Apprendimento e memoria

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appunti del dott. Claudio Italiano

anatomia del circuito della memoria

La memoria

La memoria è la capacità di conservare informazioni e di recuperarle. Una suddivisione della memoria:  a) Memoria semantica (reti semantiche e lessicali): è la memoria di concetti, nozioni, ecc. b) Memoria episodica: è la memoria di fatti, azioni, ecc.  c) Memoria procedurale (della sua esistenza esistono numerose evidenze empiriche, specie neuropsicologiche): è la memoria di come si fanno le cose.

Si distingue anche tra:

 - Memoria esplicita: si sa di ricordare.

- Memoria implicita: si ricorda senza averne la consapevolezza.

Strutture cerebrali coinvolte nella memoria

I ricordi non sono conservati in aree cerebrali specifiche. Gli elementi visivi sono codificati nelle cortecce visive, i suoni delle parole in alcune aree del linguaggio, ecc. L'ippocampo serve da "indice" di accesso ai vari ricordi, soprattutto per la loro localizzazione spaziale. La corteccia prefrontale, invece, elabora il contesto temporale degli elementi di un ricordo. Per quanto riguarda la memoria esplicita, è accertato il ruolo dell'ippocampo e della corteccia prefrontale nell'organizzare i ricordi. L'ippocampo non è rilevante per la memoria implicita (in genere non dichiarativa, spesso procedurale): anche i rettili, privi di ippocampo, hanno questa forma di memoria. La memoria procedurale (schemi motori) è codificata nei gangli basali.: un ratto con lesione dei g.b. ritroverà un bersaglio ricordando dov'è; uno con lesione dell'ippocampo potrà ricostruire la sequenza di movimenti per raggiungerlo.  La memoria è regolata dai neuromodulatori (ormoni cerebrali). Il paziente affetto da Alzheimer presenta disturbo del circuito della memoria La diminuzione della memoria è uno dei sintomi più frequentemente accusati dalle persone anziane. E' un disturbo socialmente accettabile, anche se talvolta utilizzato con fini secondari . La sua presenza è comunque basata su dati reali. Sia studi trasversali che longitudinali mostrano che la maggior parte degli individui, se non tutti, sviluppa  un certo grado di indebolimento delle facoltà di apprendimento e di quelle mnesiche col trascorrere degli anni, soprattutto dopo i 70 anni. L'apprendimento e la memoria sono processi piuttosto complessi e non completamente conosciuti.E' comunque riconosciuto che non tutte le componenti di questi processi intellettivi sono coinvolte allo stesso modo nell'invecchiamento. Nel sistema mnesico come generalmente ritenuto, l'informazione viene  mantenuta per un certo periodo di tempo che può essere estremamente variabile: da alcuni secondi tutta la vita.

Pertanto, la valutazione delle performance mnesiche in relazione all'invecchiamento deve utilizzare prove che siano espressione della memoria a breve ed a lungo termine. Alcuni aspetti della memoria a breve termine, o primaria, restano relativamente immodificati durante l'invecchiamento fisiologico. Nel test digit span standard la maggior parte degli anziani similmente agli individui più giovani, riesce a ricordare immediatamente una lista di 5 -7 cifre senza difficoltà. Allo stesso modo, sia i ventenni che i soggetti di 70 anni possono memorizzare uni lista di 10 parole (purché dotata di significato) nel ricordo libero entrambi i gruppi di età evidenziano l'effetto del "più recente"che consiste nella maggiore capacità di ricordare le parole recepite per ultime. A volte i soggetti anziani riescono a ricordare beni anche delle sequenze più lunghe, se l'endpoint del test consiste nel riconoscimento piuttosto che nella ripetizione di queste.

