Con il termine
edema si definisce un aumento di volume dei liquidi interstiziali
o del terzo comparto, assai caro ai nefrologi.
Un corpo umano maschile, infatti, contiene liquidi, e l'acqua corporea totale è di 60% della massa corporea nel maschio e del 50% nella donna, che per sua natura e per la gravidanza deve avere più massa grassa, nei fianchi, nei glutei, nei seni. Il resto dell'acqua è contenuto nelle cellule e nel liquido extracellulare. Il terzo comparto, in pratica, è costituito dai liquidi che scorrono nei vasi sanguigni e che si trovano nell'interstizio, per es. nel paziente con scompenso cardiaco sono responsabili dell'edema alle caviglie, per cui i piedi si rigonfiamo, a mo' di mazze! I flussi del terzo comparto si muovono nei vasi secondo le forze di Starling, pressione idrostatica del capillari sanguigni e potere oncotico delle proteine del sangue che, a mo' di calamita, attraggono i liquidi nel vaso stesso. La pressione idrostatica aumenta nella condizione di ipernatremia, o se c'è ritenzione appunto idrosalina e nella condizione di ipoalbuminemia i liquidi tendono a restare nel terzo comparto. Il rene tende a compensare l'omeostasi dell'acqua corporea tramide l'ormone ADH o ormone antidiuretico, che non fa urinare e fa trattenere acqua, e che è prodotto ogni qualvolta l'osmolarità plasmatica aumenta ed i soluti sono più concentrati, occorre acqua per diluire il plasma e l'organismo lancia il segnale con ADH che regola la permeabilità del dotto collettore favorendo la fusione dei canali dell'acquaporina ed il riassorbimento dell'acqua. Il sodio, invece, si trova nel terzo comparto per l'85% e trattiene acqua, per cui una deplezione di sodio significa perdita idrica, perdita di volemia, mentre la ritenzione di sodio causa edemi declivi, come si diceva prima, per es. nella condizione classica di scompenso cardiaco. Or bene, l'edema periferico può raggiungere parecchi litri prima di dar luogo ad alterazioni clinicamente evidenti; la comparsa di edema manifesto è quindi generalmente preceduta da una fase di aumento del peso corporeo di parecchi chilogrammi; in un paziente leggermente edematoso, d'altro canto, è necessario un analogo calo ponderale, ottenuto mediante diuresi, prima che si raggiunga il cosiddetto "peso secco". Con il termine anasarca si intende una condizione di edema massivo generalizzato. L'ascite e l'idrotorace sono considerati forme particolari di edema, dovute all'accumulo di liquidi, rispettivamente nei cavi peritoneale e pleurico. In base all'ezio-patogenesi, l'edema può essere distrettuale o diffuso; nella forma generalizzata lo si riconosce per la comparsa di gonfiore al volto, più evidente nelle regioni periorbitali, nonché per la persistenza dell'impronta lasciata sulla cute dalla pressione digitale (edema con fovea). Quando è di modesta entità l'edema può essere riconosciuto per l'impronta che il bordo dello stetoscopio, dopo che è stato rimosso, lascia per qualche minuto sulla cute del torace. Quando un paziente riferisce che un anello gli si adatta al dito meno facilmente che in passato e che ha difficoltà a calzare le scarpe, specialmente di sera, può essere presente edema.
In molte forme di edema, l'effettivo volume di sangue arterioso, un parametro che rappresenta il riempimento dell'albero arterioso, è ridotto. Un ridotto riempimento dell'albero arterioso può essere causato da una riduzione della gittata cardiaca e/o delle resistenze vascolari sistemiche. Come conseguenza dello scarso riempimento, viene attivata una serie di risposte fisiologiche mirate a ristabilire l'effettivo volume arterioso. Un elemento chiave di tali risposte è la ritenzione di sali e quindi di liquidi, che alla fine conduce all'edema.
