Studi sui fattori psicosociali nei pazienti affetti da BPCO indicano che ansia, depressione e alcuni sintomi psichiatrici,
come gli attacchi di panico, in particolare, sono comuni.
Gli sono episodi di improvvisa ed intensa paura o di una rapida escalation
dell'ansia normalmente presente. Sono accompagnati da sintomi somatici e cognitivi,
quali palpitazioni, sudorazione improvvisa,
tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto,
nausea, paura di morire o di impazzire, brividi
o vampate di calore.
Talora questi sintomi possono essere correlati all'impiego dei farmaci che normalmente vengono utilizzati nel paziente e, cioè, β2 stimolanti, teofillinici, cortisonici, che di norma, come effetto collaterale, danno appunto ansia, tremori e palpitazione.
Chi ha provato gli attacchi di panico li descrive come un'esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata, almeno la prima
volta.
E' ovvio che la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e
dominante. L'evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene
la modalità prevalente ed il paziente diviene schiavo del suo disturbo, costringendo
spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e
ad accompagnarlo ovunque, con l'inevitabile senso di frustrazione che deriva dal
fatto di essere "grande e grosso" ma dipendente dagli altri, che può condurre ad
una depressione secondaria.
Il paziente broncopatico presenta un disagio psicologico e scarsa stima di sé avranno chiaramente un impatto sulle capacità del paziente di svolgere le normali attività della vita quotidiana. Tuttavia, in alcuni pazienti le sequele psicologiche sono minime o assenti. La BPCO viene spesso associata a scarsa accettazione del proprio corpo, solitudine, ridotto supporto sociale e mancanza di autostima.
Circa il 44% dei decessi per malattie respiratorie si associa a diseguaglianze sociali. I Fattori sociali, quali disponibilità di alloggio, influenzano la capacità di gestione a domicilio del paziente e il benessere generale e mentale del soggetto. I gruppi Breathe Easy ("respira facile) offrono supporto sociale e interazioni di gruppo. Per i pazienti impossibilitati a frequentare gli incontri sono disponibili opuscoli informativi e linee telefoniche di assistenza.
Semplici consigli sulle facilitazioni/esenzioni disponibili e su come otte-nerle
aiutano i pazienti a preservare la propria indipendenza e qualità di vita.
L'esatta prevalenza di ansia e depressione nella BPCO non
è del tutto nota. La prevalenza dell'ansia
sembra variare tra il 2% e il 34%, mentre la prevalenza della
depressione si attesta attorno al 42% nei pazienti
con BPCO in forma moderata-grave. La
depressione può risultare maggiormente prevalente
nella BPCO rispetto ad altre condizioni cliniche. Ciò non sorprende, data la natura
cronicamente progressiva della malattia.
La depressione può essere ritenuta una
ragionevole risposta psicologica al progressivo aumento delle limitazioni imposte
dalla malattia. I pazienti affetti da BPCO rimangono sempre più confinati a casa
e possono ritenersi emarginati dal sistema sanitario.
Sintomi depressivi sono frequenti in pazienti con malattia in forma grave, i quali hanno un rischio 2,5 volte maggiore di depressione. E importante tenere attentamente sotto controllo i sintomi ascrivibili a una possibile depressione e trattarli adeguatamente. Ansia e disagio sono legati alla mancanza di fiato.
La dispnea è causa di ansia e stress, i quali a loro volta portano a iperventilazione con conseguente mancanza di fiato, dando il via a un circolo vizioso conosciuto come ciclo del panico. Le forti emozioni interferiscono con la respirazione e lo stress emotivo può precipitare sintomi quali il broncospasmo. E spesso difficile stabilire se le emozioni siano la causa o l'effetto dei sintomi respiratori. I sazienti affetti da BPCO utilizzano spesso i disturbi somatici per mascherare le proprie preoccupazioni emotive.
L'American College of Chest Physicians e l'American Association sf Cardiovascular and Pulmonary Rehabilitation hanno riscontrato scarse dimostrazioni sull'efficacia degli interventi psicosociali a breve Termine come singole modalità terapeutiche, ma riconoscono che inter-venti a lungo termine possono essere di beneficio. Se un paziente è in grado di limitare i propri problemi psicosociali, diventerà più capace di affrontare la malattia e vivrà più a lungo.
Essi sono:
a) Promuovere la speranza e l'ottimismo nel paziente; spesso è più importante dare coraggio più che semplici farmaci ed anche una parola di conforto e la disponibilità
del medico può aiutare il paziente.
b) Trattare gli attacchi di panico
c) Minimizzare l'impatto psico-fisiologico sulla vita quotidiana
d) Fornire supporto per aumentare la capacità di adattamento
Riconoscere la depressione
pianto e tristezza protratta
perdita di interesse e incapacità di godere la vita
scarsa capacità di attenzione e concentrazione
perdita di autostima e tendenza autosvalutativa
visione negativa del futuro e del mondo in generale
riduzione del sonno e dell'appetito
tecniche di rilassamento
controllo degli attacchi di panico
allenamento della respirazione r insegnamento di tecniche di adattamento
conservazione delle energie
supporto psicologico
L'educazione è importante a tutti i livelli della malattia. Gli interventi educativi devono comprendere spiegazioni sulla natura della malattia, sull'utilizzo e sullo scopo dei farmaci per la BPCO, nonché sulle tecniche volte a preservare il benessere e l'indipendenza. Vanno forniti consigli a intervalli regolari sulle modificazioni dello stile di vita e l'importanza dell'esercizio fisico
Gli interventi educativi vanno adattati in base al deterioramento delle condizioni del paziente, come pure all'insorgenza di una crisi o di riacutizzazioni. E importante che l'assistenza a lungo termine venga gestita da un gruppo che posizioni il "paziente edotto" al centro dell'attenzione, in quanto questo approccio può aiutare a mantenere la qualità di vita del paziente
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