.000 persone
(in media). I virus A sono stati trovati in molti animali, compreso le anatre, polli,
maiali, balene e cavalli; sottotipi di questo virus sono stati trovati in uccelli
selvatici i quali possono contagiare uccelli domestici. La maggior parte di questi
virus causano l'infezione asintomatica o delicata in uccelli. Descrizioni storiche
basate sui sintomi dell’influenza indicano che già le popolazioni del V secolo a.C.
furono afflitte da tale virus. Di esse però non rimane traccia se non da scritti
che riportano sintomi della malattia e vittime. Va compresa in questo gruppo anche
la tremenda pandemia del 1918, chiamata "la spagnola", che fece 20 milioni di vittime
nel mondo.
A causarla fu il tipo H1N1 isolato, però, solo nel 1933. Ricomparve,
poi, negli anni successivi (come sono soliti fare tutti i ceppi) in una forma leggermente
diversa a causa dello drift antigenico, causando piccole epidemie.
Nel ’77 ricomparve una forma virtualmente identica all’H1N1 (chiamata "influenza
russa") che circolò nel 1950, essa però non fece molte vittime proprio perché i
nati prima del ’50 risultavano già immunizzati contro questo ceppo ed ad essere
colpiti furono quindi giovani e bambini. Si devono inoltre ricordare l’asiatica
nel ’57 [H2N2] che causò 70 mila morti solo in US e l’influenza di Hong Kong nel
’68 [H3N2] che ne fece 34 mila. Si deve anche registrare la comparsa di un nuovo
ceppo virale nel 1997 a Hong Kong [H5N1] che colpì 18 persone e ne uccise 6 (il
30%). Per fortuna si individuò subito la fonte (oche, polli e anatre) e gli ufficiali
sanitari decretarono l’immediato abbattimento di tutti i capi agricoli nella regione
di Hong Kong, salvando così la popolazione mondiale da un’altra pericolosissima
pandemia. Ci si augura oggi che il virus sia stato veramente eliminato, tuttavia
le probabilità che anche un solo virione sia sopravvissuto e possa ritornare o mutare
sono molto alte.
Ricordiamo le pandemie del 1968 che uccise quasi mezzo milione di persone, si ritiene
che anche la prossima avrà origine negli uccelli selvatici acquatici. Da lì potrebbe
passare ai polli o ai maiali, raccogliendo geni da un altro virus influenzale che
potrebbe consentirle di infettare gli esseri umani. Oppure, secondo il biologo Yu
Guan, il virus potrebbe passare direttamente dalle anatre all'uomo. La necessità
di questo tipo di controllo è stata evidenziata anche dalla recente diffusione della
SARS, che si ritiene possa essere dovuta a un virus trasmesso all'uomo dagli animali.
I virus trasmessi dagli animali sono pericolosi perché l'uomo non ha un'immunità
naturale contro di loro. Essa è una malattia respiratoria
acuta causata da un virus detto appunto influenzale e le epidemie influenzali si
verificano pressoché ogni anno in un periodo che va, all'incirca, dal mese di novembre
ai mesi di gennaio - febbraio. L’ideale per la diffusione del virus è frequentare
locali chiusi con aria viziata: per esempio le sale del cinema, addirittura quando
un tempo perfino si fumava! La diffusione dell'infezione avveniva attraverso le
microgocciole di saliva: per esempio di uno starnuto o con la tosse, il virus viene
veicolato all’ignaro contagiato, ma anche una banale stretta di mano lo può diffondere,
tant’è che si dice che disinfettare le mani con tintura di iodio può impedire il
contagio. Esso colpisce le prime vie respiratorie Il virus inizialmente infetta
alcune cellule "dell'albero respiratorio" (faringe, laringe, trachea, bronchi e
non i polmoni) dove in 4-6 ore si riproduce. Dopo questo breve periodo viene "liberato"
infettando via via altre cellule adiacenti o vicine dove ancora si riproduce.
Tutto ciò determina la diffusione dell'infezione da pochi punti ad un gran numero
di cellule respiratorie nell'arco di diverse ore e questo periodo, detto di incubazione,
varia da 18 a 72 ore circa in rapporto sia alla quantità di virus infettante sia
alla capacità di difesa dell'organismo (reazioni anticorpali del sistema immunitario).
Alla base della epidemiologia dell'influenza vi è la marcata tendenza di tutti i
virus influenzali a variare, cioè ad acquisire cambiamenti nelle proteine di superficie
che permettono loro di aggirare la barriera costituita dalla immunità presente nella
popolazione che in passato ha subito l’infezione influenzale. Questo significa che
le difese che l’organismo ha messo a punto contro il virus dell’influenza che circolava
un anno, non sono più efficaci per il virus dell’anno successivo. Per questi motivi
la composizione del vaccino deve essere aggiornata tutti gli anni e la sorveglianza
è fondamentale per preparare il vaccino per la stagione successiva in base ai ceppi
che hanno avuto maggior diffusione nell'ultimo periodo epidemico.
