Sono il tipo più comune di convulsioni nell'infanza: interessano infatti circa il 4-5% dei bambini sotto i 4 anni di età. Si verificano nel corso di affezioni febbrili, per lo più durante la salita iniziale della temperatura ( > 38,5 °C), solitamente nelle prime 24 ore di malattia. La loro massima frequenza è nel secondo anno di vita; raramente si verificano sotto l'anno e sopra i 6 anni. Nella maggior parte dei casi, per la sua breve durata, il medico assiste alla crisi: se una crisi convulsiva è ancora in atto all'arrivo del medico a domicilio o del paziente in ospedale, si tratta di una crisi discretamente importante e di lunga durata.
La diagnosi è clinica e il più delle volte anamnestica. Si apprende che un bambino con febbre da qualche ora, ma sostanzialmente in benessere e senza segni neuropatologici, ha presentato improvvisamente:
- sguardo fisso e/o oculogiro;
- perdita di coscienza;
- ipertono e/o scosse tonico-cloniche generalizzate;
- cianosi, schiuma alla bocca.
La natura della crisi è nella maggior parte dei casi di secondi o di pochi minuti.
Lo stato postcritico è breve, con sonnolenza o con sonno. Il bambino al risveglio
sta bene. In una minoranza di casi (4-8%) si hanno sintomi focali: inizio focale
e/o maggiore interessamento di un lato e/o localizzazione della crisi ad un solo
emisoma. Nell'8-10% dei casi la durata è superiore ai 15 minuti e più raramente
ai 30 minuti (stato di male febbrile).
Benché nella maggior parte dei casi le crisi
convulsive febbrili siano un evento "benigno", privo di rischi immediati, vi sono
tuttavia delle condizioni che rendono necessario il ricovero del bambino in ospedale:
- età < a 6 mesi: in questa età la crisi convulsiva febbrile è associata ad ipocalcemia, encefalite, meningite ecc.;
- crisi convulsive emilateralizzate (possibilità di evoluzione in sindrome EEE:
emiconvulsione, emiplegia persistente, epilessia);
- crisi recidivanti nelle 24 ore e/o crisi di lunga durata, ai mesi (possibilità
di stato di male febbrile);
- stato postcritico prolungato o presenza di segni focali (d.d encefalite,
meningite, patologia vascolare ecc.);
- quando esistono dubbi diagnostici sulla malattia di base che ha scatenato la crisi.
Qualora la crisi sia ancora in atto, interromperla nel più tempo possibile con diazepam (o clonazepam). Il diazepam (ad es. Valium fiale da 10 mg in 2 mi) dovrebbe praticato e.v. nella quantità minima sufficiente a far cessare la fino a indurre una modesta ipotonia (dose orientativa 0,5-1 mg/kg dose). Può essere praticato inoltre rapidamente per via rettale siringa (priva di ago): ad es. Valium 1/2 fiala (5 mg) nei bambini di sotto dei 3 anni, 1 fiala (10 mg) nei bambini al di sopra dei 3 anni. Il diazepam non deve mai essere praticato i.m.: perché non serve ad interrompere la crisi, per la lentezza con cui è assorbito per questa via e inoltre perché può compromettere un eventuale esame obiettivo successivo (inducendo sonnolenza, ipotonia ecc.).
- Comunque sempre ottenere lo sfebbramento nel mode rapido possibile (ad es. ac. acetilsalicilico alla dose di 10-20 mg/kg ev o i.m.). La terapia antipiretica deve essere continuata successivamente per os con ac. acetilsalicilico o paracetamolo, in 3-4 sommini al giorno; con borsa del ghiaccio, ecc. Molti autori, però, non utilizzano acetilsalicilato nei bambini. - In caso di crisi di lunga durata o se si teme il ripetere della crisi (t. febbrile elevata, presenza di tremori, ecc.) è utile associare all'antipiretico un cortisonico, anche in unica somministrazione a dosaggio terapeutico (azione antiinfiammatoria, antifebbrile, antiedemigena).
- Il mannitolo può essere utilizzato in crisi molto prolungate 5 ml/kg della soluzione al 20%).
Le crisi convulsive febbrili " semplici " (crisi generalizzate; età compresa fra
1-5 anni; febbre > 38,5 °C; durata < 15') non richiedono accertamenti diagnostici,
salvo quelli della malattia di base, primo episodio.
L'EEG deve essere eseguito in caso di crisi convulsiva
"complessa":
- età < 1 anno o > 5;
- crisi unica di durata > 15' o crisi ripetute nelle 24 ore;
- familiarità epilettica;
- danno neurologico preesistente;
- crisi focali o emilaterilizzate.
L'EEG è opportuno anche in caso di crisi convulsive che insorgono con t. < 38 °C
(possibilità di crisi epilettiche scatenate dalla febbre). Le convulsioni febbrili
recidivano in 1/3 dei casi. Inoltre, dal punto di vista prognostico, possono essere
la prima manifestazione di una epilessia che si evidenzierà entro il 7° anno di
vita. La probabilità che questo si verifichi è circa dell'1% di tutte le crisi,
ma è molto elevata (fino al 13%) nei bambini con crisi complesse. Il trattamento
farmacologico comunque non incide sulla possibilità di evoluzione in epilessia.
Tutti i bambini con precedenti di CF devono essere sottoposti a profillassi delle
recidive nel corso di nuovi episodi febbrili: trattamento intensivo delle febbre
(paracetamolo o ac. acetilsalicilico ogni 4-6 ore, borsa del ghiaccio, ecc.); diazepam
per os (1 goccia/kg per 3 volte al dì o diazepam rettale (0,5-1 mg/kg per 2 volte
al dì) per tutta la durata fella malattia. La profilassi farmacologica continua
(valproato o barbiturici) va riservata a casi selezionati in base a parametri clinici,
familiari, elettroencefalografici.