A tutti voi è capitato di imbattervi nel paziente colpito da ictus, con emiparesi destra ed afasia, per un insulto ischemico o emorragico (cfr stroke) nel territorio dell’arteria silviana, della circonvoluzione sinistra che, quindi, per via dell’incrocio delle fibre o decussazione (decem o X latino) colpisce dal lato opposto, dunque a destra ed in più togliendo la parola al paziente. Per l'uomo lo strumento fondamentale di comunicazione e di elaborazione delle idee è il linguaggio. Per comunicare dobbiamo capire ciò che gli altri ci dicono (comprensione) ed esprimere verbalmente il nostro pensiero (produzione). Il linguaggio si fonda su 4 modalità principali: produzione e comprensione rispettivamente in forma orale e scritta. Gli afasici hanno, infatti, quasi sempre un associato disturbo del linguaggio scritto. Alcuni commettono gli stessi errori prodotti quando parlano. Erroneamente si pensa che l'afasico non possa scrivere perché, non in grado di usare la mano destra plegica.
Chiunque può verificare, non essendo mancino, la possibilità di scrivere con la sinistra, pur con calligrafia incerta, ma comprensibile. 1 pazienti afasici hanno un primitivo deficit a selezionare ed ordinare i simboli grafici, per cui non sono in grado di utilizzare lavagne magnetiche o macchine da scrivere. Nei casi più lievi , quando sono colpiti da ictus, in reparto presentano solo disartria e/o disfonia. La disartria è la difficoltà dell'articolazione corretta delle parole, di natura paretica. Il paziente parla come se avesse la bocca piena di cibo. Alcuni afasici hanno inoltre difficoltà di lettura. Riconoscono i segnali stradali ed alcune sigle, ma non decodificano i testi scritti. Quando si manifesta una lesione cerebrale dell'emisfero sinistro (sede delle aree del linguaggio) la comunicazione ne risulta danneggiata, tale danno si chiama afasia. L'afasico infatti, ha difficoltà a capire e farsi capire, a leggere, a scrivere, a conversare, a fare i conti, ad usare il telefono, a seguire un programma in tv, a chiamare per nome i propri familiari, etc L'afasia, cioè l'alterata espressione o comprensione del linguaggio scritto o parlato, e riflette una malattia o una lesione dei centri cerebrali del linguaggio. In base alla sua gravità l'afasia può impedire leggermente la comunicazione o può renderla impossibile. Può essere classificata come di Broca, di Wernicke, anomica o globale. L'afasia anomica si risolve alla fine in oltre il 50% dei pazienti, mentre l'afasia globale è spesso irreversibile.
L’afasia riconosce una lesione di uno o più centri cerebrali primari del linguaggio,
che sono localizzati nell’emisfero sinistro:
· area di Broca è posta vicino alla corteccia motoria che controlla i muscoli della
fonazione
· area di Wenicke o centro della comprensione della parola udita e vista, si trova
tra il giro di Heschl, o giro che riceve gli stimoli uditivi ed il giro angolare
ed una stazione secondaria. Il fascio arcuato collega le aree di Broca e di Wernicke
e permette la ripetizione del linguaggio.
Il linguaggio presenta due livelli: automatico e volontario. Un disturbo afasico
danneggia il secondo in modo più o meno grave, ma può lasciare il primo relativamente
intatto. Di conseguenza un paziente afasico può recitare le preghiere, ma non essere
in grado di dire come si chiama un oggetto. Questo succede perché il paziente utilizza
il livello automatico (non intenzionale) per recitare le preghiere, contare (1,2,3
.... ), imprecare, mentre per dire il nome dell'oggetto deve utilizzare il livello
volontario (intenzionale).
Il paziente afasico si comporta in modo adeguato nella maggior parte delle situazioni.
L'afasia non altera la sua intelligenza, né la capacità di provare sentimenti. E
bene comunque ricordare che i disturbi che si osservano nei diversi pazienti afasici
possono essere assai eterogenei tra loro, poiché l'afasia può manifestarsi in diversi
modi e livelli di gravità. Ecco alcuni esempi:
Alcuni pazienti sono incapaci di produrre qualsiasi parola, anche la più semplice
e familiare. Altri pronunciano una serie di suoni, che può essere significativa
("si, si "mamma"), oppure priva di significato "to to monotomè che emerge in modo
incontrollato ogni volta che tentano di comunicare.
- I meno gravi parlano usando solo nomi e tralasciano i verbi linguaggio telegrafico,
agrammatismo.
Quando parlano li vediamo sforzarsi, come se la bocca fosse bloccata, ma loro
mangiano, deglutiscono e muovono la lingua senza problemi. Questo disturbo si chiama
anartria o aprassia dell'eloquio o aprassia verbale. Il disturbo afasico non è provocato
da paralisi della bocca e della lingua, i movimenti diventano difficoltosi solo
quando l'afasico parla in modo volontario. Nei casi lievi il paziente si esprime
in modo lento e scandito, distorce i suoni, ma si capisce ciò che dice.
- Alcuni pazienti sostituiscono due o più fonemi nelle parole prodotte (parafasia
fonemica, neologismo) oppure si inceppano e si autocorreggono fino a raggiungere
la parola desiderata (conduite d'approche).
Per esempio per chiamare un ombrello, avremo:
PARAFRASIA FONEMICA: OMBELLO
NEOLOGISMO: MOMBETTO
INCEPPI: OM... OMBRELLO
CONDUITE D'APPPOCHE: OM, OMBRE, OMBRELLO
Altri parlano molto, senza fatica, ma quanto dicono è privo di significato,
con parole inventate, oppure combinano tra loro le parole in modo bizzarro, dando
luogo a frasi senza senso (gergo verbale, gergo neologistico)
- Altri ancora parlano in modo comprensibile, ma non riescono a trovare le parole
giuste. Si aiutano coi gesti, girano intorno alle parole cercando quella che non
viene (circonlocuzione, anomia). A volte sostituiscono il vocabolo che non sono
in grado di recuperare con un altro (parafasia semantica o verbale) oppure con una
parola passe-partout (cosa, roba).
Per esempio, se chiediamo di chiamare un paio di forbici, avremo:
ANOMIA .... si lo so ma non mi viene in mente il nome
CIRCONLOCUZIONE .... si, è qualcosa per tagliare!
PAPAFRASIA SEMANTICA .... pinza
PAPAFRASIA VERBALE .... quaderno
Ancora alcuni pazienti presentano aprassia, dal greco incapacità a compiere o fare,
cioè incapacità ad eseguire movimenti volontari, in assenza di deficit motorio.
Ci sono diversi tipi di aprassia:
- bucco-facciale (ABF), un soggetto con ABF (riguarda i movimenti della bocca e
del viso) è incapace di tirar fuori la lingua su comando, ma si toglie la briciola
dal labbro, senza esitazione.
- ideo-motofia (AIM) , un soggetto con AIM (riguarda i gesti compiuti con la mano,
le dita e il braccio) non riesce a far "ciao" con la mano su comando, ma saluta
senza problemi l'amico incontrato per strada.
- di utilizzazione (AU). Un soggetto con AU (utilizzo degli oggetti) non riesce
a mostrare l'uso del pettine, ma si pettina tranquillamente davanti allo specchio.
In sintesi anche qui la produzione automatica è conservata, ma non quella volontaria.
Questi disturbi difficilmente influiscono sulla vita quotidiana, possono invece
limitare il recupero motorio.
afasia - parte seconda all'indice della visita del paziente