Allergia ed atopia

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Atopia, di che cosa si tratta

L'atopia è una sindrome caratterizzata da una tendenza ad essere "iperallergici". Una persona affetta da atopia si presenta tipicamente con una o più delle seguenti manifestazioni cliniche: eczema (dermatite atopica), rinite allergica (febbre da fieno), congiuntivite allergica o asma allergico. I pazienti con atopia hanno anche una tendenza a sviluppare allergie alimentari.

Le malattie allergiche sono, per definizione, quelle strettamente IgE-mediate. L'allergia rientra nel gruppo delle malattie immunopatologiche e viene definita come ''tipo I'' (o immediata) secondo la classificazione Gell-Coombs. La possibilità di reazioni cliniche gravi in seguito a esposizione a particolari sostanze, previa sensibilizzazione, è stata riconosciuta fin dai primi anni del 1900 (es. l'anafilassi). Anche la scuola clinica inglese riconosceva che il "raffreddore da fieno (hayfever) era dovuta all'esposizione a sostanze ambientali e a una abnorme risposta dell'organismo. Il meccanismo immunopatologico di base è stato chiarito solo durante gli anni 1960, con la scoperta delle immunoglobuline E (IgE), da parte di Johansson e Ishizaka. La principale caratteristica delle reazioni (IgE mediate) allergiche, precocemente riconosciuta almeno dal punto di vista clinico è la rapidità di insorgenza. Questo è dovuta al rapido rilascio di mediatori preformati, che oggi sappiamo risiedere nei mastociti e nei basofili. La reazione innescata dalle IgE produce poi, se lo stimolo è protratto, una reazione infiammatoria che diventa cronica e induce alterazioni strutturali persistenti.

Per "atopia", termine più generico, si intende la predisposizione (determinata in maniera estremamente complessa), a manifestare la normale, risposta IgE verso sostanze ubiquitarie.

Allergia ed atopia

Allergia e atopia siano comunemente considerati intercambiabili, solo il primo si riferisce alle manifestazioni cliniche vere e proprie.

Per completezza ricordiamo che la presenza misurabile di IgE specifiche (individuate con skin test o test sierologico) non implica automaticamente allergia manifesta, ma solo avvenuta "sensibilizzazione" verso l'allergene. Dal punto di vista nosografico, sono numerose le manifestazioni cliniche, ma all'interno di ciascuna di esse, la definizione di "allergica" spetta soltanto a quelle forme per cui il meccanismo IgE è ben dimostrato. Appresso rappresentiamo la reazione di ipersensibilità di tipo 1 secondo la quale i mastociti sensibilizzati in precedenza, quando incontrano l'allergene, liberano i fattori dell'allergia, siano essi amine vasoattive, mediatori lipidici e citochine, leucotrieni e prostaglandine, con azione sugli organi bersaglio. Sul polmone si potrà determinare broncostenosi, sull'apparato gastroenterico, sindrome diarroica e vomito, sui vasi diapedesi ed infiammzione, fino al grado estremo della fibrosi, con perdita della funzione.

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Fattori favorenti l'atopia

Esistono dei fattori che possono influenzare in vario modo lo sviluppo di atopia e di allergia. Per esempio esistono fattori materni e fattori esterni che favoriscono la condizione di atopia nel nascituro.

Aspetti patogenetici di atopia e allergia

 Il soggetto "normale'' (non atopico e quindi che non manifesterà allergia) risponde verso le sostanze estranee ubiquitarie (pollini, acari, epiteli animali, cibi) con una tolleranza immunologica che implica una modesta produzione di IgM nell'immediato e di IgG nel lungo termine. Tale risposta non induce manifestazioni cliniche e rappresenta la normale  tolleranza verso sostanze che sono parte dell'ambiente esterno. Comunque, requisito indispensabile perché vi sia allergia è che avvenga la cosiddetta "sensibilizzazione" ossia un primo contatto dell'allergene con il sistema immunitario, che poi monterà o la risposta normale o, nell'atopico, la risposta IgE.

