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Fobia sociale, clinica, complicanze e trattamento

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appunti del dott. Claudio Italiano

Definizione

A tutti è capitato di imbattersi in soggetti che non vogliono uscire di casa per paura di affrontare gli altri; in genere si tratta di adolescenti, che, nonostante le loro notevoli capacità, tendono ad isolarsi, a sfuggire i divertimenti e la socializzazione di gruppo, se parlano in pubblico balbettano, a scuola rendono poco rispetto a quanto studiano, ritirandosi in casa, nelle loro angosce stupide e paure.

Se il problema persiste, allora occorre che il genitore presti attenzione alle situazioni di fobia che si sono instaurate nell'adolescente, specie nelle ragazze più fragili e sensibili e che prenda adeguati provvedimenti, altrimenti la fobia potrà sfociare nella depressione maggiore. Nel DSM IV la fobia sociale è definita come una persistente e irrazionale paura associata a un notevole desiderio di evitare situazioni nelle quali l'individuo è esposto a un possibile giudizio da parte degli altri e paura di poter agire in modo imbarazzante o umiliante.

Eziopatogenesi

In genere si è visto che questi soggetti con fobie sociali hanno avuto genitori che vivevano in famiglie poco aperte alle relazioni sociali con gli altri; si tratta di soggetti che nel 50% dei casi sono timidi, apprensivi, che vivono isolamento sociale, sia nell'infanzia che nell'adolescenza, che presentano bassa autostima, paure, aumento dei livelli di arousal neurovegetativo ed aumento dei livelli di norepinefrina durante una situazione stressante ed imbarazzante. Quest'ipotesi è basata sul fatto che l'impiego di beta-bloccanti sia in grado di controllare l'aumento delle catecolamine.

La fobia sociale

La separazione della categoria fobia sociale dagli altri disturbi fobici è relativamente recente. Marks (1969) per primo ha distinto e classificato le diverse forme fobiche tenendo separata la fobia sociale, che definì come paura di mangiare, bere, ballare, parlare, scrivere ecc. in presenza di altre persone per il timore di risultare ridicoli. Questo Autore osservò che i pazienti con fobie sociali mostravano differenze per quanto riguarda età di insorgenza, decorso, sintomatologia, risposta al trattamento ed evoluzione rispetto agli altri pazienti fobici.

I criteri per la fobia sociale prevedono il timore di situazioni sociali specifiche; secondo il manuale i pazienti con fobia sociale temono ed evitano soltanto un numero limitato di situazioni, mentre pazienti con fobie multiple e ansia sociale generalizzata sono più rari. Per questi ultimi bisogna prendere in considerazione la possibile  concomitanza di un disturbo evitante di personalità, i cui criteri comprendono un'estrema sensibilità alla critica, la necessità di notevoli garanzie di accettazione prima di instaurare rapporti sociali e interpersonali, la riduzione della stima di sé e altre caratteristiche talvolta presenti in pazienti con fobie sociali.

Alcuni pazienti con una storia di attacchi di panico spontanei mostrano paura ed evitamento di situazioni come ristoranti, feste ecc. per il timore dell'imbarazzo e dell'umiliazione generati da una crisi in pubblico. In genere, il quadro clinico, in questi soggetti con attacchi di panico spontanei, è più complesso e spesso concomitano altre fobie quali: paura di viaggiare da solo, paura di tunnel, paura di posti affollati ecc. Distinguiamo la fobia in sociale "primaria", cioè senza storia di episodi critici spontanei.

La fobia sociale secondaria deve essere classificata come agarofobia, con attacchi di panico. La diagnosi differenziale tra fobia sociale secondaria ad attacchi di panico spontanei e fobia sociale non associata a episodi critici riveste notevole importanza per quanto concerne la scelta della terapia. Nel primo caso il trattamento, sia farmacologico che psicoterapeutico. è analogo a quello dell'agorafobia, mentre nel secondo la risposta ai triciclici sembra assente e soprattutto I'approccio psicologico al paziente e le tecniche psicoterapeutiche sono differenti. Inoltre, i beta bloccanti, secondo alcuni efficaci nella fobia sociale. Non sembrano in grado di bloccare gli attacchi di panico.

Clinica

La fobia sociale non è un disturbo raro, poiché interessa dal 1,5% al 2,6% della popolazione femminile, contro lo 0.9 -1.7% dei maschi; questi dati vengono estrapolati da questionari somministrati ai pazienti. In genere sono giovani adulti  che soffrono di ansia nell'affrontare situazioni come parlare, scrivere e mangiare di fronte ad estranei e che temono il giudizio degli altri sulla loro condotta e, in queste situazioni, mostrano spiccate manifestazioni neurovegetative con palpitazioni, vertigini, rossore, tremori, sudorazione, vampate di caldo e difficoltà di respirazione associate a marcata elevazione dei livelli soggettivi di ansia. Questa sintomatologia aumenta la tensione e la distraibilità del paziente che, spesso, si trova in difficoltà nel condurre a termine la performance; il ripetersi delle esperienze negative rinforza le condotte di evitamento che divengono sempre più stabili.

Nei fobici sociali, a differenza degli agorafobici, il pattern di evitamento si stabilizza  più rapidamente e le situazioni evitate sono in genere limitate come numero e non tendono a estendersi progressivamente. Tuttavia, proprio per la natura degli stimoli fobici, il disturbo diventa facilmente invalidante e, spesso, favorisce lo sviluppo di sentimenti di inadeguatezza e di inferiorità che, abbassando I'autostima, aumentano la tendenza a sperimentare gli alti come critici e disapprovanti.

E proprio questo esagerato e irrazionale timore del giudizio degli altri che impedisce l'autoesposizione costituisce la base della cronicizzazione della malattia. Quando il disturbo non è complicato da una depressione maggiore o dall'uso di sostanze come benzodiazepine e alcool, non sono presenti turbe del sonno, dell'appetito e della sfera sessuale. I livelli di ansia libera, in alcuni casi, possono risultare particolarmente elevati per la notevole frequenza di fantasie producenti ansia anticipatoria e per l'estema sensibilità ai sintomi somatici che caratterizza questi pazienti. L'esordio della malattia avviene nella giovinezza o nella tarda adolescenza, in genere è graduale, ma facilmente identificabile nel tempo. L'età dí insorgenza oscilla tra i 15 e i 25 anni; la richiesta di intervento psichiatico si colloca intorno ai 25-30 anni, dopo circa 10 anni di malattia. In molti casi la presenza di difficoltà e disagio in situazioni sociali e ansia prestazionale sono riferite fin dall'infanzia

Complicanze

La fobia sociale tende ad assumere un decorso cronico, senza remissioni spontanee e progressivamente invalidante; è ovvio che molti pazienti per  impossibilità di condurre una vita normale si sentono demoralizzati, frustrati  e sviluppano sentimenti di inferiorità e di inadeguatezza ln alcuni casi si assiste allo sviluppo di episodi depressivi maggiori che possono sganciarsi dal quadro clinico originario ed assumere un andamento autonomo; frequenti sono gli atti suicidari. Le condotte fobiche precedono e seguono l'episodio depressivo. Di frequente questi pazienti possono abusare di alcool e droghe, di farmaci come benzodiazepine, caffeina e nicotina.

Trattamento

Un buon psichiatra, i beta-bloccanti, l'atenololo, il propanololo e la fenelzina sono stati impiegati con successo per ridurre ansia e manifestazioni neurovegetative.

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