appunti del dott. Claudio Italiano
Si definisce con questo termine una condizione patologica in cui il tessuto adiposo,
anziché svolgere una funzione di protezione, diventa un organo alterato e patologico,
fonte di danneggiamento per il corpo.
Secondo gli ultimi concetti scientifici, invece,
il tessuto adiposo, suddiviso in tessuto adiposo bruno e tessuto
adiposo bianco, ha una funzione importante per il corpo e per la nostra
specie in particolare svolgendo le seguenti attività:
Il tessuto adiposo bianco serve semplicemente da organo è per immagazzinare energia a cui attingere in caso di necessità. Ma questo tessuto svolge numerosi ruoli funzionali molto importanti tra cui la sintesi di molte sostanze biologicamente attive come le adipochine, capaci di regolare il metabolismo, la sensibilità all'insulina e di svolgere importanti funzioni cardiovascolari.
- Riduzione del tessuto adiposo, per esempio nelle lipodistrofie, condizioni in cui
la mancanza del tessuto adiposo genera aterosclerosi e diabete.
- Adiposità viscerale
- Aumento di volume degli adipociti, cioè delle cellule del tessuto adiposo
- Riduzione della sensibilità insulinica
- Fallimento della funzione di stoccaggio
- Lipotossicità
- Cambiamenti nella produzione di adipochine
- Danno mitocondriale
- Infiammazione del tessuto adiposo con infiltrazione di macrofagi
Si è visto ancora, tramite l'osservazione scientifica, che il tessuto bruno
è scarso negli individui più grassi e ciò si potrebbe spiegare con un'alterazione
che interviene quando l'eccesso del grasso bianco funge da "barriera isolante" e
non c'è necessità di un tessuto che sviluppa calorie. Alcuni ricercati di Boston
della Harvan Medical School hanno dimostrato nei topini di laboratorio che esiste
un fattore, il PRDM16, per la regolazione della produzione di grasso bruno
da cellule embrionali immature. Le ricerche gettano le basi per una migliore
comprensione del ruolo del tessuto adiposo bruno nel nostro organismo
e le possibili future applicazioni per ridurre l'obesità. Infatti là dove
esso è carente si determina insulinoresistenza e le cellule adipose si accrescondo
di volume e producono mediatori di infiammazione, mentre si riduce la capacità di
storage, che è una condizione indispensabile e protettiva nei confronti dei danni
che si determinano nella aterosclerosi.
Inoltre, un altro mediatore importante con funzione protettiva è l'adiponectina
che si riduce nell'obesità, mentre i il muscolo si infiltra di grasso all'interno
delle sue strutture e ciò è deleterio perché i il muscolo diviene insulino-resistente.
Se all'animale da esperimento si somministra adiponectina, l'animale anziché dimagrire ingrassa in maniera smodata ma è protetto dalle alterazioni del metabolismo e dalla aterosclerosi. Il tessuto adiposo intermuscolare deriva a sua volta da cellule staminali totipotenti, nel senso che possono dare origine a cellule adipose o a cellule muscolari. Alcune condizioni, come per esempio la vita sedentaria o l'eccessiva presenza di glucosio in circolo, come nel diabete, conducono ad un'aumento della massa grassa nel muscolo e fanno sì che le cellule conservino una insulinoresistenza che si conserva come "memoria" metabolica nel tempo. Pertanto se un soggetto tende ad ingrassare, occorre intervenire al più presto e con decisione. Anche i macrofagi intervengono nel tessuto adiposo, e si dispongono a rosette attorno ad un adipocita sofferente. Esistono i tipi M1a ed M1 b con funzione infiammatoria ed i tipo M2 e M3 a funzione antiinfiammatoria.
L'insieme delle cellule adipose a livello viscerale viene ormai considerato un tessuto metabolicamente attivo, e il suo iperaccumulo, che rappresenta una ricca fonte di acidi grassi liberi (Ffa) derivati dall'idrolisi dei trigliceridi, si associa a insulino-resistenza epatica e periferica. Infatti l'afflusso, a livello epatico, di un eccesso di Ffa, oltre a indurre un'aumentata sintesi di glucosio e trigliceridi, promuove anche la secrezione di very low-density lipoprotein (VLDL), ricche in trigliceridi (lipidi).
Ciò innesca non solo la tendenza all'iperglicemia a digiuno e quindi al diabete, ma conduce, per eccessiva disponibilità e infiltrazione di trigliceridi, verso la steatosi epatica non alcolica (Nafld); d'altro canto, l'incremento della produzione di acidi grassi dicarbossilici ad azione citotossica, conseguente all'aumento della per ossidazione lipidica, porta all'instaurazione nel tempo di fibrosi con apoptosi e infiltrazione infiammatoria, ovvero steatoepatite (Nash), condizione quest'ultima che rappresenta l'anticamera del diabete mellito e dell'insulinoresistenza. Per effetto di questi cambiamenti, la clearance delle Hdl aumenta, con conseguente riduzione del loro livello circolante. Questo processo ha effetti aterogeni sia diretti sia indiretti, in quanto viene ridotta l'azione protettiva e antiossidante a livello endoteliale e si ha una minore rimozione di colesterolo dai tessuti periferici.
Di recente è stato ipotizzato che la relazione tra insulino-resistenza e incremento del tessuto adiposo viscerale possa trovare fondamento anche in altre funzioni proprie degli adipociti (secrezione di adipochine).
Le principali adipochine prodotte dal
tessuto adiposo sono:
- leptina,
- adiponectina,
-Tnf-α, IL-6, IL-8, IL-10, IL-18,
- Lpl, apoE,
- angiotensinogeno,
- Pai,
- Tgf-β, Igf-l, resistina,
-e altri fattori pro-infiammatori.
A queste molecole è stato attribuito un ruolo di rilievo non solo nella regolazione del metabolismo glucidico e lipidico, ma anche nel controllo dello stress ossidativo e nel mantenimento dell'integrità strutturale e funzionale della parete vascolare, meccanismi che globalmente sono responsabili di molte delle manifestazioni cliniche della sindrome metabolica.
L'adiponectina è l'unica proteina prodotta dal tessuto adiposo che subisce down-regulation in relazione all'eccesso ponderale e che svolge una funzione di protezione nei confronti delle alterazioni metaboliche. I suoi livelli circolanti sono inversamente correlati con diversi indici di insulino-resistenza: bassi livelli di adiponectina si associano ad aumentato rischio di diabete, ridotta utilizzazione periferica del glucosio e ridotta ossidazione muscolare degli acidi grassi.
Per alcune adipochine dotate di azione pro-infiammatoria, la cui produzione risulta aumentata nell'obesità, è stato ipotizzato un ruolo diretto anche nella patogenesi della disfunzione endoteliale e dell'aterosclerosi: al Tnf-α è attribuita la capacità di favorire l'adesione e la migrazione dei monociti circolanti nella parete arteriosa e la loro conversione in macrofagi, mentre la leptina favorisce l'accumulo di colesterolo nei macrofagi attivati. Per l'adiponectina, invece, sembra dimostrato un ruolo protettivo, in quanto essa si accumula solamente in sede di lesione vascolare e inibisce la proliferazione delle cellule monocita rie e muscolari lisce, contrastando l'azione del Tnf-α a livello endoteliale e vascolare.
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