Memoria a breve termine

Il fatto che alcuni aspetti della memoria a breve termine abbiano mostrato un consistente (sebbene non generalizzato) indebolimento nei soggetti anziana indotto ad analizzare i tipi di compiti che rivelavano tale decremento con l'età. In contrasto con i test mnesici, come quelli citati in precedenza, che consistono nella semplice ripetizione di item, è stata riscontrati una particolare difficoltà negli individui anziani nell'espletare prove in cui sia richiesto di immagazzinare l'informazione e contemporaneamente manipolarla o riorganizzarla . Per esempio, la ripetizione al contrario di elenchi di cifre è risultata più sensibile agli effetti dell'età della ripetizione in senso anterogrado. La dimostrazione del fatto che la performance in una prova mnesica risulta spesso più difficoltosa nei soggetti anziani rispetto a quelli giovani, se al primo test viene aggiunta contemporaneamente un'altra prova, conferma l'ipotesi secondo la quale impegnando l'attenzione in più funzioni si verifica nell'anziano una riduzione della capacità di espletare correttamente i test. Recenti valutazioni preliminari suggeriscono, tuttavia, che per la riuscita del test sia fondamentale la natura della prova piuttosto che il fenomeno della ripartizione dell'attenzione. Per esempio, un aumento della complessità delle frasi comporta nei soggetti anziani una risposta più lenta ed una diminuzione dei numero di parole ricordate, mentre l'introduzione di una prova mnesica concomitante condiziona allo stesso modo sia individui giovani che anziani.

 

Memoria operativa

Il concetto di "memoria operativa" è stato proposto per evidenziare la differenza della memoria a breve termine con questa fase del processo nella quale vi è l'elaborazione e l'immagazzinamento di informazioni mantenute per un breve periodo di tempo. Applicando queste conoscenze al processo di invecchiamento, l'esistenza della memoria operativa fornisce ulteriori spiegazioni sulla vulnerabilità delle capacità mnesiche già documentata. Una caratteristica fondamentale di questo modello teorico consiste in un sistema di supervisione dell'attenzione definito "centrale esecutiva", che sarebbe in grado di "selezionare le strategie e di integrare le informazioni provenienti da numerose fonti differenti ". Baddeley sostiene che la centrale esecutiva sarebbe il punto d'origine degli effetti dell'invecchiamento sui processi mnesici, in quanto gli stress a carico di questo sistema compromettono l'efficienza della memoria operativa, alterando di conseguenza anche la performance di molte prove non mnesiche . Una serie di ricerche condotte sulla capacità della memoria operativa ha confermato che questa potrebbe ridursi con l'invecchiamento, sebbene i risultati degli studi non siano uniformemente concordi e le modalità di misurazione della memoria operativa non siano ancora ben definite. Altri esperimenti, finalizzati ad individuare la sede ove potrebbero esplicarsi gli effetti della memoria operativa connessi con l'invecchiamento, hanno suggerito che l'abilità di elaborare l'informazione in entrata, specialmente quando questa sia complessa, è più sensibile agli effetti dell'invecchiamento rispetto  ai processi di acquisizione e rievocazione dell'informazione stessa. Le ricerche condotte sulla memoria operativa comprendono sia esperienze soggettive di individui anziani che studi sui deficit mnesici osservati nella vita di tutti i giorni, e sottolineano il ruolo del controllo operato dall'attenzione nell'acquisizione e nella rievocazione dell'informazione.

 

