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Prevenzione primaria e secondaria prima e dopo ictus

Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion

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Prevenzione primaria dell'ictus

Prima dell'avvento della medicina moderna, si riteneva che Giove Pluvio scagliasse un fulmine sulla testa della persona colpita da ictus cerebrale, donde il nome di "ictus" alla patologia che significa letteralmente " persona che è stata colpita", dal verbo latino "iàceo", cioè "scaglio", per esempio "iacere pila", ovvero scagliare i giavellotti e, nel caso nostro, la persona "ictata" è quella che è stata colpita dal fulmine dalla divinità o Diòs, appunto Giove.

Ritornando a noi, cosa consigliare al paziente per evitare questa patologia? Facciamo l'esempio che un paziente, con storia di ictus cerebrale in famiglia, si presenti al suo medico curante. Quali sono i consigli che il medico può dare per prevenire l'evento ictale prima che questo si verifichi?

Fattori di prevenzione

La cessazione dal fumo di sigaretta riduce il rischio di ictus ed è pertanto raccomandata nei soggetti di qualsiasi età e sesso e per i fumatori sia moderati che forti.

L'uso di tecniche multimodali per la cessazione del fumo di sigaretta, inclusi il counseling, i sistemi di sostituzione della nicotina, i farmaci orali per l'interruzione del fumo, può risultare utile nel contesto di una strategia globale per la cessazione stessa.

Lo svolgimento di una regolare attività fisica è raccomandato per la prevenzione dell'ictus anche in considerazione degli effetti protettivi verso lo sviluppo di malattie metaboliche e cardiovascolari.

E' raccomandato limitare l'eventuale consumo voluttuario giornaliero di bevande alcoliche a non più di 1 unità alcolica per le donne (12 g equivalenti a 125 ml di vino a media gradazione) e 2 unità per l'uomo (24 g equivalenti a 250 ml di vino a media gradazione).

è raccomandato mantenere il peso corporeo entro l'intervallo di normalità (BMI 18,5-25), prestando una specifica attenzione all'accumulo di grasso viscerale.

Fattori dietetici

E' raccomandato un apporto di fibra alimentare di almeno 25 g/die attraverso il consumo di un'adeguata varietà di alimenti di origine vegetale quali frutta, verdura, cereali integrali
e legumi.

è raccomandato seguire una dieta a ridotto carico glicemico.

è raccomandato mantenere un consumo di sale inferiore a 5 g/die (sodio < 2 g/die) e un apporto di potassio uguale o superiore a 4  g/die.
 

è raccomandato mantenere un'assunzione adeguata di calcio e di magnesio con la dieta in relazione all'età (vedi LARN).
 

Il ricorso alla supplementazione di calcio non è raccomandato eccetto che in casi particolari, come l'ipoparatiroidismo e l'ipocalcemia sintomatica (cioè con parestesie, contrazioni muscolari anomale, alterazioni elettrocardiografiche tipiche).

è raccomandato integrare la carenza di vitamina D diagnosticata sulla base del riscontro di basse concentrazioni plasmatiche di 25-idrossicolecalciferolo.

è raccomandato il consumo di almeno cinque porzioni di frutta e verdura come fonte di fibra alimentare, di minerali (potassio, magnesio), di vitamine (acido folico, vitamina C) e di altre sostanze nutritive.
 

E' raccomandato il consumo regolare di frutta secca a guscio (20-30 g/die).

è raccomandato consumare con regolarità cereali integrali come fonte di fibra alimentare, vitamine, minerali e altre sostanze nutritive.

è raccomandato limitare nella dieta il consumo di carne rossa e carni trasformate.

E' raccomandato un regolare consumo di latte e derivati del latte, anche in ragione del contenuto di calcio, preferendo i prodotti a ridotto contenuto di grassi e di sale.
 

E' raccomandato consumare almeno due volte a settimana pesce grasso o semigrasso, anche per gli effetti globalmente favorevoli sulla prevenzione cardiovascolare.

L'olio extravergine d'oliva è raccomandato come principale condimento per l'effetto protettivo legato soprattutto al contenuto in polifenoli.
 


  è raccomandato preferire il consumo voluttuario di tè (soprattutto tè verde), caffè o cioccolato fondente a quello di bevande zuccherate.

è raccomandato preferire un modello alimentare di tipo mediterraneo, ricco di frutta, verdura, cereali non raffinati, con moderate quantità di latte e derivati a basso contenuto di grassi e di sale, olio extravergine come condimento, frutta secca a guscio, pesce azzurro, poche carni rosse o trasformate, e un moderato consumo di vino ai pasti.

E' raccomandato effettuare screening regolare per il riconoscimento dell'ipertensione arteriosa sia sistolica che diastolica e instaurare un appropriato trattamento, che includa le modificazioni dello stile di vita.

Ictus, pressione, cuore

L'obiettivo indicato del trattamento antipertensivo è di raggiungere valori di pressione arteriosa sistolica <140 mmHg; nei pazienti anziani fragili il trattamento è indicato se i valori di pressione sistolica sono > 160 mmHg con un obiettivo tra 150 e 140 mmHg.

Nell'ambito della terapia antipertensiva è raccomandato l'uso di diuretici, beta bloccanti, calcio antagonisti, ACE inibitori e antagonisti recettoriali dell'angiotensina II, da soli o in particolari combinazioni.
L'associazione fra ACE inibitore e antagonista recettoriale dell'angiotensina II non è indicata.

Nei pazienti anziani con ipertensione sistolica isolata è raccomandato l'impiego di tutti i farmaci anti-ipertensivi con tuttavia una preferenza per diuretici e calcio antagonisti.

