Fegato da stasi, eziopatogenesi
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appunti del dott. Claudio Italiano
Eziologia
Le condizioni che si possono associare ad un fegato da stasi sono le seguenti:
a)Spesso coesiste un insufficienza del ventricolo destro e sinistro (cfr
scompenso) con conseguente congestione epatica. b) L'infarto
miocardico acuto associato ad aritmie e a
shock cardiogeno può complicare
la malattia delle arterie coronariche (cfr
coronaropatie) con conseguente
epatite ischemica che si sovrappone alla congestione epatica cronica. c) La cardiopatia
reumatica con stenosi della mitrale e con rigurgito delle tricuspide sembra causare
la forma più severa di congestione epatica d)La comparsa improvvisa di
fibrillazione atriale o
la comparsa di un'endocardite batterica può ridurre la gittata del ventricolo sinistro
ed aggravare il danno epatico da ipossia. e)I bambini affetti dalla sindrome da
ipoplasia del cuore sinistro e da coartazione dell’aorta sono particolarmente esposti
alla necrosi epatica, probabilmente a causa dell'associazione tra riduzione del
flusso ematico sistemico, shunt sinistro-destro ed aumento marcalo della pressione
ventricolare destra
Fisiopatologia
L'insufficienza cardiaca anterograda causa riduzione della gittata cardiaca e del
flusso ematico nel fegato. L'insufficienza retrograda con ingorgo venoso causa congestione
epatica. Sia l'insufficienza anterograda che retrograda causano ipossia cellulare
e danno epatico. Anche la riduzione della saturazione di ossigeno arterioso contribuisce
al danno epatico.
Condizioni di congestione passiva cronica
Nell’insufficienza cardiaca congestizia a bassa gittata cardiaca il flusso ematico
epatico totale si riduce di circa un terzo. L'aumento della pressione venosa sistemica
si riflette nell'ipertensione venosa epatica che può causare atrofia delle cellule
epatiche secondaria alla congestione ed alla espansione dei sinusoidi. L'edema perisinusoidale
che ne risulta può causare una riduzione della diffusione dell’ossigeno e di altri
metaboliti negli epatociti. La collagenosi dello spazio di Disse secondaria alla
congestione cronica può giocare un ruolo minore nel compromettere la diffusione
dell’ossigeno. La bassa gittata cardiaca e le conseguenti alterazioni del circolo
nella parete intestinale possono favorire un aumento della diffusione di endotossine
nel sangue portale ed aggravare il danno epatico. Non è stato ancora confermato
il ruolo dell’endotossemia nel danno epatico associalo ali insufficienza cardiaca
Condizione di riduzione del flusso ematico epatico
L'aumento dell'estrazione di ossigeno da parte del fegato in condizioni di ridotto
flusso ematico assicura un consumo costante di ossigeno del flusso epatico entro
ampi limiti. Il fegato non soffre quindi di ipossia in conseguenza di una riduzione
del flusso epatico in condizioni basali. Una riduzione del flusso epatico superiore
al 70% causa una minore captazione di ossigeno, una ridona capacità di eliminare
il galattosio e riduzione della concentrazione dell’adenosina trifosfato, mentre
aumenta il rapporto lattato/piruvato (un indice dell’ipossia tissutale. La vasocostrizione
dell'arteria epatica e l'intensa vasocostrizione selettiva del territorio splancnico
in condizioni di ipoperfusione marcata e di shock causano danno ipossico nel fegato.
Esso, in modo caratteristico, interessa l'area adiacente alla vena epatica
terminale (zona 3 dell'acino), perché si tratta dell'area situata più distalmente
all'apporto di sangue ricco in ossigeno (cfr circolo
epatico). Elevati livelli delle aminotransferasi (aspattato amino transferasi,
ASt ed alanina amino transferasi, ALT cfr enzimi)
superiore a 20 volte il limite superiore del valore normale rappresentano il segno
caratteristico della necrosi della zona 3. L'insufficienza dei substrati e l'accumulo
di metetaboliti contribuiscono al danno ipossico. La perdita della fosforilazione
ossidativa nei mitocondri, conseguenza dell’ipossia, causa alterazione della funzione
di membrana, compromissione dell'omeostasi degli ioni intracellulari e riduzione
della sintesi proteica. In corso di insufficienza cardiaca acuta sia la riduzione
del flusso ematico del fegato che l'aumento della pressione venosa centrale contribuiscono
alla comparsa di epatite ipossica.