Memoria a lungo termine

La memoria a lungo termine è stata suddivisa in domini separati ma interagenti sulla base, per esempio, del tipo di informazione immagazzinata o delle modalità di accesso ad essa. Una classificazione recente distingue tre componenti: memoria episodica, semantica e procedurale. La memoria episodica si riferisce agli eventi personalmente sperimentati, con contestuale relazione di tempo e di luogo. La memoria semantica rappresenta l'insieme delle conoscenze di parole, linguaggi e concetti. Mentre viene ampiamente riportato un declino con l'invecchiamento della memoria episodica, la memoria semnantica generalmente persiste immutata o addirittura migliora nel corso degli anni. Memoria episodica. Con l'avanzare dell'età, tutti gli individui mostrano un consistente, sebbene non generalizzato, peggioramento della memoria episodica, documentato dall'esito di rievocazioni ripetute o riconoscimenti di liste di parole, figure o brevi storie precedentemente acquisite. Negli anziani l'apprendimento, l'immagazzinamento o il recupero di informazioni recentemente acquisite appare più deficitario se si tratta di dati complessi piuttosto che di semplici liste di numeri. Se si chiede ad un soggetto di memorizzare una lunga ("supraspan") lista di numeri, composta ad esempio da 15 cifre, sia il giovane che l'anziano presentano difficoltà e sono in grado di ripetere correttamente, al primo tentativo, solo due o tre numeri. Dopo aver presentato più volte la lista, il processo di memorizzazione di questa migliora,  tuttavia ciò si verifica più rapidamente nei soggetti giovani che in quelli anziani. Gli individui anziani hanno difficoltà sia con le prove verbali (compresi l'apprendimento di associazioni, il ricordo di parole) che visive (per esempio riconoscimento o riproduzione di disegni). Tra le prove verbali, tuttavia, la difficoltà risulta maggiore se le voci da apprendere corrispondono a parole senza senso. Per esempio, in uno degli studi classici condotti sull'apprendimento e la memoria negli anziani, l'abilità dei soggetti di lingua inglese nell'apprendere parole turche risultò inferiore alla capacità di ricordare le associazioni a coppie. Gli individui anziani presentano inoltre miriori difficoltà nell'apprendere liste di parole inglesi se gli viene concessa l'opportunità di raggruppare i termini in base al loro significato. Memoria semantica. La memoria semantica è il sistema mnesico più resistente alle modificazioni provocate dall'invecchiamento e risulta criticamente connessa al significato del messaggio acquisito. L'abilità mnesica semantica viene generalmente misurata mediante test di vocabolario, confronto di nomi, informazioni reali e lettura. Nei test di informazione e di vocabolario gli adulti anziani talvolta mostrano dopo le prime prove una migliorata performance o punteggi significativamente più alti rispetto ai giovani adulti. Nello studio precedentemente citato basato sull'Army Alpha Test, che confrontava misurazioni di base effettuate all'età di 18-20 anni con una rivalutazione praticata ìn età avanzata, i punteggi nelle prove verbali risultavano miglioratì all'età di 48-50 anni e restavano stabili fino a 61 anni. Uno studio recente ha utilizzato dati longitudinali per esaminare variazioni dei subtest e degli item della Wechster Intelligenee Scale. I punteggi dei subtest di vocabolario aumentavano tra 118 ed i 54 anni (miglioramento m sette item e peggioramento in due), ma mostravano limitate modificazioni nella coorte successiva ai 61 anni (miglioramento in due item e declino in altri due).

 

Memoria procedurale

La memoria episodica e quella semantica, memoria per gli episodi ed i fatti, insieme costituiscono la memoria dichiarativa. Questa va distinta dalla "memoria contenuta nell'ambito delle capacità di apprendimento o delle operazioni cognitive modificabili detta memoria procedurale. Questo tipo di memoria non è basato su un ricordo intenzionale e non presenta differenze connesse all'età. La memoria procedurale, detta anche memoria "implicita" , è riferita a situazioni nelle quali la performance nelle capacità percettivo-motorie o in operazioni cognìtive è facilitata o aumentata da esperienze recenti, senza che sussista necessariamente intenzione o consapevolezza da parte dell'individuo. Cosi come i test di vocabolario sono utilizzati nella misurazione della memoria semantica esplicita, paradigmi sperimentali, come la decisione lessicale, richiedono una conoscenza semantica implicita. Nella decisione lessicale, per esempio, il soggetto vede una successione di lettere e deve decidere se si tratta di una parola o di una serie senza senso (esempio Nurse/Narse). La parola precedente viene variata e viene misurato il tempo di reazione per ogni parola da individuare. In questo tipo di test, soggetti giovani ed anziani mostrano uguali latenze di risposta, nonché equivalenti precisione e accuratezza riguardo ai significati delle parole . In altre prove sperimentali la precisione dell'esecuzione può addirittura migliorare, quando si tratta di completare una parola, dare il nome ad un'immagine o identificare rapidamente una parola o una figura. In questa ed in altre prove procedurali le performance dei soggetti anziani e di quelli più giovani sono risultate pressoché equivalenti anche quando il ricordo o il riconoscimento degli item del test risultava inferiore negli individui anziani. Squire  suggerisce che la distinzione tra la memoria procedurale (implicita) e quella dichiarativa (esplicita) abbia delle bai biologiche. La diversità della memoria procedurale è confermata dal fatto che quest'ultima non viene alterata in seguito alla somministrazione di scopolamina, come invece accade per i processi di rievocazione e di riconoscimento. Questo aspetto riguarda particolarmente i pazienti affetti da demenza, nel quali si verifica un deficit colinergico, tipico della malattia di Alzheimer.