Si sviluppo se manca acqua nel terzo comparto o per perdita di sodio, per esempio e classicamente per errore medico, dello specialista cardiologo che insiste con la furosemide ad alto dosaggio fino a condurre un paziente al pronto soccorso, in condizione di shock con iponatremia. Le cause di ipovolemia,che ribadiamo si manifesta tardivamente, comprendono:
- perdite renali, uso di diuretici, nefropatie sodio-disperdenti, deficit di
mineralcorticoidi
- perdite di liquidi per vomito e diarrea, dal sondino naso-gastrico senza
ripristino, nè bilancio idrico!
Il paziente ipovolemico ha sete, astenia, crampi, vertigine, sincope, ridotto turgore delle giugulari, tachicardia posturale, mancanza di sudorazione, alterazione dello stato mentale.
Per una corretta diagnosi si richiede la natriuria delle 24 ore, se il rene escreta meno di 15mEq/L di sodio nelle 24 ore nelle urine, allora vuol dire deplezione di volume. Ci può essere alcalosi metabolica ed anche il cloro nelle urine, escreto nelle 24 ore, è basso, cioè 20 mEq/L, perchè per ragioni di gap anionico deve essere eliminato sodio-bicarbonato.Le urine sono iperconcentrate ad alta osmolarità. Nel sangue i bicarbonati sono aumentati. L'ematocrito è aumentato e l'albuminemia anche, per via della emoconcentrazione, perchè il terzo comparto "risucchia" liquido dai fluidi in circolo, dunque dal plasma.
In questi casi la correzione presuppone l'assunzione di liquidi per os o per vena nei casi di grave deficit ipovolemico
- si somministra soluzione fisiologica 0.9% per ripristinare il terzo
comparto ECF
- si somministra soluzione ipotonica emisalina 0.45% se si vuole distribuire nel
comparto intravascolare metà del carico e l'altro nell'ECF
- si somministrano liquidi meglio se lentamente, specie negli anziani
cardiopatici (!), dando il tempo che i liquidi si distribuiscano, non
rigonfiando le braccia dei vecchi degenti (!)
Non si somministra acqua libera da soluti perchè essa non viene trattenuta nel
terzo comparto, in quanto sappiamo che nell'ECF c'è sodio per il 80-90% ed
acqua, dunque acqua senza sodio non ce ne può stare!
E' il contratio della ipovolemia, qui i liquidi sono ritenuti e quando superano 3-4 litri si cominciano a vedere espansione dei liquidi dell'interstizio insieme a sodio elevato contenuto in tutto il corpo. Se predomina l'interstizio si avrà edema, caviglie gonfie, regione pretibiale succulenta, segno della fovea, cioè il dito impronta la succulenza pretibiale; il paziente può presentare dispnea, può avere ipoalbuminemia come nel cirrotico, può implementare il suo peso, può essere dispnoico se, per esempio, il polmone è "umido", congesto o compare versamento pleurico, oppure può avere ascite.
Il trattamento consiste nel rivedere la patologia di base che ha causato
edema, per es. la cirrosi, lo
scompenso cardiaco, l'insufficienza
renale e si avvale dei farmaci diuretici dell'ansa, la furosemide o lasix,
sempre sotto controllo della pressione del paziente, della natremia, degli
elettroliti.
Il sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAA) è da lungo tempo riconosciuto come un sistema ormonale; tuttavia, esso opera anche localmente. L'AlI prodotta all'interno del rene contribuisce alla costrizione arteriolare glomerulare efferente, e questo segnale di ritorno tubulo-glomerulare causa ritenzione di sali e di liquidi. Questi effetti renali dell'AII sono mediati dall'attivazione dei recettori AlI di tipo I, che possono essere bloccati da specifici antagonisti (i bloccanti dei recettori dell'angiotensina [angiotensin receptor blockers, ARB]). I meccanismi responsabili dell'aumentato rilascio di renina quando il flusso ematico renale è ridotto comprendono:
1) una risposta del barocettore in cui la perfusione renale ridotta risulta in un incompleto riempimento delle arteriole renali e in un diminuito stiramento delle cellule iuxtaglomerulari, un segnale che aumenta la produzione e/o il rilascio di renina;
2) la ridotta filtrazione glomerulare, che abbassa il carico di NaCl che raggiunge i tubuli renali distali e la macula densa. Queste sono cellule dei tubuli contorti distali che agiscono come chemorecettori e che stimolano le vicine cellule iuxtaglomerulari a secernere renina;
3) attivazione dei recettori beta-adrenergici nelle cellule iuxtaglomerulari da parte del sistema nervoso simpatico e dalle catecolamine
circolanti, che stimola anche il rilascio di renina. Questi tre meccanismi generalmente
agiscono in sinergia per potenziare la ritenzione di Na+ e quindi contribuire alla
formazione di edema. L'AlI che entra nella circolazione sistemica stimola la produzione
di aldosterone dalla zona glomerulare della corteccia surrenale. L'aldosterone a
sua volta potenzia il riassorbimento di Na+ (e l'escrezione di K+) dai tubuli collettori.
