Imaging strutturale e funzionale del cervello nell'anziano

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Malattie cerebrovascolari

Attualmente l'ictus rimane la più comune patologia neurologica in grado di mettere in pericolo la vita del paziente. La sua incidenza aumenta con l'età ed è maggiore nell'uomo che nella donna. Nonostante l'invecchiamento della popolazione generale, la percentuale dei decessi causati dall'ictus è diminuita notevolmente in questo secolo ed in modo particolare nelle ultime decadi.  In uno studio condotto dal New York Neurological Institute su 713 ictus è stato rilevato che il 63% era costituito da infarti cerebrali e il 37% da emorragie cerebrali. Circa i 2/3 degli infarti cerebrali erano causati da trombosi e 1/3 da embolie. Gli attacchi ischemici transitori (TIA) corrispondevano all'11% di tutti gli accidenti cerebrovascolari.

Prima dell'avvento della tomografia computerizzata (TC), la distinzione fra emorragia ed infarto cere­brale era basata su una valutazione dei sintomi e segni clinici, sull'esame del liquido cerebrospinale (CSF) e sulla angiografia cerebrale. L'ampio impiego della TC ha contribuito ad una più accurata classificazione delle emorragie cerebrali e di conseguenza ad una valutazione epidemiologica dei sottotipi di ictus.

Una classificazione delle patologie cerebrovasco­lari utile a scopi radiologici distingue:

1. TIA, consistenti in eventi ischemici focali che si risolvono completamente in 24 ore;

2.infarto cerebrale causato da una patologia occlusiva delle piccole arterie penetranti o delle arteriole (infarto lacunare);

3. infarto cerebrale causato dall 'occlusione o stenosi di una grossa arteria; 4. infarto cerebrale causato da embolia (i punti 3. e 4.comprendono anche gli infarti emorragici);

5. emorragia cerebrale che può essere intraparenchimale, subaracnoidea o subdurale.
area ictale, evidenziabile sulla sinistra dell'encefalo come area più scura, ipodensa

Tac encefalo di base, documenta ictus ischemico esteso, area scura a sinistra

Attacco ischemico transitorio

VALUTAZIONI TC

Nei pazienti con TIA, la TC può mostrare un piccolo infarto (area di radiotrasparenza) profondo o superficiale negli emisferi cerebrali. La presenza di infarti profondi nei gangli della base è un reperto comune nei pazienti con TIA e non necessariamente indica la localizzazione della lesione responsabile dell'attacco ischemico.   Tuttavia, quando i segni e sintomi cimici sono fortemente correlati alla localizzazione della lesione identifi­cata con la TC, può essere ipotizzata una relazione causa-effetto. Occasionalmente una scansione TC con mezzo di contrasto può mostrare un rinforzo corticale rispetto alla scansione senza mezzo di contrasto, nell'arco di alcuni giorni dopo l'insorgenza di un TIA. Ciò indica uno stato di iperemia successivo all'evento ischemico. Occasionalmente piccoli ematomi, tumori o malforma­zioni vascolari possono essere riscontrati e opportunamente localizzati nel corso di una valutazione TC effettuata in seguito ad un TIA. Tuttavia nella mag­gior parte dei pazienti con TIA non viene rilevata alcuna anormalità alla scansione TC. I TIA causati da una patologia del tronco cerebrale molto raramente sono associati alla presenza di anomalie sulla scansione TC opportunamente localizzate.

VALUTAZIONI RM

A differenza della TC, la risonanza magnetica (RM) ha evidenziato una presenza frequente di lesioni ischemiche in pazienti con TIA. Kinkel e coli. hanno riportato che il 72% di 29 pazienti con TIA presentava anormalità alla RM e solo il 22 % alla TC. Le anormalità evidenziate alla RM erano localizzate nella regione periventricolare, nelle regioni subcorticale e corticale e nelle zone spartiacque di queste. Esse consistevano nella presenza di aree ad alta intensità di segnale sulle sequenze T2-pesate. La maggior parte delle anor­malità visualizzate alla RM non poteva essere diretta­mente correlata agli episodi ischemia a causa della scarsa corrispondenza esistente fra la localizzazione delle lesio­ni e le manifestazioni cliniche. Pertanto, l'alta incidenza di anormalità alla RM in pazienti con TIA può riflettere un'aumentata prevalenza di patologie cerebrovascolari in questo gruppo di pazienti, ma non necessariamente esprime una stretta corrispondenza clinico-patologica.

 

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