 

Memoria quotidiana

Con l'invecchiamento molti individui lamentano spesso un deficit della memoria relativa ai nomi e ad azioni già svolte o progettate. Un recente studio trasversale, condotto su soggetti sani di età compresa tra i 30 e gli 80 anni utilizzando il Boston Naming Test ha riportato che la capacità di attribuire i nomi resta piuttosto stabile fino all'età di circa 70 anni, dopo di che decresce in modo significativo. Né la misurazione della memoria primaria né quella della memoria secondaria risultavano significativamente correlate ai punteggi ottenuti con il test dei nomi.  La frequente difficoltà nella rievocazione di nomi e di parole  è stata valutata in uno studio basato su un test che consisteva nell'individuare la parola esatta ché corrispondeva ad una specifica definizione . 1 soggetti più anziani (di età compresa tra 66 e 80 anni, con una media di 73 anni) risultavano più lenti e meno precisi nel richiamare le parole adatte, tuttavia la differenza connessa all'età scompariva se si indicavano al soggetto le prime due lettere della parola da individuare. Viceversa, la performance degli individui anziani risultava inibita dalla presenza di una parola sbagliata ma semanticamente correlata (esempio: drago quando la parola da individuare era unicorno). Gli autori di questo studio hanno ipotizzato che l'incapacità di richiamare le parole esatte coinvolga un processo di trasmissione dal sistema semantico (per il significato) a quello lessicale (per il termine esatto). Essi hanno supposto che la comunicazione in senso opposto, dal sistema lessicale a quello del significato, nell'invecchiamento fisiologico rimanga invariata ed efficace, come risulta evidente dai punteggi conseguiti nel test di vocabolario e in quelli di decisione lessicale. Nell'invecchiamento normale un'importante caratteristica degli errori nel test dei nomi e dei deficit di richiamo mnesico sembra essere rappresentata dalla casualità. Diversi studi, condotti su pazienti affetti da malattia di Alzheimer che presentavano anomia, hanno dimostrato la costanza degli errori in item identici presenti nei test (per esempio, sia nella designazione visiva che nell'associazione verbale), suggerendo la presenza in questa condizione di un deficit di informazione semantica piuttosto che di una incapacità ad accedere ad un patrimonio semantico intatto .