Sintomi influenzali
I sintomi consistono prevalentemente in febbre a carattere remittente-intermittente
(con puntate sino a 39,5°C), accompagnata da dolori ossei e muscolari, astenia,
cefalea e sintomi respiratori, come tosse, mal di gola, congestione nasale. In generale,
la malattia evolve in modo benigno e si risolve nell'arco di 3-6 giorni. Tuttavia,
nei bambini più piccoli, nelle persone con più di 65 anni, negli individui affetti
da alcune patologie croniche, nei soggetti immunocompromessi e in gravidanza, possono
insorgere complicanze anche severe. Nella maggior parte dei casi è presente febbre
da 38 gradi fino, a volte, 41 gradi, temperatura che sale rapidamente nelle prime
24 ore di malattia e che scende gradualmente nell'arco di 2-3 giorni (a volte però
la febbre può durare anche una settimana circa). I disturbi particolarmente fastidiosi
sono: mal di testa frontale o generalizzato; dolori muscolari interessanti quasi
ogni parte del corpo; dolori agli arti inferiori e soprattutto nella parte lombare
della schiena. Il mal di gola, la tosse, il dolore o il senso di costrizione al
petto (sterno), il bruciore agli occhi o il dolore al loro movimento, sono sintomi
che molte volte durano per una settimana o più anche dopo la scomparsa della febbre
e dei sintomi sopra descritti. Nella maggioranza dei casi l'influenza acuta si risolve
in 2-5 giorni ed in genere quasi tutti gli ammalati sono guariti entro una settimana.
In una minoranza significativa (20-30%) di individui può esserci una stanchezza
o debolezza generalizzata (astenia postinfluenzale) che, a volte, persiste anche
per parecchie settimane, astenia molto fastidiosa, di cui non si conosce la causa,
soprattutto per coloro che desiderano ritornare prontamente alle proprie attività.
Le possibili complicanze dell'infuenza
Se normalmente l'influenza è una malattia a evoluzione benigna, in alcuni soggetti,
soprattutto i più deboli come gli anziani, si possono sovrapporre altri disturbi,
definiti complicanze. Le complicanze respiratorie sono le più frequenti, soprattutto
le polmoniti a sovrapposizione batterica. Nella
polmonite batterica, dopo che il paziente con influenza è migliorato, si assiste
alla ricomparsa della febbre preceduta da brivido e le condizioni generali vanno
rapidamente peggiorando. Insorge dispnea, tachicardia, cianosi e ipotensione arteriosa.
Oltre alle polmoniti batteriche, complicanze possono essere anche le polmoniti virali,
di solito ad elevata mortalità. Vi sono poi le complicanze cardiache. Infatti,
a seguito dell’influenza, possono comparire alterazioni del ritmo cardiaco, dei
toni cardiaci, segni di insufficienza cardiaca congestizia.
Soprattutto nel soggetto anziano, si può avere improvvisamente arresto cardiaco
e morte. E' difficile dire se tutto ciò sia dovuto ad una vera e propria miocardite,
cioè un'infezione del cuore; è certo che in alcuni casi di miocardite, ad esempio
durante l'epidemia di Asiatica, è stato isolato il virus influenzale dal miocardio.
Una complicanza particolarmente grave può essere l'encefalite, affezione neurologica
più frequente nei bambini. Un'altra complicanza dell'influenza, che si manifesta
quasi esclusivamente nel bambino, è la sindrome di Reye. Essa può comparire nei
bambini o ragazzi da 6 mesi a 18 anni, in terapia prolungata con aspirina, ed è
caratterizzata da encefalopatia acuta con alterazione dello stato di coscienza,
degenerazione grassa del fegato, in assenza di qualsiasi altra spiegazione ragionevole
per queste alterazioni epatiche e cerebrali. I soggetti diabetici, invece, possono
andare incontro ad un aggravamento della malattia, con sviluppo di chetoacidosi.
Questa complicazione può associarsi ad ipopotassiemia e portare a morte il paziente.
Una particolare attenzione anche va rivolta alle donne in gravidanza, che possono
andare incontro a complicazioni a carico del sistema cardio-respiratorio, con conseguenti
danni al feto da ipossia (carenza di ossigeno).