 Il soggetto atopico, per una combinazione di background genetico, esposizione all'antigene e fattori esterni, monta una risposta immunitaria abnorme e caratterizzata dalla produzione di IgE verso sostanze usualmente innocue per l'organismo umano. Normalmente, il sistema immunitario è in grado fin dalla nascita di selezionare le sostanze verso cui rispondere e, naturalmente impara a non rispondere (o a rispondere in maniera trascurabile) contro quegli antigeni che sono normalmente presenti nell'ambiente (pollini, acari della polvere, cibi, ecc.).

L'allergico, invece, a causa di una "deviazione" del sistema immunitario produce anche IgE contro quelle sostanze che pertanto sono dette "allergeni" Gli allergene sono sostanze proteiche o glicoproteiche ubiquitarie e innocue che però elicitano produzione di IgE nell'atopico. A seconda della loro origine, si distinguono per praticità allergeni inalatori, alimentari, farmaci, veleni di Imenotteri e professionali. In realtà, la risposta non avviene contro la "sorgente allergenica" in toto (ad es. graminacee o acari), ma contro specifiche proteine di quella sorgente allergenica (ad es. Lol p 5, Der p 1). Alle proprietà immunologiche degli allergeni contribuiscono anche le loro proprietà chimiche e biologiche (dimensioni, termo- e acido-resistenza, numerosità degli epitopi, ecc.). Il soggetto atopico, diventa tale come risultato della complessa interferenza tra. background genetico, fattori materni e fattori esterni (infezioni e contatto con gli allergeni). Diventare atopico significa che i linfociti preposti a coordinare la risposta, detti T regolatori (Treg) , invece di "istruire" il sistema immunitario a rispondere solo contro i patogeni ( risposta ad opera dei linfociti Th1) gli consentono di rispondere in maniera anormale anche contro altre sostanze ubiquitarie.

Tale risposta è mediata da un subset di linfociti detti Th 2 , che producono citochine favorenti la reazione allergica. L'atopico ha una prevalenza relativa di linfociti TH2, i quali attraverso la secrezione di IL-4, IL-5 e IL-13, IL-25 provvedono a creare un microambiente favorevole al mantenimento del processo infiammatorio e soprattutto favoriscono la produzione di IgE da parte dei linfociti B.
La componente genetica dell'atopia è un fatto ben accettato. Sebbene non siano stati individuati specifici geni dell'atopia, le osservazioni epidemiologiche e cliniche confermano che la famigliarità gioca una componente centrale nella predisposizione.
Quello che sappiamo attualmente è che l'avere uno od entrambi i genitori atopici è un pesante fattore di rischio indipendente per sviluppare atopia.
Il feto ha un tipo di struttura immunitaria essenzialmente Th2. Dopo la nascita, il progressivo contatto con le sostanze esterne, (agenti infettivi, pollini, cibi, ecc.) induce la tolleranza e quindi fa propendere la strutturazione verso un fenotipo linfocitario Th1, che consente di rispondere attivamente solo i verso i patogeni e di non rispondere verso il self e le sostanze innocue.
Allo sviluppo dell'atopia (ed eventualmente dell'allergia clinicamente manifesta), contribuiscono poi i numerosi fattori materni, ambientali, farmacologici, infettivi, ecc., che guidano la risposta immune verso il mantenimento di una certa quota di risposta Th2. Il peso relativo di ciascuno di tali fattori non è ancora noto, ma si sa ad esempio che la riduzione delle infezioni batterico-virali nell'infanzia favorisce sicuramente lo sviluppo del  fenotipo atopico, poiché riduce gli stimoli Th1 e,
consente il riemergere della quota Th2.  A questo proposito, solo negli ultimi anni è stato attribuito un ruolo fondamentale alla flora batterica residente nell'organismo (cfr il microbiota intestinale).

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