Il 14 Maggio 1796 Jenner, un medico inglese, forte dell'esperienza dei medici turchi,
estrasse del pus dalla pustola di una mano di una mungitrice affetta da vaiolo
vaccino e lo inoculò nel braccio di un bambino sano di otto anni. L'esperimento
ebbe successo: sei settimane dopo inoculò al bambino del pus estratto da pustole
vaiolose umane e l'infezione non attecchì. Egli ripetè l'esperimento su altri individui
e,
quando
ebbe la certezza di aver fatto una scoperta valida, pubblicò un libretto di settantacinque
pagine nel quale riportò i casi in cui era riuscito, con il suo metodo, ad ottenere
un immunità permanente. Aveva scoperto la vaccinazione: cioè inoculava del
virus attenuato ad un individuo, ne otteneva una risposta imunitaria di protezione
(produzione anticorpale ed evocazione di cellule della memoria immunologica) ma
non la malattia mortale. La sua scoperta era un trionfo dell'esperienza e dell'
osservazione e sebbene Jenner non comprese mai le ragioni dell'efficacia del suo
sistema contribuì a porre le basi per poter venire a capo del grandioso problema
dell'immunità. I vaccini usano il meccanismo naturale di difesa del nostro corpo
– il sistema immunitario – per costruire una specifica resistenza alle infezioni.
Questa difesa immunitaria, simile a quella che è provocata dalla malattia, protegge
dall’attacco dei microrganismi presenti nell’ambiente e nelle persone della nostra
comunità senza che si sviluppino i sintomi e le complicanze della malattia. La vaccinazione
consiste nella somministrazione di un vaccino sia a scopo profilattico (vaccinoprofilassi)
che a scopo terapeutico (vaccinoterapia). La vaccinoprofilassi è un tipo di vaccinazione
effettuata per creare uno stato immunitario nei confronti di una o più malattie,
attivando le componenti del sistema immunitario a rispondere meglio ad uno specifico
agente patogeno. La sua efficacia è in relazione alla sua estensione nei confronti
della popolazione; essa è assoluta solo nel caso in cui tutta la popolazione che
si vuole proteggere sia stata vaccinata. A causa dei costi di una vaccinazione di
massa, essa viene praticata per malattie infettive con morbilità e/o mortalità elevata,
e contro cui non esistano altri metodi profilattici.
La vaccinoterapia è invece un tipo di vaccinazione effettuata a scopo terapeutico contro una malattia, quando questa è già in atto, con lo scopo di potenziare gli anticorpi presenti nell'organismo. La prevenzione delle malattie infettive attraverso la somminitrazione dei vaccini costituisce un obiettivo di salute prioritario: i bambini devono essere vaccinati per essere protetti da malattie infettive pericolose, che possono causare gravi complicanze. Il vaccino agisce stimolando la produzione di specifici anticorpi che vanno a prevenire l'infezione, conferendo quindi una protezione che dura nel tempo. Molti bambini vaccinati essendo immunizzati nei confronti delle infezioni, per es. delle malattie esantematiche costituiscono un ostacolo alla diffusione delle malattie infettive per cui di fatto nella popolazione si ottiene così una protezione anche per chi non può are vaccinato. In particolare alcune patologie sembrano essere scomparse dalla faccia della terra, per es. il vaiolo. Nel nostro Paese sono obbligatorie le vaccinazioni per le seguenti malattie: poliomielite, difterite, tetano ed epatite B. Esistono alcune vaccinazioni che, pur non essendo obbligatorie, sono comunque vivamente consigliate per i bambini. Sono le vaccinazioni contro la pertosse, il morbillo, la rosolia, la parotite epidemica e l'haemophilus influenzae tipo B. Le vaccinazioni sono eseguite a partire dal compimento del 2° mese di vita, presso tutti gli ambulatori territoriali di Igiene e Prevenzione. In Italia le vaccinazioni prevedono 3 dosi nel primo anno (a 3, 5, 11 mesi) per difterite, tetano, pertosse, poliomielite, epatite B, Haemophilus influenzae tipo b, con richiamo per l'anti-poliomielite a 5-6 anni e per la difterite-tetano-pertosse anche a 12 anni. La vaccinazione per morbillo, rosolia e parotite e varicella va praticata a 11 -15 mesi, con richiamo a 5-6 anni. La somministrazione delle dosi di vaccino deve avvenire in base al calendario vaccinazioni, come appresso specificato.
Dose singola. La somministrazione a 11-18 anni va considerata nei soggetti non vaccinati nell’infanzia. Per entrambi i vaccini il numero di dosi dipende dall’età del soggetto. Per il sesso femminile, nel corso del 12° anno di vita, si segue lo schema a 2 dosi: vaccino bivalente (contro i genotipi 16 e 18 di HPV) e vaccino quadrivalente (contro i genotipi 6, 11, 16 e 18 di HPV): 0 e 6 mesi. Il vaccino quadrivalente può essere somministrato anche secondo una schedula a 3 dosi (0, 2, 6 mesi: la seconda dose ad almeno 1 mese dalla prima dose e la terza dose almeno 3 mesi dopo la seconda dose; le 3 dosi devono essere somministrate entro un periodo di 1 anno.