Prevenzione dell'influenza
Vaccinarsi è il modo migliore di prevenire e combattere l'influenza, sia perché
aumentano notevolmente le probabilità di non contrarre la malattia sia perché, in
caso di sviluppo di sintomi influenzali, questi sono molto meno gravi e, generalmente,
non seguiti da ulteriori complicanze. Ciò è possibile perché col vaccino viene introdotto
un virus attenuato, creato cioè in laboratorio, coltivandolo in embrione di pollo.
Vaccinoprofilassi antinfluenzale
Il Ministero della Salute raccomandala vaccinazione:
· alle persone con età maggiore di 64 anni
· a coloro che sono in stretto contatto con anziani,
· a tutte le persone a rischio di complicazioni come disordini cronici di
tipo respiratorio o polmonare (asma compreso), malattie metaboliche croniche (diabete
mellito, disfunzioni renali, immunodepressione dovuta o meno ai farmaci, patologie
emopoietiche, sindrome da malassorbimento intestinale, fibrosi cistica, malattie
congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi) o quando sono
previsti interventi chirurgici di una certa entità.
· Inoltre, il vaccino è fortemente raccomandato a bambini a partire dai sei mesi
d'età ed agli adolescenti (fino ai 18 anni d'età) che sono stati sottoposti ad una
terapia a lungo termine a base di aspirina (acido salicilico), la sindrome di Reye.
· è raccomandata a coloro che svolgono funzioni lavorative di primario interesse
collettivo o che potrebbero trasmettere l'influenza a persone ad alto rischio di
complicanze.
Non mi vaccino invece se:
· La vaccinazione è invece sconsigliata a chi è allergico alle proteine dell'uovo,
anche se nel vaccino sono presenti in quantità minima (il vaccino viene prodotto
utilizzando uova embrionate di pollo).
Quando è indicata la vaccinazione antinfluenzale
Il periodo più indicato per la vaccinazione va da ottobre a fine novembre, non prima
perché la protezione declina nell'arco di 6-8 mesi e, quindi, si potrebbe rischiare
di essere solo parzialmente protetti nel periodo più rischioso (ottobre-febbraio).
La somministrazione è per via intramuscolare e, in tutti coloro con età superiore
ai 12 anni, l'iniezione va effettuata nel muscolo deltoide (braccio), mentre, per
i più piccoli è consigliato il muscolo antero-laterale della coscia.
La cura dell’influenza
Dieta ed influenza
E' importante che l’alimentazione sia adeguata, cioè sufficiente, con somministrazione
di liquidi che si perdono col sudore e con le secrezioni e che un soggetto con si
deve rimpilzare con antinfiammatori e paracetamolo o aspirine varie!! La febbre
non va combattuta acerrimamente! Vedi il nostro link sulla terapia della febbre.
Utili per l’apporto di vitamine, in particolare la C, sono sia i limoni che le arance.
Fatto sicuro e accertato è che la vitamina C, disponibile a tavola grazie ai limoni,
costituisce un complemento utilissimo dell’alimentazione e aumenta le difese dell’organismo:
infatti il limone, spremuto a freddo sui cibi, facilità l’assorbimento del ferro
dagli altri alimenti che ne sono ricchi (cavoli, spinaci, carni rosse) potenziando
quindi le difese naturali contro raffreddore, mal di gola e tosse.
I vapori o sulfimigi
Respirare i vapori dell’acqua calda dove sono state disciolte alcune gocce d’essenza
di mentolo o di altre sostanze vasodilatatrici, stando attenti a non ustionarsi,
è uno dei rimedi più tradizionali: libera le vie aeree costrette dall’infiammazione
e aiuta a respirare meglio ed il valore terapeutico risiede nel fatto che il calore
blocca la reduplicazione del virus influenzale in quanto i virus del raffreddore
(rinovirus) non sopravvivono sopra i 32 gradi C..
La Terapia
La terapia dell'influenza è sintomatica, cioè mirata soprattutto al mal di testa,
ai dolori muscolari, alla febbre quando supera i 38 gradi e mezzo, al mal di gola,
usando acido acetilsalicilico (da evitare nei bambini sotto i 6 anni per possibili
complicazioni neurologiche), paracetamolo, farmaci antitosse, colluttori per il
mal di gola. Il ricorso ai farmaci antivirali (amantadine/rimantadine, zanamivir,
oseltamivir) a titolo profilattico costituisce un metodo complementare utile, ma
che non può tuttavia sostituirsi ad una vaccinazione. Di solito i medici consigliano
fondamentalmente più che i farmaci il riposo a letto. Inoltre raccomandano di umidificare
l'ambiente, di bere molta acqua per favorire l'espettorazione e di idratare il corpo.
Gli antibiotici sono da riservare solamente alle complicazioni batteriche poiché
non le prevengono ma anzi favoriscono la selezione di germi a loro resistenti.
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