Patologia
A) Macroscopica
Il fegato si presenta ingrossato e di color porpora con margini arrotondati. La
nodularità è poco rappresentata, ma in caso di iperplasia ondulare rigenerativa
o di cirrosi cardiaca si possono apprezzare dei noduli. La superficie di sezione
mostra vene epatiche prominenti che possono essere ispessite. Si osserva un aspetto
a "noce moscata a causa della presenza contemporanea di aree centrali emorragiche
dei lobuli e di aree portali e periportali normali di colore giallo. Il colore giallo
più intenso rispetto al colorito normale dell’area portale può essere dovuto ad
un incremento dell’adipe negli spazi portali.
B) Microscopica
II quadro istologico del fegato in genere è in rapporto con la severità clinica
o biochimica dell'insufficienza cardiaca e con il peso e le dimensioni delle camere
cardiache. Fin dall'inizio dell'insufficienza cardiaca congestizia le vene
epatiche terminali si ingorgano e si dilatano. Anche i sinusoidi in adiacenza delle
vene epatiche terminali si dilatano e si riempiono di eritrociti per una distanza
variabile verso le aree portali. Si osserva anche compressione ed una variabile
atrofia delle cellule epatiche ed un incremento apparente della quantità di lipofuscina
nel loro citoplasma. L'insufficienza cardiaca moderatamente
severa può causare necrosi delle cellule epatiche appartenenti alla zona 3. L'infiltrato
cellulare è minimo. In caso di ipotensione severa acuta e di shock si può determinare
necrosi della zona media. Gli epatociti necrotici sono spesso avvolti da un pigmento
di color marrone probabilmente da mettere in rapporto con la degradazione della
bilirubina. La necrosi delle cellule epatiche si sposta
dalla zona 3 fino alle aree portali man mano che evolve la malattia cardiaca. Nella
forma più severa di congestione epatica secondaria alla
insufficienza cardiaca rimane integra solo una piccola area di epatociti di aspetto normale
nello spazio periportale. La rete di reticoline si condensa e può collassare introno
alla vena epatica terminale in seguito alla perdita delle cellule epatiche. Si può
osservare la formazione di ponti che si estendono ed uniscono le vene epatiche terminali
adiacenti; in ultimo le aree portali non interessate vengono circondate da anelli
di tessuto fibroso con formazione di lobuli invertiti. E’ raro il riscontro di cirrosi
cardiaca. Se presente, essa si associa a fibrosi dell'intima e a trombosi delle
vene epatiche di piccola e media grandezza. L'ischemia che ne consegue è responsabile
della necrosi epatocellulare. la stasi aumenta l'attivazione fibroblastica e la
deposizione di collageno.
Prevalenza
E’ frequente il coinvolgimento del fegato nell'insufficienza cardiaca severa. Con
la riduzione dell’incidenza delle valvulopatie reumatiche le malattie delle arterie
coronariche e la cardiomiopatia congestizia diventano sempre di più la causa principale
della congestione epatica. La prevalenza totale della congestione epatica
in corso di insufficienza cardiaca congestizia dipende dalla selezione dei pazienti
e dai criteri usali per definire il coinvolgimento del fegato (clinici, biochimici
od istologici). Fra i pazienti con un indice cardiaco superiore a 2l/min/m2 solo
il 20-30% di essi presenta un aumento minore degli enzimi epatici. Al contrario,
fino ali 80% dei pazienti con un indice cardiaco inferiore a 1.5 l/min/m2 presenta
alcune anomalie biochimiche maggiori.
segue: la clinica, i segni del fegato da stasi
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oppure cfr indice di epatologia