appunti del dott. Claudio Italiano
Uno dei problemi del diabetico, specie del paziente diabete mellito tipo 1 è quello di adeguare l'alimentazione e correlarla alla somministrazione di insulina. Leggiamo con calma e senza panico e cerchiamo di capire in maniera semplice e schietta, come piace a me spiegare ai pazienti, quali calcoli e quale dieta impostare e, soprattutto, come personalizzare la "propria dieta". L’impiego del microinfusore è ormai entrato nella pratica quotidiana di un gran numero di pazienti affetti da diabete mellito tipo 1 ; il suo uso consente una grande flessibilità nelle scelte alimentari. Infatti se un paziente è stato sufficientemente informato circa il contenuto in carboidrati della sua dieta, questi potrà variare la scelta dei cibi ed adeguare ed infondere con precisione la quantità di insulina necessaria a “metabolizzare' i carboidrati presenti in un pasto, una bibita, uno spuntino.
In sostanza l’impiego di un microinfusore consente di effettuare le iniezioni di insulina con estrema precisione, fermo restando che è il paziente stesso a programmarlo, paziente, che tuttavia, deve ben conoscere cosa mangia, quanti carboidrati o zuccheri contiene la sua dieta ed il valore glucidico degli alimenti,
Si tratta, cioè, del loro indice glicemico, se cioè siano più o meno assorbibili con rapidità. Infine deve tenere conto della propria capacità di metabolizzare i carboidrati in funzione della dose di insulina, variabile questa che è individuale ed è espressione della cosiddetta “resistenza insulinica periferica” e l’assorbimento più o meno rapidi dei glucidi.Niente affatto! Cerchiamo di capire come funziona questa cosa e come si fa a sapere esattamente quante unità di insulina bisogna iniettare prima di un pasto? Il metodo si chiama “ conta dei carboidrati” o “ CHO counting” ed è raccomandato a tutte le persone con diabete di tipo 1 in terapia con insulina, e con forza ancora maggiore agli utilizzatori di mìcroinfusore, con lo scopo di personalizzare la terapia insulinica e adeguarla con precisione all'introito di carboidrati.
Per cominciare bisogna conoscere gli alimenti e quelli che contengono una quota significativa di carboidrati
Preferibile, per esempio, è alimentarsi con i legumi che contengono carboidrati in quota giusta, ma che si assorbono con lentezza, stante la loro digestione lenta e difficoltosa, cosa questa assai importante per il paziente diabetico, dove la “potenza del pancreas” nel produrre insulina è limitata o addirittura assente nel diabete di tipo 1 . Ancora occorre sapere che molte bevande "senza zucchero" in realtà lo contengono. A questo punto, con carta e penna in mano, si comincia a redigere per alcune settimane un diario dettagliato nel quale riportare: - Gli alimenti consumati (es. pasta, pane, riso, legumi, patate ecc.); Il loro contenuto in carboidrati (cfr indice glicemico degli alimenti) Il peso crudo delle porzioni con le bilancine di precisione, tarate al mezzo chilo; Unità di insulina ci siamo iniettati (ovviamente preferendo gli analoghi rapidi) AII'inizio questo significa pesare tutto con una bilancia, e valutare quanti carboidrati sono presenti in quella fetta di pane.Esempio pratico:
Mangio una porzione di 40 grammi di pane (un bocconcino), visto che il pane contiene un 60% di carboidrati Moltiplico 40 g x 0,60= 24 grammi di carboidrati una fetta di crostata di 50 g, contiene invece il 65% di carboidrati perché ha un indice glicemico maggiore Moltiplico 50 g X 0.65= 32.5 grammi in carboidratiA questo punto vado dal dott. Claudio Italiano e gli chiedo quante unità di insulina debbo somministrare al pasto in relazione ai carboidrati che io paziente specifico assumo con la dieta. E questo perché non è che tutti i pazienti possono fare la stessa insulina. C’è chi risponde meglio alle unità somministrate e regola meglio le sue glicemie, c’è chi è invece più “resistente” all’insulina. Questo problema si definisce:
Vale a dire quanti carboidrati riesco a 'bruciare' con una unità di insulina?
Per esempio se il mio rapporto è di 1:10, significa che ogni 10 grammi di carboidrati al pasto, mi devo iniettare 1 unità di insulina.
Allora se mi sono mangiato i 50 grammi di crostata di mele perché è Natale, mi inietto 3.5 unità di insulina analogo rapido al pasto tenuto conto che la torta la assorbo subito, perché è più zuccherina, mentre per il pane (24 g), mi somministro 2,5 unità di insulina. Se poi mangio entrambi, ma il mio pasto sarà molto sbilanciato (!) farò complessivamente 3.5+2.5= 6 unità di insulina, solo per questo spuntino! Per scoprire il proprio rapporto insulina-carboidrati non basta chiedere al medico, ma bisogna per almeno una settimana, stare lì a riportare sul foglio dieta ed insulina, ragionando sulla quota precisa di carboidrati che mi sto introitando! Poi devo fare “l’occhio” delle porzioni e consumare sempre lo stesso cibo e cercare di non iperinsulinizzarmi o ingozzarmi di cibi sbagliati, e muovermi, dunque effettuare sempre una life style. È importante che in quella settimana in cui faccio i miei calcoli non sia variato l’esercizio fìsico e che non ci siano giorni di particolare stress di malattia. Misurando la glicemia prima e dopo il pasto posso capire quale dose di insulina occorre somministrare (cfr la pericolosa glicemia del post-prandium) per portare la glicemia a due ore dal pasto il più vicino possibile a i valori target di 140-160m g/dl.
Altro esempio.
Se un pasto da 120 grammi di carboidrati è stato affrontato al meglio con una dose
di 8 unità, ciò significa che nel metabolismo quel paziente ogni unità di
insulina 'brucia' 15 unità di carboidrati, infatti:
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