Nel paziente con fibrillazione atriale associata a stenosi mitralica reumatica è raccomandata la terapia anticoagulante orale con farmaci AVK mantenendo un INR tra 2 e 3 indipendentemente da altri fattori di rischio.
 

Nel paziente con fibrillazione atriale non valvolare è raccomandato stratificare il rischio di ictus con il punteggio CHA2 DS2-VASc.

Tao e Noac nella prevenzione ictale

Nel paziente con fibrillazione atriale non valvolare ad alto rischio di ictus (punteggio CHA2 DS2-VASc > 2) è raccomandata la terapia anticoagulante orale con NAO o AVK (per AVK mantenendo l'INR tra 2 e 3).

Nel paziente con fibrillazione atriale non valvolare a rischio moderato di ictus (punteggio CHA2DS2-VASc =1) e basso rischio emorragico è indicata la terapia anticoagulante orale con NAO o AVK (per AVK mantenendo l'INR tra 2 e 3). Nei pazienti che rifiutano di assumere l'anticoagulante o per i quali si ravvisano limitazioni all'uso, è indicato scegliere tra la terapia con ASA 100 mg + clopidogrel 75 mg o la sola terapia antiaggregante con ASA 325 mg die (meno efficace).

Nel paziente con fibrillazione atriale non valvolare a basso rischio di ictus (punteggio CHA2 DS2 -VASc = 0) non è indicata la terapia antitrombotica.

Nel paziente con fibrillazione atriale non valvolare in terapia anticoagulante orale con AVK non in grado di mantenere l'INR nel range terapeutico è indicata la terapia con NAO.

Nel paziente con fibrillazione atriale non valvolare non è indicata la terapia con dabigatran o rivaroxaban se la clearance della creatinina è al di sotto di 30 mL/min e con apixaban se
la clearance della creatinina è al di sotto di 25 mL/min.

Nel paziente con fibrillazione atriale non valvolare e insufficienza renale non grave è raccomandato il dosaggio ridotto di NAO come segue:
- rivaroxaban 15 mg una volta al giorno se clearance della creatinina 30-49 ml/min
- apixaban 2,5 mg 2 volte al giorno se creatininemia 1,5-2,5 mg/dl (ma clearance della creatinina > 25 ml/min) e almeno uno tra:
• età ≥ 80 anni,
• peso < 60 Kg

Gli RCT che hanno valutato l'impiego dei NAO in pazienti con fibrillazione atriale Non Valvolare hanno escluso pazienti con clearance della creatinina al di sotto dei 30 ml/min (25 ml/min per apixaban). L'impiego di rivaroxaban in pazienti con clearance della creatinina 15-29 ml/min e di apixaban in pazienti con clearance della creatinina 15-24 ml/min è stato approvato sulla base di dati farmacocinetici. Dabigatran non è indicato in pazienti con clearance della creatinina al di sotto di 30 ml/min.

Agli effetti della prevenzione primaria dell'ictus è raccomandato il trattamento dell'ipercolesterolemia con le statine, in aggiunta alle modifiche dello stile di vita, nei  pazienti coronaropatici o in presenza di altre comorbidità ad alto rischio, quali ad esempio il diabete.

Agli effetti della prevenzione primaria dell'ictus, il trattamento con statine ad alta intensità (atorvastatina 40 mg o rosuvastatina 20 mg) è raccomandato nei pazienti ad alto rischio per patologie vascolari.

Agli effetti della prevenzione dell'ictus, il trattamento con statine a media intensità (simvastatina 20-40 mg, atorvastatina 10-20 mg o rosuvastatina 5-10 mg) è raccomandato nei pazienti a moderato rischio per patologie vascolari.

Se la terapia con statine a dosaggio pieno non è in grado di raggiungere valori ottimali di colesterolo LDL, è indicata l'associazione con ezetimibe.

La diagnosi e la terapia del diabete mellito, unitamente al miglior controllo della glicemia a digiuno e post-prandiale, sono indicati per la riduzione del rischio di ictus.

Il follow-up a lungo termine degli studi DCCT/EDIC e UKPDS suggerisce che un trattamento volto a ottenere valori di HbA1c stabilmente inferiori a 53 mmol/mol (7,0%) subito dopo la diagnosi di diabete è associato con una riduzione a lungo termine del rischio di complicanze macrovascolari. Un obiettivo di HbA1c pari o inferiore a 53 mmol/mol (7,0%) è generalmente consigliabile per i soggetti adulti con diabete per prevenire l'incidenza e la progressione delle complicanze macrovascolari.

Obiettivi di compenso glicemico meno stringenti (HbA1c ≤64 mmol/mol [≤8,0%]) sono raccomandati in pazienti con diabete di lunga durata (>10 anni) soprattutto con precedenti di malattie cardiovascolari o una lunga storia di inadeguato compenso glicemico o fragiliper età e/o comorbilità. L'approccio terapeutico deve essere mirato alla prevenzione delle ipoglicemie.

La terapia antiaggregante con ASA in prevenzione primaria non è indicata nei diabetici a rischio cardiovascolare basso.

La terapia antiaggregante con ASA 100 mg al giorno è indicata in prevenzione cardiovascolare primaria nei diabetici con elevato rischio cardiovascolare (con fattori di rischio multipli).

Nei soggetti con altri fattori di rischio vascolare, in particolare obesità, ipertensione, cardiopatie, è indicata la ricerca sia anamnestica che con le opportune indagini diagnostiche della sindrome delle apnee ostruttive del sonno.

E' raccomandato il trattamento dell'ipertensione arteriosa per ridurre il rischio di emorragia cerebrale, in quanto tale rischio risulta aumentato da 3,5 a 9 volte in soggetti con valori
pressori elevati.