La dimostrazione che l'apprendimento e la memoria risultano indeboliti nei soggetti anziani è basatasoprattutto sui risultati di studi trasversali che hanno confrontato individui settantenni con giovani ventenni. Molti studiosi hanno preventivamente uniformato i soggetti dello studio per quanto riguarda il livello di istruzione ed i punteggi nelle prove di vocabolario, al fine di aumentare la comparabilità dei gruppi. Nondimeno è ancora possibile che decrementi della performance, apparentemente connessi all'età, possano in parte essere dovuti a più sottili differenze culturali. Per esempio, è molto probabile che i soggetti anziani abbiano esercitato durante i loro studi scolastici prevalente mente una memoria meccanica, mentre gli individui più giovani sviluppano a scuola una varietà di capacità mnesiche. In tal modo, in un test di apprendimento di coppie di associazione, solo il 36% dei soggetti settantenni ha utilizzato un'associazione verbale o di immagine, mentre ciò si è verificato nel 68% dei soggetti con istruzione superiore.  Inoltre, gli individui più giovani sono spesso studenti di college per cui è più probabile che siano ancora "in allenamento" per quanto riguarda le capacità mnesiche,  sebbene almeno in uno studio gli anziani sono stati reclutati in un gruppo che aveva ripreso a frequentare un college. Pertanto va considerata la possibilità che le modificazioni osservate nella capacità di svolgere test mnesici possano essere in parte dovute a differenze culturali. Fortunatamente alcuni studi longitudinali hanno incluso dei test di memoria. Essi hanno evidenziato che, in linea generale, l'invecchiamento è associato ad un deficit della memoria, sebbene alcuni individui non mostrino alcun declino di questa per periodi anche prolungati. Gilbert ha riesaminato 14 soggetti che avevano effettuato, circa 3 5 anni prima, il Babock- Levy Test of Mental Efficiency. L'età media al momento della nuova valutazione era di 65 anni, con range  compreso tra 60 e 74 anni. Come era prevedibile sulla base dei risultati di altri studi risultavano immodificati o mostravano  un decremento. Tuttavia, nei 3 5 anni intercorsi tra le due prove, il punteggio del subtest "apprendimento iniziale" era diminuito da 17.2 a 13.1 (p < 0.01) e quello del test di ritenzione da 18.8 a 13.2 (p < 0.01). All'interno di una popolazione di soggetti anziani la progressiva riduzione delle capacità mnesiche è stata valutata anche nell'arco di periodi più brevi. Per esempio, 52 volontari partecipanti al Baltimore Longitudinal Study-, di età iniziale compresa fra 70 e 79 anni, hanno mostrato una significativa riduzione del punteggio in un test di ritenzione visiva dopo un periodo di 6 anni. Tuttavia vi erano notevoli differenze di risposta tra i soggetti ed una minoranza di questi che nella seconda prova aveva ottenuto risultati addirittura migliori rispetto alla prima. Il Duke Aging Study ha registrato in 10 anni una riduzione dei punteggi ottenuti da soggetti anziani ipertesi nei test di memoria, ma non tra gli anziani non ipertesi. Questi ricercatori hanno valutato sia la memoria a breve termine che quella a più lungo termine (ricordare un breve scritto dopo 20 minuti). L'apprendimento incidentale può essere valutato chiedendo al soggetto di effettuare varie prove diverse da quelle di memoria e poi rammentare i test effettuati o gli item inclusi in questi ultimi. Queste prove possono consistere nel contare le lettere presenti in un gruppo di parole, raggruppare le parole in base alla rima o associare una immagine ad ogni parola. Sia i giovani che gli anziani apprendono poche parole del test se quest'ultimo è un test meccanico, come quello di contare le lettere. Se invece la prova implica un certo ragionamento (raggruppare le parole o associare delle immagini) il ricordo sarà migliore nei soggetti giovani che in quelli anziani . Sebbene ciò sia stato attribuito alla tendenza degli individui più anziani di focalizzare maggiormente l'attenzione sulla prova in corso, la differenza tra i due gruppi di età è circa la stessa di quella riscontrata nei test diretti sulla memoria a breve termine.

Fattori del declino mnesico

Perché l'apprendimento e la memoria a breve termine risultano deficitarie nel soggetto anziano? Un fattore determinante può essere il maggior tempo necessario per l'elaborazione dell'informazione. Vi sono evidenze che l'incremento del tempo necessario per l'elaborazione a livello centrale, che si verifica con l'invecchiamento, è alla base di parte delle difficoltà di apprendimento degli anziani. Il tempo necessario per l'elaborazione centrale quando si richiamano item dalla memoria 2 breve termine può essere misurato mediante una semplice ed elegante metodica introdotta da Sternberg che consiste nel chiedere al soggetto di riconoscere gli item subito dopo la lo presentazione. Per esempio, dopo aver esibito una lista con uno, due o quattro numeri si può chiedere stabilire se un certo numero è presente o meno nell'elenco osservato. Il tempo di risposta aumenta o un solo item del test. La pendenza de linea rappresenta la misura del tempo impiegato per esplorare la memoria. Il punto di intersezione della linea corrisponde al tempo necessario per iniziare ricerca mnesica e per rispondere. Sia la pendenza della linea che il punto di intersezione aumentano nei soggetti anziani. E' stato ipotizzato che un incremento del tempo necessario per la ricerca de item porti ad una più scarsa performance complessiva nella memoria a breve termine, in quanto molti item possono essere dimenticati nel corso del prolungato processo di ricerca.

 

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