Nei pazienti con insufficienza cardiaca, non solo la produzione di aldosterone è
elevata, ma è prolungata la sua emivita biologica, che aumenta ulteriormente i livelli
plasmatici dell'ormone. Una riduzione del flusso ematico epatico, soprattutto durante
esercizio, è responsabile del ridotto catabolismo epatico di aldosterone. L'attivazione
del sistema RAA è più evidente nelle fasi precoci di insufficienza cardiaca acuta
grave, ed è meno intensa nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica, stabile
e compensata. Sebbene nell'insufficienza cardiaca e in altri stati edematosi siano
secrete maggiori quantità di aldosterone e nonostante il blocco dell'azione dell'aldosterone
da parte dello spironolattone (un antago-nista dell'aldosterone) o dell'amiloride
(un bloccante i canali epiteliali di Na+) spesso provochi una diuresi moderata negli
stati edematosi, livelli stabilmente elevati di aldosterone (o di altri mineralcorticoidi)
non sempre producono uno stato di edema, come dimostrato dalla mancanza di un'effettiva
ritenzione di liquidi in molti casi di iperaldosteronismo primitivo. Inoltre, è
stato dimostrato che i soggetti sani, anche quando vengono sottoposti a terapie
prolungate con un potente mineralcorticoide come il desossicorticosterone acetato
o il fluoroi-drocortisone, manifestano una ritenzione idrosalina che tende a risolversi
col tempo, nonostante l'esposizione continua allo steroide (fenomeno di "fuga dei
mineralcorticoidi"). L'incapacità di soggetti normali che ricevono alte dosi di
mineralcorticoidi di accumulare grandi quantità di liquidi e di sviluppare edema
si attua probabilmente tramite un aumento della quota di filtrato glomerulare (natriuresi
pressoria) e attraverso l'azione di una o più sostanze natriuretiche. Nei pazienti
edematosi la secrezione continua di aldosterone può assumere maggiore importanza
nella ritenzione di liquidi, perché questi pazienti non sono generalmente in grado
di compensare la riduzione del volume ematico arterioso effettivo e, di conseguenza,
non sviluppano natriuresi pressoria.
1 ) escrezione di sodio e acqua mediante aumento della velocità di filtrazione glomerulare, inibizione del riassorbimento di sodio nei dotti collettori delle papille e inibizione del rilascio di renina e aldosterone;
2) vasodilatazione arteriolare e venosa, antagonizzando
l'azione vasocostrittrice di AH, AVP e della stimolazione simpatica. Pertanto, l'ANP
è in grado di antagonizzare la ritenzione di sodio e il rialzo pressorio in condizioni
di ipervolemia. Il peptide natriuretico cerebrale (brain natriuretic peptide, BNP),
simile al precedente anche nel meccanismo d'azione, è immagazzinato principalmente
nel miocardio ventricolare ed è liberato in seguito all'aumento della pressione
ventricolare diastolica. Nell'insufficienza cardiaca congestizia e nella cirrosi
con ascite i livelli sierici di ANP e BNP sono elevati, ma non tanto da prevenire
la formazione degli edemi. Inoltre negli stati edematosi, in particolare nell'insufficienza
cardiaca, è stata dimostrata una resistenza anormale all'azione dei peptidi natriuretici.